Yates-Dumoulin, sfida sul filo dei secondi
L’olandese cerca l’ultimo assalto alla maglia rosa nella cronometro Trento-Rovereto
TRENTO. Il 101esimo Giro d'Italia, partito da Gerusalemme venerdì 4 maggio, si appresta a vivere giorni decisivi. Martedì si aprirà la terza e ultima settimana di sfide, che verranno inaugurate dalla crono fra Trento e Rovereto. È un esame vero per le ambizioni dei big (la maglia rosa Simon Yates, il vincitore della scorsa edizione Tom Dumoulin, il francesce Thibaut Pinot e l’azzutto Domenico Pozzovivo), ma anche per chi (come Froome) spera di reinserirsi nella lotta per la maglia rosa. La crono, inoltre, è il preludio a una serie di sfide in alta quota che culmineranno venerdì con la tappa fra Venaria Reale e Bardonecchia nella quale spicca il Colle delle Finestre, la salita in sterrato che è anche la Cima Coppi di questa edizione della corsa rosa, con i suoi 2.178 metri.
I giochi sono ancora aperti, c’è spazio per i sogni e le ambizioni di chi avrà il coraggio di provarci. Prima che la strada ricominci a salire, i corridori affronteranno il severissimo test di oltre 34 chilometri, di cui solo un asso delle sfide a cronometro come Francesco Moser può rivelare ogni insidia. Proprio lunedì ricorreva l’anniversario del record dell’ora stabilito dal trentino nel 1988. Trent’anni fa il campionissimo volò letteralmente sulla pista del velodromo di Stoccarda e martedì la sua impresa, nel giorno della crono del Giro d’Italia, verrà celebrata con una cerimonia promossa dal Museo storico della guerra di Rovereto. Da Trento a Rovereto una 16esima tappa tutta in apnea, sfidando le lancette.
«Quella di martedì – spiega Francesco Moser – è una crono per specialisti veri, gente che ha nella testa e nelle gambe il senso del tempo. Il percorso è pianeggiante e in pianura si sviluppa tanta velocità. L’unica incognita è rappresentata dal vento che, soprattutto dopo pranzo, soffia sempre in senso contrario rispetto al tracciato. Altro problema può essere la pioggia: dipende quanto e quando pioverà. La corsa può essere divisa in due; un conto è correre con la strada bagnata, un altro è procedere sull’asfalto asciutto».
L’ex recordman dell’ora a Città del Messico, che vinse un Giro d’Italia nel 1984 battendo proprio nell’ultima tappa a cronometro il francese Laurent Fignon e trasformando la passerella finale dell’Arena di Verona in una marcia divenuta trionfale, per martedì ha un solo favorito. «È certamente Dumoulin – ammette Moser – e non dimentichiamo che va forte anche in salita. Domenica ha tenuto bene fino a Sappada, non è facile staccarlo».
L’olandese campione in carica al Giro accusa un ritardo di 2’11” da Simon Yates. «Credo che l’inglese martedì si terrà la maglia rosa, magari di poco – la previsione di Moser – altrimenti Dumoulin dovrebbe dargli 2” o 3” al chilometro. Io nell’84 li diedi a Fignon, ma questo Yates va più forte a cronometro del mio rivale francese. Penso proprio che terrà la maglia, magari solo per 20” o 30”».
È un Giro che non parla italiano e, «a parte Pozzovivo», non c’è altro. «Aru andò forte nel 2015, quando vinse anche la Vuelta – osserva Moser –. Le situazioni di corsa cambiano, gli uomini pure. Gli italiani fanno quello che possono. Per le cose a tappe abbiamo Vincenzo Nibali, ma non c’è molto altro. Per quanto riguarda le volate la situazione è diversa, perché Viviani sta facendo bene, come confermano le tre vittorie e la maglia ciclamino della classifica a punti. Però, da uno come Mareczko mi aspettavo di più».