Reboro, la bella intuizione per un grande rosso
Alla cantina Pisoni di Pergolese da un’idea semplice e geniale al tempo stesso è nato un grande prodotto
PERGOLESE. Delle volte da un’idea semplice, ma geniale può nascere un prodotto che valorizza come mai in passato, i prodotti della nostra terra. E’ questo quanto è successo per alcuni amici già soci dell’associazione Vino Santo del Trentino fra i quali leader è Marco Pisoni che conduce a Pergolese un’azienda agricola assieme al cugino, Stefano che cura la parte agronomica.
Parliamo del vino Reboro. A lui abbiamo posto alcune domande sul questo prodotto che oltre all’immagine com’è il caso del Vino Santo, da anche un reddito molto interessante. Questo vino nasce dalla tradizione dell’appassimento delle uve e da una intuizione di Marco Pisoni, nei primi anni Duemila.
Il progetto Reboro è legato al vitigno Rebo per la produzione di un grande vino rosso. Questo progetto ha coinvolto alcuni vignaioli della Valle dei Laghi, che hanno creduto nella valorizzazione di questo vitigno, capace di dare un vino di grande pregio e serbevolezza, tanto che oggi sono 4 ma saranno 6 a breve le aziende a produrlo. Il Reboro è un rosso dai profumi di confettura, spezie dolci e pot-pourri di fiori, sorso strutturato e complesso, morbido e di lunga persistenza. I migliori grappoli vengono messi ad appassite fino a novembre ( per circa due mesi) sulle “arele”, i graticci utilizzati anche per il Vino Santo Trentino Doc. Dopo la spremitura il vino viene fatto maturare per 3 anni in botti di rovere (barrique), più un successivo riposo di bottiglia di almeno 12 mesi.
Come avete pensato di valorizzare questo prodotto?
Ogni anno nel mese di giugno si tiene il Reboro Days, un evento arrivato quest’anno alla settima edizione, che celebra il progetto di adozione di una vite di Rebo, “Your Vine, your Wine”, che prevede valorizzazione di questo vitigno figlio di terra trentina. Ogni appassionato che adotta una vite di Rebo entra di diritto nella community del Wine Club Pisoni, e durante il Reboro Days ha l’opportunità di collocare personalmente la targhetta col proprio nome su una pianta di vite, salendo sulla collina di San Siro, a pochi passi dall’azienda Pisoni, in un paesaggio d’incanto immerso tra i boschi.
Perché il nome Reboro?
Si è pensato a lungo quale nome dare a questo progetto e dopo confronto e riflessioni non poteva non mancare la parola rebo migliorata dal termine re che ispira alla regalità di questo vino.
Quale il ruolo della varietà di uva Rebo?
Il Rebo è figlio di un’avventura enologica degli anni ‘50 di Rebo Rigotti, agronomo e genetista di Padegnone, che aveva un destino già tracciato nel suo nome. “Nomen omen” dicevano gli antichi, “Nel nome un presagio”, infatti il nome Rebo, dato dal padre appassionato di viticoltura significa proprio vite in tedesco, nella variante grafica “Rebe”. Rigotti viene assunto all’Istituto di San Michele all’Adige, sperimenta incroci sia per la vite, che per altre colture, fino a quando sperimenta un incrocio tra Merlot e Teroldego. Era nato il Rebo, nominato incrocio 107-3, che dagli anni Settanta, porta il nome del suo ideatore. Il vitigno rebo ha grandi vantaggi rispetto alle altre varietà testate per la sua buccia particolarmente resistente, caratteristica ereditata dalla mamma il Merlot. Inoltre il Rebo con la sua nota fruttata esprime al meglio la richiesta del mercato moderno legato ai vini rossi di pregio.
Sicuramente la tecnica dell’appassimento era per voi nota grazie al processo di appassimento dell’uva Nosiola per fare il Vino Santo, qual è il processo di appassimento dell’uva Rebo, e in che percentuale incide il clima particolarmente ventilato della zona di produzione?
Il clima è la discriminate maggiore che contribuisce alla riuscita di questo processo di appassimento in quanto facilità la perdita dell’acqua contenuta negli acini evitando ristagni di umidità nel grappolo che potrebbero essere fonte di attacchi di malattie fungine o peggio di colonie di batteri acetici.
Quanto deve stare l’uva in appassimento?
Il periodo di appassimento varie di anno in anno ma mai meno di 50 gg. Inoltre il disciplinare interno stilato dai soci dell’Associazione vignaioli del Vino Santo prevede un appassimento del 100% dell’uva destinata alla produzione di questo vino.
Il mercato è più italiano e su quali canali o estero?
Entrambi i mercati sono interessanti per questo vino perché sposa perfettamente la richiesta moderna di vini rossi sia in Italia che all’estero.
Che ruolo giocano le vendite on line?
Molto, è il vino che nel nostro shop viene venduto in maniera maggiore, soprattutto le verticali di 3 o 6 annate diverse.
Dopo quanti anni viene messo sul mercato secondo le regole che voi produttori vi siete dati?
Il nostro disciplinare prevede una permanenza minima in legno di 3 anni e una in bottiglia di un anno.
Sappiamo che avete conservato una discreta produzione per invecchiamenti che vanno oltre i 6-7 anni, a quanti euro viene venduto questo vino?
Mediamente il valore di questo vino si incrementa del 10% all’anno.
Allora prosit a Natale con il Reboro!