A rischio le elezioni comunali a maggio
Una circolare del Viminale stabilisce che dove si è votato nell’autunno 2020 si andrà al voto nella primavera 2026. Kompatscher: «Ho verificato con i consulenti, siamo blindati. Da noi alle urne il 4 maggio 2025». Ma si prospettano ricorsi: il primo ad annunciarlo il sindaco di Pergine Oss Emer
BOLZANO. Sia per il presidente della Regione Arno Kompatscher che per l'assessore regionale agli Enti locali Franz Locher non ci sono dubbi: «In Trentino Alto Adige si andrà a votare il 4 maggio 2025». Ma la circolare del ministero dell'Interno che posticipa per le Regioni a Statuto ordinario la data del voto alla primavera del 2026, apre anche in Trentino Alto Adige la strada ad una serie di possibili ricorsi. Il primo ad annunciarlo il sindaco di Pergine Valsugana Roberto Oss Emer che - come a Bolzano il sindaco Renzo Caramaschi - non potrà correre per il terzo mandato e quindi non ha alcuna intenzione di rinunciare alla possibilità di fare almeno un anno in più: «Ho già deciso che mi attiverò domani».
Ma è facile prevedere che altri sindaci, assessori, consiglieri seguiranno il suo esempio. Perché andarsene prima, se c'è anche solo un piccolo spiraglio di poter rimanere un anno in più, evitando il rischio di non essere confermati? Almeno ci si prova. «Infatti - conferma Oss Emer - sono già stato contattato da altri consiglieri intenzionati a percorrere la via del ricorso».
Il voto rinviato?
La premessa è che al ministero sono arrivati diversi quesiti sulla data del rinnovo elettivo delle amministrazioni comunali che, in conseguenza della pandemia e per effetto delle specifiche norme d'urgenza, sono state elette rispettivamente nel 2020 e nel 2021, oltre la finestra temporale 15 aprile-15 giugno, e che vedranno quindi cadere il termine della consiliatura nel secondo semestre del quinto anno del mandato. Ricordiamo che in Trentino Alto Adige si era votato il 20 settembre del 2020; quindi la scadenza naturale sarebbe l'autunno del 2025. Il ministero, richiamando anche il parere dell'Avvocatura generale dello Stato del 2023, ritiene che finita la pandemia si debba tornare ad applicare la disciplina ordinaria, prevista dalla legge 182 del 1991 che all'articolo 1 recita: «Le elezioni dei consigli comunali si svolgono in un turno annuale ordinario da tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno, se il mandato scade nel primo semestre dell'anno, ovvero nello stesso periodo dell'anno successivo se il mandato scade nel secondo semestre».
Conclusione: nei Comuni in cui si è votato nel secondo semestre del 2020, si voterà nella primavera del 2026. Questa è la disciplina statale che il ministero ricorda va applicata alle Regioni a Statuto ordinario; per i Comuni delle Regioni a Statuto speciale si rinvia alla "disciplina specifica eventualmente prevista".
«Da noi non vale»
Ma il presidente della Regione Arno Kompatscher mette subito le mani avanti: «È tutto chiaro, non abbiamo alcun dubbio: abbiamo competenza esclusiva in materia elettorale, la circolare non ci riguarda. Noi abbiamo fatto una legge che - a causa della pandemia - aveva rinviato le elezioni dalla primavera all'autunno del 2020 e stabiliva già che si sarebbe votato nella primavera del 2025 (il precedente mandato è durato qualche mese in più; questo qualche mese in meno, ndr). E sarà così». Resta comunque il rischio ricorsi: «Non ci preoccupano. Perché già prima della circolare del ministero avevo contattato in merito degli esperti, in particolare professori universitari che ci fanno la consulenza sullo riforma dello Statuto. E non hanno dubbi: non c'è nemmeno il minimo rischio».