«Non capisco da dove possa arrivare tutta questa brutalità. In Alto Adige siamo sempre pronti a considerarci i migliori, non è così. La verità è che hanno picchiato mio figlio in gruppo, rischiando di ucciderlo. E erano tutti altoatesini, di madre lingua tedesca. Ma io non sto zitto, non faccio finta di niente. Porterò tutti in tribunale, non per vendetta, ma per lanciare un segnale: le cose devono cambiare». È la toccante testimonianza di Renato D’Alberto, architetto, padre del giovane aggredito al Maturaball di Bressanone.