II rapper, la sinistra e il safari nella povertà
A Glasgow ci sono 18 anni di differenza nell'aspettativa di vita tra i quartieri ricchi e poveri. «Poverty Safari» del rapper Darren McGarvey è il libro che la sinistra europea dovrebbe leggere. Per recuperare il contatto con la realtà
Rapper, 34 anni, ex alcolista, ex tossico. Darren “Loki” McGarvey è nato e cresciuto a Pollok, periferia malfamata di Glasgow, Scozia. Madre morta di cirrosi. Cinque fratelli come lui: “meravigliosi e fragili”, ex drogati, ex alcolisti, con gravi problemi di inserimento e depressione. Loki, che da ragazzo non leggeva e non studiava, da adulto ha scritto un libro, «Poverty Safari. Viaggio nella rabbia della mia gente» (Rizzoli), per parlare della sua classe sociale, il sottoproletariato urbano. Un racconto crudo che analizza il tema della diseguaglianza in Gran Bretagna. Un saggio che la sinistra dovrebbe leggere per capire da dove ripartire.
“Safari” perché, è la tesi di Loki, la povertà è un grandissimo business che permette ai “professionisti del disagio” di dare un’occhiata nel buio della periferia, come un turista guarda i leoni nella Savana. Toccata e fuga. Un safari, appunto. Loki li elenca i “turisti”: “facilitatori” e assistenti sociali, mediatori, ricercatori, psicologi, docenti e studenti universitari... Gente pagata per “studiare” i poveri e cercare “soluzioni” che non trova, perché parla una lingua incomprensibile a chi abita negli slum del Duemila.
Le classi esistono ancora, dice Loki, eccome. Chi ha poco o nulla, affonda in una periferia brutta, architettonicamente oscena, e anche assassina (il libro parte dall’incendio della Grenfell Tower, il grattacielo formicaio di Londra dove il 14 luglio 2017 morirono 72 persone, tra loro una coppia di giovani italiani).
«Conosco il casino e la fatica nei casermoni popolari - scrive - , le scale buie e lerce, gli ascensori che funzionano a singhiozzo e puzzano di piscia e cane bagnato. Conosco bene quella sensazione di essere tagliati fuori».
Chi nasce dalla parte sbagliata non ha gli strumenti per combattere il nemico numero uno: il disprezzo di se stessi. Quella sensazione di “sentirsi falliti” nel deserto delle opportunità negate. Una solitudine che ti divora e inchioda al letto della depressione, alle droghe, al crimine per procurarti un paio di Nike, al carcere.
Tra i quartieri ricchi e poveri di Glasgow c’è un abisso nell’aspettativa di vita: 18 anni in meno nel raggio di otto chilometri, e 25 in meno rispetto alla media nazionale inglese. Cosa mangi, come ti curi, cosa bevi, cosa ti spari in vena, ma anche la speranza o meno nel futuro, il grado di istruzione, la possibilità di accedere alla cultura, ai libri, all’arte, al cinema. È lì che passa oggi il confine tra inclusione ed esclusione sociale. È lo stress da povertà che rende la gente “apatica, cronicamente malata e profondamente infelice”. E rabbiosa. «Un circolo vizioso di ansia e consumismo sconsiderato», osserva. Ed è lì che pesca la destra: trae forza dalla frustrazione di chi resta fuori. In tutto questo, la sinistra inglese (e non solo), è rimasta al palo. Incapace di comunicare. Percepita come un corpo estraneo. Un’élite presuntuosa che apre una prateria a sovranisti e populisti. «Quando si parla di immigrazione, l’estrema destra capitalizza il vuoto lasciato da chi si rifiuta persino di affrontare l’argomento».
Nel suo quartiere negli anni ’90, quando il Comune decise di far passare l’autostrada dal parco (l’unica cosa bella che avevano), la protesta unì tutti gli abitanti. Dagli skinhead ai vegani. Occuparono il parco andando a dormire sugli alberi. Il parco venne demolito a colpi di ruspa e manganello. La resistenza fu grandiosa, ma anche l’ultima. Dopo l’autostrada, arrivò il centro commerciale. Risultato: se 30 anni fa si raccoglievano firme per salvare gli alberi, l’ultima petizione è stata per chiedere l’apertura di un McDonalds, la cui mancanza viene vissuta come si trattasse di un ospedale.
I temi etici nella classe lavoratrice sono svaniti nella paranoia dell’invasione straniera, della Brexit, del divario nelle opportunità dei consumi. Loki non dà ricette alla sinistra, ma qualche consiglio utile sì. Primo: via il binocolo, e tornare in strada con umiltà.«Non devi essere un genio: ascolta, e chi si sente escluso ricomincerà a partecipare».