Parco Stazione, cancellato il pranzo offerto dai volontari "scomodi"
Da aprile scorso ogni domenica portavano cibo e bevande ai migranti che vivono nei giardini Il Comune di Bolzano ha “invitato” i promotori a smettere per questioni “sanitarie”. La delusione: «Persa una grande occasione»
Bolzano. A chi dà fastidio Papadam Diop? A chi danno fastidio Monica Rodriguez, Toni Auer e la signora Lo Giudice con la sua pignatta di riso e pollo fumanti? E' domenica al parco Stazione, ma loro non possono più - come hanno fatto ogni settimana per mesi - portare da mangiare ai migranti “rinchiusi” in questa gabbia circondata dai platani. Hanno avuto l’ordine di smetterla. Perché sono volontari “non organizzati”, che sfuggono al controllo delle potenti holding cittadine della carità.
Fuoco amico. Papadam Diop, che ha avuto l’idea nell’aprile scorso, non è tipo facile a impressionarsi. ha ricevuto minacce e insulti di ogni tipo per i “pranzi della domenica”. Ma il fuoco amico no, non se lo aspettava. prima si è messo di mezzo il volontariato “ufficiale”, quello che muove milioni di euro, stipendia decine di persone, e non vede di buon occhio chi si muove fuori dalla sua orbita. «Poco dopo aver iniziato - racconta - mi hanno contattato per dirmi, in sostanza, che eravamo dei dilettanti, gente che improvvisava. che loro danno da mangiare da dieci anni a senzatetto e disperati, e non dovevamo sovrapporci». Poi è intervenuto il comune. L’assessore al sociale Juri Andriolo ha consigliato al gruppo di fare un passo indietro. «Sono ancora qui che mi chiedo perché? - dice Monica Rodriguez Natteri, che fa parte della consulta migranti -. Ha detto che avremmo avuto problemi dal punto di vista sanitario». Tradotto: controlli, multe, divieti. «Ma noi preparavamo i pasti nelle nostre case con grande cura, cose semplici, fatte col cuore».
Una specie di picnic allargato. Il pranzo era solo un modo per “agganciare” i ragazzi del parco e aiutarli ad inserirsi. Noi li vediamo come una massa di criminali, ma loro vedono noi con altrettanto terrore. «Mangiando insieme - prosegue diop- è più facile conoscersi. capire i loro problemi e aiutarli a integrarsi. Che era il vero obiettivo del pranzo al parco».
Una prigione a cielo aperto.
Papadam Diop è italo-senegalese. Ha 50 anni. È arrivato in Europa vent'anni fa. Prima in Francia, poi in Italia. Ha fatto tutta la trafila: clandestino, permesso di soggiorno, lavoro, cittadinanza italiana. «Nel 2002 ho seguito un corso da tornitore di un mese. Due settimane dopo mi ha chiamato l’Iveco e mi ha assunto. Sono la prova vivente che puoi farcela». Oggi è delegato sindacale dei metalmeccanici della Zona. È un uomo molto pratico. Se c’è uno che sa dire "cosa fare" a questi giovani sospesi, è lui. Durante il pranzo domenicale prendeva nomi e numeri di telefono. Segnava sull’agendina che lavoro sanno fare. alcuni hanno la laurea. Altri sono manovali, tornitori, meccanici, operai, pescatori. «Il mio obiettivo principale era questo: indicare la strada per fare i documenti e trovare lavoro con i corsi di formazione professionale. solo col lavoro si è liberi». Liberi di andare dove vogliono, di avere una casa e una famiglia. Liberi di avere una vita. Papadam continua lo stesso a venire al parco ogni domenica. «Ma così, senza un momento conviviale, è più difficile». Un ragazzo gambiano si avvicina: «Sono appena arrivato da Biella - dice -. Lì non c’è lavoro. Ho bisogno di rifare i documenti». papadam si annota il numero e gli dà appuntamento per il giorno dopo. «Ti porto io dall’avvocato. Ti aiuto io. Non temere, non ti costa nulla».
Toni Auer è un vecchio sindacalista, da sempre impegnato a difendere i più deboli. «A Parco Stazione trovi persone che non hanno un tetto sulla testa o che hanno perso i documenti. Poi ci sono quelli che hanno un lavoro e il fine settimana vengono a trovare i loro amici “irregolari”. E poi, certo, anche quelli che vengono a comprare il fumo». Perché tra tanta brava gente, c’è anche chi spaccia. «E' un ghetto. ma è l’unico posto che hanno e dove in qualche modo si sentono protetti. per questo è ancora più incomprensibile che sia stata scoraggiata un’iniziativa che cercava di aprirla questa prigione». Oltre tutto a costo zero. Il riso, le verdure e la carne, li cucinava Ndella, la moglie di Papadam. Il montone e il pollo lo regalava un macellaio pachistano di Oltrisarco. E poi tante donazioni. «La cosa funzionava - dice Monica Rodriguez -, molti bolzanini venivano apposta per conoscere i ragazzi, sentire le loro storie. Anche per offrire un lavoro».
Acro Yoga. Papadam, che è stato nazionale di karate, si è inventato anche le lezioni di ginnastica ogni mercoledì. E funzionano alla grande, vengono pure i bambini. Il Comune ha copiato l’idea depotenziandola. Ha lanciato un bando: «Musica e sport per riqualificare e recuperare parco stazione». L’ha vinto la cooperativa Experia. l’iniziativa si chiama Catchy park, “parco attraente”. Hanno iniziato la settimana scorsa: una seduta di “acro yoga” tenuta da quattro hipster tatuati. Ti fanno aprire il chakra con la posizione della tigre. Migranti partecipanti: uno. «Va benissimo - dice Diop - se vuoi riempire il parco di iniziative per riconquistare uno spazio pubblico. Ma se invece lo scopo è quello di togliere i nostri fratelli dalle strade, non ci siamo. o almeno: non basta».