Intervista a San Nicolò: «No a krampus e carbone. I bimbi sono tutti buoni»
Da più di 40 anni Denis Mader veste a Bolzano l’abito del santo più amato dai piccoli. "La cosa più strana? Quando ho dovuto fare una proposta di matrimonio"
Bolzano. «Quando mi scambiano per Babbo Natale, e succede spesso, mi girano un po’ le scatole, ma, si sa, San Nicolò non perde mai la pazienza. E allora, dolcemente, spiego la differenza...». Che non è da poco. Il Babbo Natale moderno l’ha inventato la Coca Cola nel 1931. San Nicolò, invece, è in missione per conto di Dio da più di un millennio. Denis Mader a Bolzano è San Nicolò. Da più di 40 anni, ogni 5 e 6 dicembre, s’infila la mitra episcopale sulla testa («una volta me l’hanno pure fregata dall’auto» dice ridendo), il mantello rosso, la stola, afferra il bastone pastorale ricurvo, e, accompagnato da un angioletto col campanello (niente diavoli e krampus perché quelli “fanno solo paura”), va di casa in casa per “parlare all’anima delle persone”. La barba bianca finta non gli serve, ce l’ha già così. Da giugno in poi smette di tagliarla. Il fisico anche: è un omone grande e grosso. Un Obelix d’Avvento, capelli candidi, spalle larghe. Buono come il pane, grinta ed energia da vendere, in prima fila contro l’esclusione e il disagio sociale. La missione, infatti è doppia: raccogliere offerte per la San Vincenzo tedesca da destinare a famiglie in difficoltà, ma anche rasserenare, portare un messaggio di pace.
Denis Mader guida un piccolo “esercito” di quattro San Nicolò che, scortati da una schiera di angioletti, “servi” e autisti, girano in lungo e in largo la città. L’organizzazione è puntigliosa. La sua agenda fitta come quella di Mario Draghi. Ha una segretaria che raccoglie le prenotazioni e pianifica “scientificamente” gli itinerari. «Ogni San Nicolò fa visita a una decina di famiglie al giorno - spiega Mader -, a cui si aggiungono le ditte, le associazioni, i negozi che chiedono la nostra presenza».
E allora, San Nicolò, è pronto per l’Avvento 2021, il secondo in epoca covid?
Prontissimo. San Nicolò non si tira mai indietro. L’anno scorso, in pieno lockdown, mi fermavo nei cortili, sotto le finestre e i balconi. Quest’anno, per ora, è un po’ più free. Arriviamo fino sulla soglia della porta di casa, e se chi ci chiama lo desidera, entriamo anche nel salotto purché sia grande abbastanza per mantenere le distanze, il raggio di un metro.
San Nicolò si può prenotare?
Certo, basta chiamare la San Vincenzo e fare un’offerta. San Nicolò porta un messaggio di carità e attenzione verso gli ultimi. Ci tengo a precisare che le donazioni vengono utilizzate dai volontari per aiutare le famiglie in difficoltà ad emanciparsi, a uscire dalla crisi che stanno vivendo... Insomma, i soldi vengono utilizzati con criterio.
Quando avevo 5 anni, a casa di una prozia è arrivato San Nicolò. Tra una decina di bambini, sono stato l’unico a beccarsi il carbone. Carbone vero, intendo, non quello dolce di zucchero. Dopo 50 anni non ho ancora superato lo shock...
E ci credo. Sbagliatissimo dare il carbone ai bambini. Io non lo faccio mai. E altrettanto sbagliato dare le “pagelle”. Sei stato buono qui, sei stato cattivo là... Pericolosissimo. San Nicolò non è un maestro che dà i voti alla classe.
Nessuna caccia ai “bambini cattivi”?
Assolutamente no.
Non sa che sollievo...
Io sono molto chiaro. Primo: San Nicolò non porta doni né premi o punizioni. Non fa regali. Non è un’anteprima del Natale dei consumi. Il suo è un messaggio spirituale, di apertura agli altri, ai più deboli. Se i genitori vogliono infilare nel mio sacco bambole o giocattoli, dico no, signori, non ci siamo, non è questo lo scopo.
Ma i dolcetti, quelli almeno li porta?
Certo, dolcetti, caramelle e biscotti speziati nel classico sacchettino rosso. Ma stop.
Lei non dà le “pagelle” ai bambini ma i genitori le diranno prima se si sono comportati bene o male...
I genitori mi mandano una serie di informazioni. Ma solo San Nicolò decide cosa dire e come dirlo a un bambino. Il tono non deve mai essere severo o di ripresa. Si può indicare o suggerire un comportamento virtuoso, a migliorarsi in qualcosa, ma senza umiliare o impaurire nessuno.
Un esempio?
Molti segnalano l’eccessiva dipendenza dei figli dallo smartphone o dai videogiochi...
E lei cosa fa?
Entro in casa, dove di solito c’è sempre un gran casino, tv accese, bambini che urlano eccitati, altri che si nascondono dietro la mamma. Altri ancora incollati allo schermo del pc o al telefonino. Chiedo gentilmente di spegnere tutto, di abbassare le luci, magari chiedo al papà di farlo per primo. Quando scende il silenzio, torna la calma e l’atmosfera si è rilassata, San Nicolò inizia a parlare dolcemente. Apro il Libro d’oro e leggo una poesia, una fiaba, poi cantiamo tutti insieme.
Cos’è il Libro d’oro?
È il libro da cui San Nicolò legge un messaggio speciale destinato ad ogni bambino o bambina in quel salotto. Anche i più grandicelli ascoltano con gli occhi sgranati, perché si chiedono come San Nicolò sappia così tante cose di loro. Non immaginano che sono stati i genitori ad informarlo prima. È un momento davvero magico, di massima attenzione.
Non ci credo che nessuno bambino non le abbia mai detto in faccia che lei non esiste...
Capita. C’è sempre una ragazzino di 12, 13 anni che crede di saperla lunga e ti sfida. “Non sei vero, non sei vero”, mi canzona. E allora sa cosa faccio?
Non saprei. Io lo menerei...
Lo guardo dritto negli occhi. Poi gli dico: “Prendi tu il bastone”. Quello lo afferra un po’ intimorito. E continuo: «Vedi, chiunque tiene questo bastone è San Nicolò. Porta il suo messaggio di pace e solidarietà. È un esempio per gli altri”. In quel preciso istante, capiscono, e dalla spavalderia si passa alla condivisione e al rispetto.
Torno al mio “trauma” infantile. Ci saranno anche bambini a cui lei fa paura...
Sì. Ma io ho imparato da loro. Un giorno mi sono trovato di fronte una piccolina tutta chiusa in se stessa, aveva una storia difficile. Si nascondeva aggrappata ad un gigantesco cuscino. Allora, d’istinto, mi sono abbassato, mi sono chinato fino a terra, mi sono praticamente sdraiato fino a diventare più piccolo di lei. L’ho guardata dal basso in alto, avvicinandomi piano piano e parlandole con dolcezza.
E cosa è successo?
Lei ha gettato il cuscino, mi ha abbracciato. Prima che me ne andassi, ha voluto regalarmi il suo peluche preferito. Sotto il trucco e gli occhiali mi scendevano le lacrime. Un’emozione fortissima. Da allora, davanti a un bimbo timoroso, faccio sempre così. Un’altra cosa a cui tengono molto sono le quattro candele.
Quattro?
Sì. Funziona così. Accendo la prima, la candela della pace. La spengo con un soffio. “Vedete?, purtroppo la pace non c’è più”. Poi accendo la seconda, quella della fede. Soffio. “Vedete?, purtroppo anche la fede non c’è più”. Poi la terza, quella dell’amore. Soffio...
E anche “l’amore non c’è più”...
Esatto, infine accendo la quarta. Quella della...
Speranza?
Sì, bravissimo. Ma non la spengo, e con la fiammella riaccendo tutte le altre. Perché solo la speranza ci può salvare.
La cosa più strana che le abbiano mai chiesto?
Più strana e tra le più belle. Mi chiama un giovanotto. Mi dice subito che non devo fare visita a dei bambini ma consegnare una lettera a una persona, e che devo andare da solo, senza angioletti e servi. Accetto non convinto. Arriva il giorno. Lui mi aspetta davanti a un palazzo di sei piani...
E...
Ovviamente sono dovuto salire al sesto piano a piedi, inciampando nell’abito talare, con il sacco sulle spalle... Una fatica. Arrivo in cima senza fiato. Lui mi dà la lettera che...
San Nicolò Infila nel Libro d’oro...
Proprio così. Entro. Una scena incredibile. Il tavolo apparecchiato con stoviglie di porcellana e bicchieri di cristallo, tovaglioli di stoffa color dell’oro. La stanza illuminata solo da candele e fiori meravigliosi.
Certo che lei le storie le sa raccontare... E cosa è successo?
Si apre la porta. Entra una donna molto bella che appena mi vede si mette le mani giunte davanti al volto come dire “non ci credo”.
E...
Apro il Libro d’oro. Inizio a leggere la lettera. Era una dichiarazione d’amore, una proposta di matrimonio. Lui non aveva il coraggio di fargliela e allora ha chiamato San Nicolò. Si chiudeva così: “Mi vuoi sposare?”.
Non mi dica che lei ha detto no.
Lei, sbalordita, grida sììììì. Poi corre verso di me e mi abbraccia. Allora le dico: gentile ragazza, non è me che deve sposare, ma il signore qui accanto.
Ultima domanda: San Nicolò è vaccinato?
Certo. San Nicolò dà sempre l’esempio.