Valentino, caccia al decimo titolo a 40 anni
TRENTO. Quarant’anni fa, il 16 febbraio 1978, a Tavullia, a pochi chilometri da Pesaro, venne al mondo il pilota che ha cambiato il motociclismo moderno, inventando uno stile che molti hanno provato...
TRENTO. Quarant’anni fa, il 16 febbraio 1978, a Tavullia, a pochi chilometri da Pesaro, venne al mondo il pilota che ha cambiato il motociclismo moderno, inventando uno stile che molti hanno provato a copiare. Stiamo parlando ovviamente di Valentino Rossi. Altezza fuori dai canoni e occhi cerulei che hanno visto ed immaginato un modo scanzonato e allo stesso tempo super professionale di vivere la velocità su due ruote. Circondato da uno stretto nugolo di amici, quelli di sempre, ha messo su una specie di clan alla Celentano che lo ha accompagnato in giro per il mondo in tutti questi anni di successi, inscenando gag post vittoria che l’hanno reso famoso anche oltre i suoi innumerevoli successi, incuriosendo e avvicinando tanta gente a questo sport. Il nove volte iridato ha creato la marea gialla sul quale campeggia il 46, il suo numero, ereditato da papà Graziano, che troviamo non solo a Misano o al Mugello ma su tutti i circuiti del mondo.
Di campioni in giro ce ne sono stati e ce ne sono tanti, ma Valentino è indubbiamente unico. Capace di vincere al secondo anno di attività il titolo mondiale, come è accaduto in 125, 250 e 500, da molti è stato considerato il naturale erede di Mick Doohan, ereditando il posto in Honda, la moto super vincente che Rossi ha lasciato per tentare di riportare agli antichi fasti un marchio come Yamaha. Una scommessa vinta.
Per due stagioni il folletto di Tavullia ha provato ad entrare ancor più nella leggenda, saltando in sella alla Ducati per un tentativo di successo tutto italiano che non è riuscito.
Inevitabile il ritorno a casa, a quei tre diapason cuciti sulla pelle (non solo della tuta) con un unico obiettivo: vincere quel decimo titolo che è sembrato alla sua portata tante volte e che gli è sfuggito per un nulla.
Rossi non ha certo voglia di lasciare anche se ha oltrepassato la boa dei quaranta. Il decimo titolo è l’obiettivo principale ma, se non dovesse centrarlo, ci sarà comunque la soddisfazione di essere già un mito, un faro, un esempio da seguire per tanti giovani talentuosi centauri di casa nostra.