Jenni Franceschini, la Heidi di Meano: a 9 anni la passione per le capre. Che ora sono un lavoro
A 13 anni la prima stagione in malga: «Mi hanno messa a fare formaggio e questa esperienza mi ha aperto un mondo»
TRENTO. Può sembrare strano ma la storia di questa settimana è molto simile a quella della settimana scorsa, quella di una giovane innamorata delle proprie caprette, come era successo con la giovane della scorsa settimana Emili Piffer. Con una differenza, la giovane di questa settimana, Jenni Franceschini, ha solo 19 anni. Quando aveva appena nove anni chiese al papà Mirko di comperarle la prima capretta.
Il papà, che di professione fa l’artigiano, la accontentò e di caprette ne comperò alla figlia ben 14. Terminate le scuole medie Jenni, non ha avuto dubbio sul tipo di scuola superiore da fare: l’Istituto Agrario di San Michele scegliendo il corso professionale di quattro anni con la specializzazione lattiero-casearia.
Ma perché questa scelta? «Perché la professione di casaro, attività che svolgeva un mio zio mi ha sempre affascinata». Terminati gli studi a San Michele, ha costituito con il papà che anche lui si stava appassionando al settore zootecnico, una società semplice agricola. «Ci voleva una persona di esperienza assieme alla mia passione», precisa Jenni. Quindi presentò subito la domanda per ‘ottenimento del premio d’insediamento che le venne subito concesso di 40 mila euro perché l’azienda era zootecnica. Con questi soldi ha realizzato un piccolo caseificio aziendale per lavorare il latte delle proprie capre, l’ampliamento della
stalla e la sala mungitura.
L’azienda zootecnica
L’azienda è esclusivamente zootecnica, attualmente in stalla alleva 20 capre di varie razze, con una produzione media nel periodo di lattazione di 2,5 litri di latte/capo/giorno. Ma il suo obiettivo è quello di eliminare diverse razze per tenere solo una o due razze che siano molto produttive. Ora è in dubbio, e sta valutando se prendere quelle che danno più latte o quelle che danno un latte di migliore qualità.
Attualmente tutte le capre sono in asciutta perché sono gravide e dovrebbero partorire fra febbraio e marzo in modo di avere i capretti pronti per Pasqua momento notoriamente nel quale la carne di capretto è molto richiesta.
La superficie coltivata a prato in parte in proprietà ed in parte in comodato, è di 3,5 ettari «ma da noi è molto difficile trovare altri prati per ampliare la superficie da assicurare foraggio per tutto il gregge che intendo anche ampliare», spiega Jenni. «Ho valutato anche la possibilità di trasformare dei boschi in prati ma la
prassi è molto lenta e molto costosa».
Ma perché la scelta di partire da zero con un allevamento caprino? «Sicuramente la passione che per questi animali l’avevo fin da quando ero bambina». «A 13 anni -confida – ho fatta la mia prima stagione in malga e mi hanno messa a fare formaggio, una gioia per me che da sempre avevo questa passione e questa
esperienza mi ha aperto tutto un mondo. Ma non potendo vivere con i proventi delle capre per ora, mi sto impegnando a dare una mano a mio nonno Alessandro di 84 anni che conduce ancora un’azienda viticola. Ma l’azienda del nonno è una classica azienda di una volta: alleva conigli, galline, qualche maiale per uso famigliare e qualche mucca.
Jenni non si è fermata in Trentino, essendo convinta che è indispensabile mettere il naso fuori provincia. Per questo ha chiesto all’Istituto Agrario di mandarla in Valle d’Aosta a fare lo stage.
Fra i progetti futuri c’è sicuramente quello di potenziare il caseificio aziendale, creando anche un punto vendita. Ora tutte le iniziative sono in divenire al punto che lei ritiene di arrivare a pieno regime nel 2026.
C’è ancora qualche sogno nel cassetto?, chiediamo a Jenni. «I miei sogni non sono in un cassetto, ma su una mensola in modo da averli presenti costantemente. Sicuramente il più importante è quello di riuscire a coinvolgere l’intera famiglia in questa mia attività quando diventerà sostenibile anche dal punto di vista
economico». Chiediamo se ogni tanto ha dei dubbi sulla bontà della scelta. «Certo, afferma, è un lavoro difficile ci vuole tanta forza di volontà, ma sono contenta della mia scelta e di essere sulla strada giusta. Sono cosciente che ci sono sempre cose nuove da approfondire, da apprendere legate alla mia professione».
E il rapporto con l’ambiente? «Di grande rispetto, sia nelle piccole che nelle gradi cose. Certo, registro in continuazione atti compiuti da altri che vanno nella direzione opposta. Ad esempio quando vado a tagliare il fieno nei miei prati trovo molti residui di plastica, dai sacchetti alle bottiglie, è una cosa vergognosa. Perché poi questa plastica finisce nel fieno e quindi sulla mangiatoia delle capre. Ho pensato molto anche a trasformare l’azienda in biologica, ma per ora non lo ritengo possibile per il problema mangimi».
Jenni è impegnata anche nel sociale come socio dei giovani di Cia e pensa di entrare a far parte anche di “Donne in campo”. Fra gli hobby il più importante è la moto: anche questa, come le capre, una passione nata da bambina.