Giro d'Italia

"Staffetta" tra Bar Refaeli e Alice Rachele Arlanch

La Miss Italia trentina, madrina della Corsa Rosa, scende in pista martedì a Catania 



CATANIA. C'è un filo sottile colorato di azzurro che unisce i confini del mondo e scandisce le imprese. L'Italia che pedala e vince è tornata, dopo una "pausa" non totale, ma comunque frustrante. L'anno scorso si aspettò fino alla 16esima tappa per vedere un italiano sul gradino più alto del podio (ci pensò Nibali a spezzare il digiuno), quest'anno l'inizio è stato esaltante: tre tappe, due vittorie in altrettanti sprint grazie a Elia Viviani. Gli exploit dell'olimpionico di Rio hanno entusiasmato anche Davide Cassani, spettatore interessato di imprese e ambizioni italiane. «Sono contento di come sono andate le cose finora in questo Giro - ammette il ct degli azzurri -: Viviani ha dimostrato di essere fra i velocisti più forti del mondo, ma per me non è una novità. A chi insinua che ha vinto perché la concorrenza è debole rispondo che Elia quest'anno si è piazzato secondo alla Gand-Wevelgem, che ha già vinto sei corse, che è quarto nel ranking mondiale. Lui punta alla maglia ciclamino di leader della classifica a punti e sicuramente può prendersela».

Da martedì, però, comincia un altro Giro. E Cassani invita a vedere chi va forte in salita, «a cominciare da Caltagirone, che non è un arrivo facile». «Sull'Etna sono curioso di vedere cosa accadrà - le parole del ct della Nazionale di ciclismo -: la salita è inedita e non ha nulla da spartire con quella dell'anno scorso. Dicono sia dura, vediamo come si comporteranno Froome e Dumoulin, se attaccano o si difendono. Pochi parlano di Simon Yates: non dimentichiamo che al Tour 2017 si classificò sesto».

Ecco, sull'Etna qualcuno dovrà gettare la maschera. Dopo l'Etna, salendo per lo Stivale, c'è l'ascesa a Montevergine «che è dura», e poi «Campo Imperatore, con gli ultimi 4 chilometri durissimi, dove Pantani staccò tutti nel 1999». «Come ho visto Froome? Tranquillo - spiega Cassani - nonostante la caduta di Gerusalemme. Gli uomini della Sky non sono molto fortunati al Giro: in passato Wiggins, Porte, Thomas, Landa, sono finiti a terra e poi si sono ritirati, ma può darsi che il vento cambi». E Aru? «Fabio pensava di perdere un po' meno nella cronometro, ma 50" o 40" cambia poco, anche se l'anno scorso il Giro si decise per una manciata di secondi. Speriamo in lui, ma anche in Formolo, che l'anno scorso fu decimo». E Pozzovivo? «Non mi ha sorpreso il fatto che sia andato forte nella cronometro, lo aveva già fatto in un'altra circostanza, quando arrivò alle spalle di Cancellara e Tony Martin. Pozzovivo è un ragazzo scrupoloso - dice Cassani - che studia nei dettagli i percorsi, non lascia niente al caso. Se non è sfortunato può salire sul podio». Nel ciclismo italiano si respira aria nuova «dall'estate scorsa». «Qualcosa è cambiato - spiega Cassani - arrivano successi a ripetizione, che ci hanno proiettati sul primo gradino del ranking mondiale. Evidentemente qualcosa si muove».

Intanto, Alice Rachele Arlanch, Miss Italia in carica, dopo le prime tre tappe in Israele - dove è stata "sostituita" da Bar Refaeli - martedì è pronta a "riprendersi" il Giro d'Italia, di cui è madrina. «Ci penso da mesi, da quando sono stata scelta per questo ruolo - ammette la trentina -. Ho studiato, ci tengo a conoscere il ciclismo e la sua storia. Parteciperò a più tappe, in modo da vivere la corsa. Non ho mai visto di persona il Giro. Quando ero piccola passava dalle mie parti, in Trentino, ma ero a scuola. Ricordo l'attesa, l'entusiasmo della gente, perché il Giro è davvero una manifestazione che unisce il nostro Paese. Come Miss Italia».













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