Coronavirus, chi si è già ammalato è molto più protetto di una persona vaccinata. Estate: ecco perché possiamo sperare di uscire dal tunnel
Il dottor Ferro (Apss) spiega: “I contagiati 6-8 mesi fa hanno una probabilità di reinfettarsi dello 0,3 per mille. Lo dice lo studio trentino che sarà pubblicato dall’Istituto superiore di sanità”. Giudicato inutile il ricorso ai test sierologici di chi cerca rassicurazioni dopo avere contratto il virus. Possibile che il vaccino non sia somministrato a chi è stato positivo ben oltre i tre mesi precedenti (foto Ansa/Epa)
TRENTO. Dopo i mesi autunnali e invernali che abbiamo passato, con una curva che si ostina a non scendere e un contagio rinvigorito dalle varianti, chiedersi cosa succederà in un orizzonte lontano e incerto come l’estate rischia di risultare un mero esercizio di stile. Più che a fare ipotesi, ci si deve limitare ad esprimere speranze, che come quella della riapertura degli impianti da sci rischiano di venire deluse quando si scontrano con una realtà in continua mutazione. Per questo quando a parlare è un esperto, che dice proprio quello che vorremmo sentirci dire, un briciolo di ottimismo non si può reprimere.
A parlare è il dottor Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria, al quale abbiamo chiesto se sia realistico pensare ad una remissione del contagio nel periodo estivo.
La risposta è positiva e il motivo non è l’aumento delle temperature: “Ad essere determinante è il fattore aerazione”, spiega Ferro. “Quando potremo spostare l’attività di bar e ristoranti all’aperto avremo risultati significativi. Ridurre la presenza del virus nell’aria è uno degli elementi più importanti”.
Nel frattempo l’attenzione è puntata sul vaccino. Necessario per chi non ha ancora contratto il virus, ma meno efficace della protezione naturale data dagli anticorpi per chi si è già ammalato, spiega Ferro.
A questo proposito il direttore del Dipartimento di prevenzione “boccia” il ricorso all’esame sierologico che numerosi trentini già contagiati stanno facendo presso laboratori privati, in vista del vaccino, per sentirsi rassicurati. Fra questi ci sono anche quegli over 80 che non hanno gradito il fatto di essere esclusi dalla campagna vaccinale loro riservata proprio perché risultati positivi negli ultimi 3 mesi. Proprio Ferro, di recente, rispondendo a una nostra domanda aveva spiegato il motivo della scelta fatta dall’Apss: vaccinandosi si potrebbe andare incontro a un eccesso di anticorpi, con un maggior rischio di effetti collaterali. “Non ritengo sia il caso fare il sierologico – argomenta l’esperto - anche perché bisognerebbe andare a vedere gli anticorpi neutralizzanti e alcuni di questi test sono in corso di validazione. L’indicazione è di non vaccinarsi se si è stati contagiati negli ultimi tre mesi e probabilmente questa fascia temporale verrà ulteriormente estesa”.
Ferro ha dati alla mano che definisce “molto solidi” perché frutto dell’indagine che la primavera scorsa fu fatta sui residenti dei 5 Comuni trentini a più alto contagio: “La nostra casistica è una delle più grandi al mondo, non solo d’Italia. E il risultato è stato che di 1400 persone positive al Covid in marzo-aprile, solo 4 lo sono rimaste a distanza di 6-8 mesi". Significa che gli anticorpi hanno garantito una protezione molto più alta di quella assicurata dal vaccino: "Si è riammalato solo il 3 per mille, mentre nel caso di Pfizer siamo al 5% di infettati, anche se in forma lieve, e nel caso di AstraZeneca c’è un’efficacia minore. Su questo studio, dall’esito molto confortante, stiamo facendo una pubblicazione con l’Istituto superiore di sanità”.
Altra domanda, che si pongono in molti: dopo gli over 80, da metà aprile in poi a chi toccherà essere vaccinato? “Aspettiamo indicazioni nazionali”, risponde Ferro. “Dovrebbe essere il turno degli over 70: ricordo che un terzo dei ricoverati sono persone nella fascia 70-80, proprio perché molto numerosa. Seguiremo comunque il piano nazionale: fra i primi ad essere vaccinati ci sarà anche la categoria dei cosiddetti “super fragili”, soggetti cioè che hanno il sistema immunitario debilitato”.
E tutte le altre persone: quelle sane e di età inferiore ai 70? Una variabile determinante è l’entità delle forniture: “Dipende tutto da quando arriveranno i vaccini. Per quanto ci riguarda abbiamo allestito una macchina organizzativa che ci permette di somministrare fino a 10 -20 mila dosi al giorno. In poche settimane potremmo raggiungere l’obbiettivo, che è di coprire nel più breve tempo possibile tutta la popolazione”.