Il lutto

Addio a Guglielmo Altadonna testimone dei drammi del ’900

Il padre optò per la Germania e nel 1940 lui, a soli otto anni, si era ritrovato in una scuola del Terzo Reich



BOLZANO. «Adesso papà è lassù in cielo con il suo amato Rudi». Mirko Altadonna ha la voce spezzata. Giovedì sera dopo una serie di attacchi di cuore è morto, a 90 anni, suo padre Guglielmo Altadonna. Per tutti “Willi”. Il nome che gli era stato affibbiato nel 1940 ad Augsburg in Germania quando, a soli otto anni, si era ritrovato, lui, un bambino italiano di Oltrisarco, in una scuola del Terzo Reich per la decisione del padre di optare per la Germania. Guglielmo/Willy aveva raccontato la sua storia al nostro giornale e nel libro “Soldati di sventura”. Una storia familiare immersa nei drammi del secolo breve. La scelta del padre di optare forse per proteggere la madre che era mistilingue e aveva radici boeme, il trasferimento in Baviera. Il cambio del nome da Altadonna a Springer per non avere problemi con le autorità naziste. L’obbligo di imparare in fretta il tedesco e dimenticare l’italiano. Poi la Hitlerjugend, i bombardamenti, l’arrivo degli americani e l’ordine a loro, ragazzini di 13 anni, di assalirli all’arma bianca col pugnale. Dopo la guerra, il difficile rientro in Alto Adige da apolidi, senza patria. Cacciati dalla Germania, non voluti in Italia. Sempre accanto al suo amatissimo fratello maggiore Rodolfo, “Rudi”, che lo proteggeva come un figlio anche dagli eccessi e dalla durezza del padre. Quando tutto, nei primi anni ’50, con il ritorno a Bolzano e la riappropriazione del vecchio cognome, sembrava tornare al suo posto, un nuovo dramma. Nel 1953 Rudi sparisce: si arruola nella Legione straniera per fuggire da una vita e da un mondo in cui non si ritrovava più. Viene spedito in Indocina, a combattere contro l’esercito di Ho Chi Minh. Resta ucciso, a 24 anni, il 21 aprile del 1954 nella battaglia di Dien Bien Phu. Il suo corpo non verrà mai più ritrovato. Una tragedia che segna profondamente la famiglia Altadonna: la madre morirà di dolore l’anno dopo. Guglielmo non riuscirà più a lenire un dolore che lo accompagnerà per tutta la vita.

Privato del corpo di Rudi, di una tomba “vera” dove piangerlo, Willi si era fatto portare dal Vietnam un sacchetto con la terra bagnata dal sangue versato a Dien Bien Phu: metà di quella terra l’aveva seppellita sotto la croce al cimitero militare in memoria di Rudi, l’altra metà accanto ai genitori nel cimitero di Bronzolo. In memoria di Rudi partecipava a tutte le iniziative dell’Associazione ex combattenti e reduci di Bolzano. Era un uomo mite, buono e retto, Willi. Dopo gli inizi come lattoniere, aveva fatto l’autista per la Croce Rossa, e poi lavorato in ospedale fino alla pensione. Giovanissimo aveva sposato la sua amatissima Marisa. Ha avuto due figli, Mirko e Laura. Era legatissimo all’adorata nipote Consuelo. A loro le più sentite condoglianze e l’abbraccio dell’Alto Adige. La data dei funerali non è stata ancora fissata. (lf)

 













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