Studente sospeso a scuola? Fa volontariato con i disabili
Progetto alternativo dell’Enaip di Arco in collaborazione con il Laboratorio Sociale Il dirigente dell’istituto Diego Freo: «Così mandiamo un messaggio educativo»
ARCO. Dopo il richiamo verbale del prof, la nota sul libretto da portare a casa e la ramanzina dal preside, è l’ultimo stadio: «Alla prossima, sei sospeso». Quanti studenti se lo sono sentito dire? Tante volte – il più delle volte – la “minaccia” resta tale perché il giovane debordante torna sui binari. Ma quando la scuola ha esaurito le cartucce disponibili e il comportamento dello studente “monello” non si sposta di un millimetro, ecco che scatta la sospensione dalle lezioni per mandare un messaggio chiaro e tondo. Tanti si sono chiesti il senso di questa soluzione. Lo hanno fatto anche all’Enaip di Mogno, ad Arco (135 studenti divisi su due diversi percorsi), dove dallo scorso anno scolastico si è deciso di trasformare un evento più punitivo che educativo, in un’esperienza formativa.
E così, quando la situazione degenera e i richiami cadono nel vuoto, lo studente di turno viene messo di fronte ad un bivio: o la sospensione, o una giornata di volontariato al Laboratorio Sociale, a lavorare fianco a fianco delle persone diversamente abili. Il tutto è regolato (anche per questioni assicurative) da un’apposita convenzione tra Enaip e Laboratorio Sociale, la cui sede è a mezza spanna di distanza dall'istituto scolastico.
Un progetto di cui, giustamente, il dirigente Diego Freo (sette anni a guidare l'Enaip di Villazzano prima di sbarcare ad Arco all'inizio dello scorso anno scolastico) va orgoglioso e che ha già dato risultati confortanti: «Sia chiaro, non c’è nessun obbligo – spiega Freo - quando si presenta una situazione che richiede la sospensione, chiediamo prima allo studente e ai genitori». In qualche caso il dirigente ha anche incassato un “no”, ma l'adesione a questo progetto alternativo è stata ampia.
«L’idea è nata per gestire in modo educativo la sanzione – continua Freo – perché a scuola non dobbiamo formare solamente operatori per il mondo del lavoro, ma anche cittadini. Per questo motivo sono andato a parlare con Umberto Ranzetti (operatore del Laboratorio Sociale referente per il progetto, ndr) e siamo arrivati alla stipula di una convenzione». Questa prevede la presenza dello studente per una giornata al Laboratorio, al termine della quale è previsto un riscontro scritto da parte del giovane stesso e del Laboratorio. In alcuni casi, i riscontri dello studente dopo l'esperienza al Laboratorio Sociale sono stati estremamente positivi: «Questa alternativa manda un messaggio diverso agli studenti, ai genitori ma anche ai docenti, che magari possono vedere i ragazzi sotto una luce diversa».
«Inizialmente c’era un po’ di preoccupazione – spiega Umberto Ranzetti – perché non volevamo che passasse un messaggio ambiguo: “Visto che ti comporti male, vai a lavorare con i disabili”. Nella realtà le cose sono andate diversamente. La scuola ci avvisa con giorni di anticipo dell’arrivo dello studente, così possiamo programmare l’inserimento. Per i ragazzi del Laboratorio Sociale – prosegue - è un’esperienza importante, perché devono relazionarsi con una figura esterna e mettersi in gioco. In alcuni casi, poi, si ritrovano a fare da insegnanti agli studenti, sviluppando in loro il senso di responsabilità».
«Per noi è anche l’occasione per conoscere questi giovani in una veste nuova: li vediamo sempre passare fuori da scuola con il “branco”, poi ce li ritroviamo qui timidi e impauriti al mattino, mentre quando se ne vanno – conclude Ranzetti - sono sorridenti e scherzano».