La cucina popolare: così Don Bosco aggiunge un posto a tavola
Ogni mercoledì al centro «La Rotonda» nel quartiere Don Bosco a Bolzano, un gruppo di donne si trova per cucinare insieme: tortellini, tagliatelle, dolci. «Tutto fatto in casa». La sera, chi vuole può sedersi a tavola e cenare con loro: "Qui son tutti benvenuti"
BOLZANO. Il profumo ti avvolge come una coperta calda. Quel profumo di biscotti appena sfornati che senti solo sotto Natale. Cabaret carichi di Vanille Gipfel, Baci di Dama, Spitzbuben, ma anche i “Bocconotti” calabresi e i dolcetti di Sarajevo farciti di miele, nocciole e pistacchi. Sul tavolo, uova, farina, lievito, burro, canditi verdi, rossi e gialli. E cioccolato, mandorle, marzapane, confetture di fragole, prugne, albicocche e fichi.
Antonella Timpone impasta. Rita Conteduca tira la sfoglia col mattarello. Stefania Perini pigia stampi e formine, “spara” biscotti come una mitragliatrice. Luciana Baldo Tenan spolvera zucchero e cacao precisa al millimetro. E vai nel forno. Centinaia di biscotti di ogni forma e colore. Altre signore arrivano alla spicciolata, si sistemano intorno al lungo piano da lavoro. Perché qui ogni mercoledì, dalle tre del pomeriggio fino a sera, si cucina tutte insieme. Laboratorio “La Rotonda”, via Alessandria 47, nel cuore delle case Ipes a Don Bosco, a due passi dal Cubo Garruti, la mini galleria d’arte del Museion.
Ma tra questi palazzi, il vero capolavoro è un altro. È questo spazio sociale, gestito dalle OfficineVispa, dove gli abitanti del quartiere si incontrano, chiacchierano e “fanno cose” invece di “rincoglionirsi” su Facebook. Una forma di resistenza. Le parole al posto dei like. Gli sguardi al posto dei selfie. Un biscotto da masticare al posto degli insulti. Qui si cucina, si mangia, si vive. Una boccata d’aria dolce nell’era dell’altro social, quello virtuale.
Queste donne sono una “brigata” di cucina da far paura. Capace di “chiudere” a mano fino a duemila tortellini perfetti a botta, di tirare chili di lasagne e tagliatelle, infornare montagne di pizza, sfornare chili su chili di pasticcini deliziosi. Come quelli di Natale che stanno preparando anche in vista del “Palio dei biscotti” organizzato dal nostro giornale insieme al Comune in cinque piazze di Bolzano a partire dal 22 novembre (loro saranno in piazza Pichler a Casanova, il 29). È una cucina democratica e popolare aperta a tutti, questa di via Alessandria. Basta presentarsi, indossare il grembiule, brandire il mattarello, infilare le mani in farina e tuorli rossi come il sole al tramonto. Si scherza e si ride, ma quando si cucina la concentrazione è massima. Antonella guida l’orchestra come Riccardo Muti i “Berliner”.
Impasta, tira, guarnisci, inforna: ognuna di loro sa cosa deve fare. Fornelli, coltelli, mixer e taglieri tirati a lucido come nemmeno nella cucina di Cracco. Si spadella dalle 15.30 alle 18.30. Poi, il piano da lavoro diventa una tavola imbandita. Si cena tutte insieme con i piatti sfornati il pomeriggio. La Rotonda, ogni mercoledì, diventa così una “trattoria” popolare, dove chiunque può bussare e sedersi. Basta dare un piccolo contributo per le spese, tre/quattro euro, un niente. «Ovviamente - spiega Antonella, vulcanico motore di questa iniziativa - si mangia quel che c’è. E nelle quantità che abbiamo preparato. Ma tutte e tutti sono i benvenuti». Meglio però avvisarle prima, così loro “caricano” le dosi. Le generazioni s’incrociano, le lingue s’incrociano, i gusti si sfidano. C’è la signora bosniaca bravissima nella pasticceria secca che porta i sapori dei Balcani.
E poi le mille tradizioni di “noi” italiani di Bolzano, che affondano in ogni angolo dello Stivale da cui sono arrivati i nostri padre e nonni. Antonella, ad esempio, è di origine calabrese. Ci tiene tantissimo ai dolci natalizi della sua terra. Come i “bocconotti”, ripieni di marmellata di uva nera che fa arrivare da Lamezia Terme. La regola a “La Rotonda” è solo una: tutto deve essere fatto in casa. Niente precotti o roba industriale. «Abito a Bolzano da 40 anni - racconta - ma sono orgogliosa delle ricette che ho imparato da bambina e di farle assaggiare».
La signora Luciana le origini le ha invece in quella terra sospesa tra l’Emilia e il Mantovano, dove la cucina è una religione di comandamenti antichi. Vietato sgarrare. Infatti, lei è la regina indiscussa dei tortellini. «Cappelletti - corregge - . A me piacciono quelli grandi. Ho imparato da mia madre, mia madre dalla sua. E su su fino a Matusalemme». Come dire: è nel Dna. E allora: non resta altro che venire a trovarle. E sedersi a mangiare. (Info 3385425524, Antonella)