Fao, il commercio globale favorisce modelli alimentari sbagliati
(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Il commercio internazionale di prodotti alimentari e agricoli è cresciuto in modo robusto negli ultimi decenni e apporta un contributo molto significativo alla diversità, alla disponibilità e all'accessibilità di alimenti e nutrienti in tutto il mondo. Allo stesso tempo, "può, in alcuni contesti, essere un acceleratore di cambiamenti indesiderati nei modelli alimentari, stimolando il consumo di alimenti a basso valore nutritivo e ricchi di grassi, zuccheri e/o sale". E' la fotografia scattata dal nuovo rapporto della Fao 'The State of Agricultural Commodity Markets 2024 (SOCO 2024)', che sottolinea "la necessità di rafforzare la coerenza delle politiche tra i settori del commercio e della nutrizione per garantire che il commercio non comprometta la qualità della dieta contribuendo all'aumento dei tassi di obesità e sovrappeso"; con l'aumento dei redditi. Infatti, sottolinea il rapporto, "la domanda di importazioni di alimenti ultra-processati aumenta ancora più rapidamente".
Tuttavia, il commercio presenta diversi aspetti positivi, in quanto fondamentale per la sicurezza alimentare e la nutrizione: "in media, raddoppia la diversità degli alimenti disponibili in un paese, catalizzando un approvvigionamento alimentare più diversificato e diete che sono un vantaggio netto per gli obiettivi nutrizionali, specialmente in paesi con aree geografiche meno diversificate come Kiribati o la Norvegia. La diversità alimentare è fondamentale anche per l'adeguatezza dell'apporto di micronutrienti". E a "una distribuzione più equa di nutrienti come la vitamina C, il calcio e lo zinco, il che è fondamentale dato che la produzione alimentare interna di molti paesi non soddisfa il fabbisogno di nutrienti delle loro popolazioni. Inoltre, i prezzi dei prodotti alimentari tendono ad essere più bassi nei paesi aperti al commercio".
Ma sebbene il commercio alimentare sia un cardine della sicurezza alimentare, in alcuni contesti, sottolinea il Soco, può produrre effetti indesiderati, in particolare l'obesità. Se la prevalenza mondiale della denutrizione, il parametro di riferimento della FAO per la fame, "è scesa al 9,2% nel 2022 dal 12,7% nel 2000. In quel periodo, la prevalenza globale dell'obesità nella popolazione adulta è aumentata dall'8,7% al 15,8%".
In conclusione, sebbene la liberalizzazione del commercio abbia numerosi vantaggi per la sicurezza alimentare, ci si chiede se sia favorevole a diete sane. Il rapporto ha trovato prove del fatto che gli accordi commerciali regionali con un numero elevato di disposizioni sanitarie e fitosanitarie tendono ad aumentare le importazioni di alimenti ultra-processati, che sono anche notevolmente più sensibili alle variazioni di reddito.
(ANSA).