Coronavirus, l'allarme degli infermieri: turni insostenibili e assistenza territoriale indebolita
Due lettere-denuncia di Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia Autonoma di Trento, e Cesare Hoffer- Coordinatore Nursing up Trento
TRENTO. Nuovo grido di allarme degli infermieri. A lanciarlo il dottor Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia Autonoma di Trento, e Cesare Hoffer- Coordinatore Nursing up Trento, il primo in una lunga lettera inviata al presidente Maurizio Fugatti e all'assessora alla salute Stefania Segnana, il secondo in una nota stampa.
Pedrotti si concentra sul carico di lavoro degli infermieri, costretti a "turni anche di 12-16 ore per più giorni consecutivi", con un "rapporto infermiere/ospiti è arrivato a rapporti numerici non accettabili" e sottolinea i "bisogni sanitari e assistenziali degli ospiti aumentati esponenzialmente", con un elevato tasso di mortalità e la tragedia delle morti in solitudine per l’assenza dei propri cari.
Hoffer mette l'accento sull'assistenza territoriale, che "è stata in parte depauperata di risorse umane, spostate nelle attività ospedaliere ritenute fino adesso prioritarie" e sottolinea i problemi legati all'utilizzo del proprio veicolo di trasporto da parte degli infermieri.
Ecco i due testi integrali.
Daniel Pedrotti scrive: "Da tempo l’Ordine degli Infermieri della Provincia Autonoma di Trento esprime forte preoccupazione per le dotazioni infermieristiche sottodimensionate nelle RSA che mettono a rischio la sicurezza dell’assistenza degli ospiti con bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi, ma ora con l’emergenza in essere, la carenza di organico, in particolare in specifiche strutture, è arrivata a livelli drammatici tali da non garantire gli standard minimi assistenziali. Purtroppo, pur consapevoli della criticità e complessità della situazione, dobbiamo evidenziare che le istanze urgenti poste nella lettera inviataLe il 19 marzo 2020 e nell’incontro del 30 marzo 2020 con l’Assessora Stefania Segnana e il Dirigente Generale del Dipartimento Salute e Politiche Sociali dott. Giancarlo Ruscitti relative alle dotazioni organiche infermieristiche non hanno avuto ad oggi nessun riscontro. Pur riconoscendo e apprezzando gli sforzi ed iniziative intraprese fino ad oggi da parte di tutti, dal singolo professionista fino alle istituzioni, sentiamo l’esigenza come Ordine di ri-sottoporre alla Vostra attenzione le conseguenze che si stanno determinando a carico di ospiti, operatori sanitari e istituzioni: Ospiti: la specificità e complessità dei bisogni sanitari ed assistenziali nelle RSA già rappresentata nelle precedenti iniziative dell’Ordine, risulta, alla luce dell’emergenza sanitaria in atto, esplosa, e riguarda tutti gli anziani oggi residenti nelle strutture. Da un lato ospiti NON COVID con rischio di sviluppo di esiti assistenziali associati al depauperamento del tempo di assistenza (es. disidratazione, malnutrizione, lesioni da decubito, perdita delle capacità residue), dall’altro ospiti COVID per i quali si rendono necessarie competenze clinico – assistenziali specifiche legate alla gestione di quadri clinici instabili a rapida evoluzione (es. intercettazione precoce di segni di aggravamento, tempestività nelle decisioni). È evidente e sotto gli occhi di tutti che l’emergenza nell’emergenza si sta consumando proprio nelle RSA, ne è dimostrazione l’elevato tasso di mortalità, al quale è necessario associare la dimensione qualitativa del morire che sopraggiunge in solitudine per l’assenza dei propri cari. Operatori sanitari: il contributo degli infermieri in queste settimane in termini di competenza, umanità, disponibilità e flessibilità è straordinario per offrire una risposta ai bisogni dei cittadini. Testimonia la forza di una professione che riconosce tra i principi etici fondanti quella della solidarietà e dignità della persona.
In molte RSA risultano assenti per malattia o tampone positivo la maggior parte degli infermieri e operatori socio sanitari determinando per coloro che sono in servizio turni anche di 12-16 ore per più giorni consecutivi, in una logica esclusivamente compensatoria. Questo compromette di fatto la possibilità di potenziare gli organici in risposta ai modificati bisogni quali-quantitativi degli ospiti, oltre che impattare sulla tenuta psicofisica di infermieri e operatori socio sanitari. Il rapporto infermiere/ospiti è arrivato a rapporti numerici non accettabili anche in considerazione della fragilità associata alle condizioni cliniche degli ospiti di molte strutture. Istituzioni: è evidente che anche le RSA sono chiamate a rivedere la propria mission per adattarla all’emergenza in atto, ri-adeguando percorsi clinico assistenziali e processi lavorativi. La complessità clinico – assistenziale degli ospiti e l’emergenza infettivologica richiedono nell’immediato specifiche competenze sanitarie. Ciò premesso, l’Ordine chiede di conoscere quali azioni ed iniziative sono state intraprese per garantire adeguati livelli assistenziali nelle RSA per far fronte ai bisogni sanitari e assistenziali degli ospiti aumentati esponenzialmente e al depauperamento delle risorse interne alle singole strutture, in particolare infermieri e operatori socio sanitari. Chiede inoltre quali strategie siano in atto per garantire una riallocazione degli infermieri e operatori socio sanitari in relazione alle priorità organizzative delle strutture sanitarie e socio sanitarie della Provincia Autonoma di Trento. È necessario che in sinergia, tutte le varie istituzioni coinvolte, costruiscano tempestivamente strategie per ideare scenari e modelli capaci di rispondere in modo efficace ed efficiente a questa emergenza. A tal proposito l’Ordine conferma di essere al fianco della Provincia Autonoma di Trento e si mette a disposizione per dare il proprio contributo".
Cesare Hoffer, coordinatore di Nursing up Trento scrive: "Sono anni che segnaliamo determinate problematiche nei servizi di cure primarie ed in questa crisi legata alla pandemia da virus rivendichiamo un maggior coinvolgimento dei professionisti sanitari che rappresentiamo. Vogliamo essere ascoltati di più come sindacato e come operatori del territorio, questi professionisti giocano da sempre ed ora ancor di più un ruolo fondamentale nell'assistenza infermieristica e sanitaria territoriale di prossimità e non solo come professionisti della cura, ma anche in tutte quelle attività di prevenzione ed educazione sanitaria, garantita in particolare dalle assistenti sanitarie. I nostri professionisti, parte attiva e vitale, hanno spesso dovuto subire sistematiche direttive verticistiche, a volte contraddittorie, scarsa è stata la comunicazione aziendale. E' giunta l'ora di rivedere questo sistema, riteniamo assolutamente necessario attivare un serio tavolo sindacale aziendale strutturato, per dare voce alle professioni sanitarie che poi devono sostenere sulle proprie spalle il peso di crisi come queste, operando spesso con mezzi e presidi inadeguati. Per entrare nello specifico, vogliamo evidenziare ancora una volta che in moltissime situazioni il personale infermieristico è costretto ad utilizzare il proprio mezzo privato nell'attività di assistenza domiciliare, trasportando materiale aziendale potenzialmente infetto ed è costretto a sanificare l'automezzo a proprie spese e privatamente. Non ci risulta che questo succeda in altri settori della pubblica amministrazione! L'utilizzo del mezzo privato ha poi una serie di conseguenze, come quella in caso di incidente di avere un aumento della polizza assicurativa personale oltrechè un danno, causato dall'indisponibilità del mezzo a livello personale e familiare, perchè magari è in officina per le riparazioni. Oltre al danno, a volte poi si aggiunge anche la beffa! Veramente increscioso l'episodio che abbiamo appreso dalla stampa, dove una nostra collega a fine turno è stata multata per avere lavato e sanificato il mezzo privato ad un autolavaggio. Alla collega come sindacato esprimiamo tutta la nostra solidarietà e auspichiamo che l'episodio possa avere la giusta chiarificazione, abbiamo ricevuto molte telefonate di colleghi preoccupati, questi episodi non aiutano certo il morale della nostra categoria, già impegnata strenuamente e che opera in una situazione di alto rischio personale e familiare! L'attività di sanificazione e lavaggio del mezzo privato dovrebbe essere garantita gratuitamente dall'azienda sanitaria, lo abbiamo formalmente richiesto oggi, anzi dovrebbe essere l'azienda sanitaria a fornire il mezzo pubblico! Noi non volgiamo certo che si deroghi al rispetto delle regole provinciali sulla pandemia, ci mancherebbe, ma chiediamo solo comprensione (e riconoscimento!!) per la situazione in cui operano i nostri colleghi, già stressati, preoccupati, con carichi di lavoro elevatissimi e che operano spesso con dispositivi di protezione razionati. Infatti, solo ora, dopo le nostre reiterate richieste, è stata data la disposizione di utilizzare le mascherine FFP2 su tutti i pazienti, perchè potenzialmente infetti. La salute dei nostri professionisti deve essere messa al primo posto, è vergognoso aver perso tutto questo tempo per assumere questa decisione! In questo mese l'assistenza territoriale è stata in parte depauperata di risorse umane, spostate nelle attività ospedaliere ritenute fino adesso prioritarie, ora con la massiccia dimissione di pazienti il baricentro delle attività si sposterà sempre di più nell'attività delle cure primarie, che dovranno essere potenziate non solo in maniera estemporanea ma in maniera strutturale. La recente esperienza ci ha insegnato che la prossimità e capillarità delle attività a livello territoriale sono e saranno determinanti per gestire fenomeni come la pandemia, limitandone il più possibile i danni, che sarebbero più rilevanti in caso d sistematica ospedalizzazione del paziente. Infine, riteniamo che oltre al personale ospedaliero, tutto il personale territoriale debba essere adeguatamente incentivato, in maniera commisurata all'impegno ed al rischio, e non solo quello che si occupa dei casi conclamati di Covid".