La Sicilia non Gela il sangue

Viaggio nel sud del sud che è tutt'altro che mafia e luogo comune


Serena Curti


Esistono dei luoghi, in Italia, che nessuno sa. Non appaiono di frequente sulle guide turistiche: le agenzie di viaggio non consigliano, non nominano. Eppure esistono. Prendo un aereo, dal mio nord, del tutto inconscia di quello che mi aspetta, senza sapere come sarà quando arriverò, se ci arriverò davvero. Il mio nord che è davvero nord, che da casa mia ci metto lo stesso tempo ad arrivare in Austria in auto che a giungere dove sto andando in aereo. Partenza: profondo nord. Arrivo: profondo sud. E del sud se ne sentono tante. Perchè quando si pensa al sud, una è la parola che compare in testa, e sappiamo tutti quale. Senza ipocrisia. Mafia. Storie di gente ammazzata, di incendi, di pizzo. Storie di uomini che hanno deciso di vivere sulle spalle di altri uomini, rincorrendo l'ideale di guadagni facili, di potere, o meglio, di potenza. Mafia. E andare al sud, andare in Sicilia.

Immagini le donne coi capelli legati stretti, sedute fuori da casa, col capo coperto da scialli neri troppo pesanti per la stagione estiva, e le gocce di sudore sulle tempie. Uomini con la coppola che chiacchierano per strada, che non bisogna guardarli troppo fisso negli occhi altrimenti.

Si, la mafia. Si, c'è. Ma la Sicilia non è la mafia.

Profumo di gelsomino che ti riempie le narici e sale fino al cervello. Eccitante. Travolgente. Il mare, blu, verde, rosso. Il mare della Sicilia. Quel mare d'Italia che si vede sulle cartoline. Quel mare che per averne l'idea davvero ci vorrebbero gli anni. Quel mare che se ti ci immergi la sera, quando il sole ormai senza più sforzi si abbandona e si lascia andare, ti fa stare bene.
Il sapore della granita, del pesce fresco. I colori e I rumori del mercato di Palermo. Il cielo di Agrigento. Il bianco delle chiese di Modica. Le voci dei Siciliani, quella gentilezza umile, piena, profonda. Quell'offrirsi generosamente, quel desiderio inconscio di farti sentire a casa tua, di esserti d'aiuto. Semplice. Schietto. Caldo. E per le strade, la Sicilia si mostra. Si mette in mostra, per quello che le è restato, dopo secoli di dominazione araba, spagnola. E I suoi tesori non li nasconde, li fa vedere, come una vecchia signora col viso ormai cosparso di rughe, una di quelle donne di un tempo, forti, combattive, che nonostante tutto non si arrendono mai. Un velo di rossetto, un po' di mascara. Perchè la Sicilia è femmina.

Perchè la Sicilia non è solo mafia.

E nel sud del sud, che più giù c'è solo l'Africa, c'è una città che pochi sanno. Conosciuta solo per ragioni illecite, incivili. Per il Petrolchimico che con le due torri, silenzioso, la sorveglia senza farsi troppo sentire. Ma c'è. Sempre. E nel sud del sud, che più giù c'è solo l'Africa, c'è una città che pochi sanno. Una città in fiamme un giorno si e uno no. Una città che funziona male, dove il depuratore si rompe o semplicemente smette di funzionare, dove le auto bruciano, dove ti svegli una mattina e acqua non ce n'è.

E nel sud del sud, proprio lì, vicino all'Africa, a 1500 chilometri dal mio nord, c'è una città che aveva tre volte il numero di templi di Agrigento. Una città cinta da mure antiche, coperte da palazzi che, per comodità o pigrizia, ci si sono apoggiati. Una città in cui una volta c'era un castello, ed ora un edificio triste. E il mare è blu intenso, il sole rosso fuoco, l'alba rosa chiaro. Una città dilaniata, abusata, violentata. Una città che è la Sicilia.

Una città che vive, che lotta ogni giorno, che respira e cerca di non affogare negli scarti del Petrolchimico. Vera. Reale. Senza troppo trucco sulle guance, senza ombretto ad abbellire lo sguardo. Ha il sorriso delle ragazze del centro, con le gonne che svolazzano al vento d'estate. Ha la voce dei ragazzi che dicono "no", di quelli che si danno da fare, che la sera si trovano ad organizzare il futuro, quello di tutti, quello collettivo. Di quelli che non la abbandonano. Di quelli che ci ritornano. Perchè Gela, come la Sicilia, è femmina. Perchè Gela, come la Sicilia, lotta. Perchè Gela ti guarda negli occhi, ti scava dentro, ti fa pensare. E non te la scordi più.













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