L’INTERVISTA

Al Bano e Romina: "Bolzano, stiamo arrivando!"

La celebre coppia il 27 dicembre in concerto per la prima volta in Alto Adige. «Il ricordo della vita? In Brasile, quando abbiamo cantato per Papa Wojtyla »


di Marco Marangoni


BOLZANO. «Cantare per la prima volta a Bolzano sarà per noi un onore e un avvenimento anche perché la nostra carriera proseguirà e quindi non sarà un concerto d’addio». A rivelarlo sono Al Bano Carrisi e Romina Power in questa intervista rilasciata al nostro giornale che gli ha incontrati a Monaco di Baviera in vista del concerto di giovedì 27 dicembre al Palasport di Bolzano. «Togliermi il canto è come togliermi il cervello», ha aggiunto Al Bano che ricorda di essere venuto una sola volta a Bolzano in occasione delle riprese del programma televisivo “Così lontani, così vicini”. «Sono curiosa, me ne hanno parlato molto bene», ha detto Romina.

Al Bano e Romina nel corso di questa intervista organizzata con lo storico organizzatore Franz Heel di Lana, hanno toccato i momenti più toccanti della loro carriera, la reunion del 2013 parlando anche di politica e di Sanremo.

«Faccio un passo indietro – precisa il cantante di Cellino San Marco – Dopo un infarto, un’ischemia, altri episodi negativi, avevo detto che avrei smesso al termine del 2018. Dopo lo scorso 25 ottobre sono ritornato sulle mie parole. Ero a Mosca e, dopo quattro ore di prove, mi sono sentito fisicamente molto bene. Non so cosa sia stato, forse Padre Pio, forse altri aspetti».

Pronta la battuta di Romina: «forse è stato cantare con me…».

Le vostre canzoni vengono apprezzate in tutto il mondo da intere generazioni, c’è un momento, un concerto, che vi ha particolarmente emozionato?

«C’è una data ed un luogo, il 4 ottobre del 1997 a Rio de Janeiro quando abbiamo cantato per Papa Giovanni Paolo II davanti a 150 mila spettatori, davvero stupendo. Particolare ed indimenticabile anche il concerto del 18 settembre del 1989 a Tirana. Ci siamo esibiti quando ormai il regime comunista si stava spegnendo e noi siamo stati i primi occidentali a cantare in Albania. Fantastico – aggiunge Al Bano – è stato aver cantato in piazza Rossa a Mosca quando ancora c’era l’Unione Sovietica».

Romina, dopo una separazione di 16 anni, cosa l’ha spinta a ritornare con Al Bano?

«Ero in California, un giorno mi è arrivata la telefonata di Andrej Agapov (impresario russo, ndr) che mi chiedeva la mia disponibilità per cantare alla Crocus City Hall di Mosca in occasione dei concerti per i 70 anni di Al Bano. A quel punto mi sono chiesta, beh un evento importante? e ho accettato».

Con “Ci sarà” nel 1984 avete vinto Sanremo. Cos’è stato per voi il Festival di Sanremo?

«Non sono cresciuta con il mito di Sanremo perché per me è stata una tortura – sbotta Romina Power – Le canzoni non devono essere in competizione tra colleghi ma cantare con i colleghi e non contro i colleghi, questo non rientra nella mia mentalità. La conferenza stampa dopo la vittoria è stata mortificante. Sanremo è come il campionato di calcio, – precisa Al Bano che a Sanremo ha partecipato anche sette volte da solista – ma posso assicurare che è la canzone che vince, non il cantante».

Come vorreste essere ricordati tra 100 anni?

«Per quello che sono, – dice la Power – un’artista ecclettica che si è espressa in varie forme di arte, che i miei quadri avessero un valore, che i miei libri durassero nel tempo. Il corpo non dura, lo spirito sarà eterno. Beh, – prosegue il crooner pugliese – spero che qualcuno si ricorderà che questo Al Bano era un cantante niente male che pure Michael Jackson aveva copiato una sua canzone (il riferimento è al presunto caso di plagio della canzone ‘I Cigni di Balaka’)».

Romina ha precisato dicendo: «Al Bano è il più grande cantante pop italiano».

Romina come considera la politica attuata da Donald Trump?

«La gestione Trump è terribile, con ogni sua firma danneggia ambiente e animali. Quello che sta accadendo al confine con il Messico è terribile. La gente arriva a piedi dall’estremo sud del continente americano e finisce nelle gabbie. Presentarsi al confine è legale, il muro non viene scavalcato. Non esiste il ricongiungimento delle famiglie anche perché esse vengono spesso messe in delle gabbie. Gli Stati Uniti d’America non sono un Paese ricco – sostiene l’artista che oggi vive in California, nella zona di Los Angeles – Nella sua globalità preferisco l’Italia anche se il luogo dell’anima per me resta l’India».

Al Bano come vede l’attuale situazione politica italiana?

«Non voglio entrare nel merito, ma dico che prima o poi gli italiani dovranno ottenere quello che si aspettano, ne sono convinto perché, quanto durerà ancora il vivere di rendita? La politica mi lascia interdetto. Lancio una forte provocazione: sarebbe bello affidare il governo dell’Italia ad una sorta di multinazionale, un po’ il Vaticano, un po’ gli americani, un po’ di russi. Questo Paese deve incominciare a camminare in maniera più evoluta – sostiene Al Bano – In questo momento c’è soltanto una grande tristezza dilagante ed una grande preoccupazione. L’ombrello delle tasse addosso è pesante. Il Paese sta male sotto questo aspetto. Per il 2019 mi auguro che se c’è un potente, e sulla terra c’è, faccia in modo che la guerra sia un sostantivo che deve sparire dalla mente di ogni essere umano, incominciando dai grandi capi. La vita deve essere rispettata».













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