«Sono Belfanti, ho 24 ristoranti e voglio il Trento»

Intervista all'imprenditore mantovano che vuole la società degli aquilotti


Gianpaolo Tessari


TRENTO. Biondo, sempre sorridente, pashmina spesso annodata attorno al collo ed una certa somiglianza con l'attore Dennis Quaid. E' la fotografia di Piervittorio Belfanti, 50 anni da compiere, imprenditore mantovano alla testa di 24 (sì, 24) ristoranti, bar ed alcuni autosaloni. Belfanti vuole comperare da Marco Fattinger il Trento Calcio che naviga (senza infamia ma pure senza lode) nella sesta serie nazionale. Perché? Lo abbiamo chiesto a lui.

Belfanti, se permette cominceremmo con un bel "ma chi glielo fa fare"?

«Beh, sto per compiere 50 anni. Ho fatto tante cose nella mia vita ed ora posso prendere anche delle decisioni, apparentemente poco comprensibili, a cuor leggero. Senza pensarci troppo su, anche se magari sono delle cavolate. Ma, scusi se rido, non è mica il caso del Trento...».

Ah meno male.
«Seriamente: la nostra cordata, come la definite sui giornali, è formata da tre mantovani. Trento, rispetto a Mantova, è la piazza calcistica più appettibile per la vicinanza, sia a livello di acquisto sia per le possibilità di fare bene: la gente ha "fame" di calcio", i tifosi sono bistrattati da anni. Questa non è certo la categoria per una città come Trento...».

La fermo un attimo. Andiamo con ordine. Lo scorso campionato lei si era affacciato al Briamasco: era partita una trattativa con in mezzo Iaquinta senior, l'allora trainer Manfredini, il presidente Fattinger... Tutto si arenò.
«Già era proprio una bella compagnia... quest'anno, dopo che ci siamo parlati io e i miei due amici mantovani, l'ho detto chiaro e tondo a Fattinger. Ti voglio vedere solo allo stadio o dal notaio. Senza troppi se e ma... L'ho visto sulle tribune del Briamasco dove ho conosciuto anche il suo intermediario trentino Gianni Petrollini. Ah, è umbro, vabbè, lui».

Cosa deve succedere perché avvenga il passaggio delle quote di Fattinger a lei e ai suoi soci?
«I conti sono stati verificati. La situazione debitoria è quella che ci è stata prospettata. Occorre verificare che pregressa situazione Iva sia in fase di risoluzione: Di Benedetto ha spiegato di aver depositato una fidejussione e di aver chiesto la rateazione di quanto dovuto. Se tutto questo è effettivamete avvenendo credo che nel giro di qualche giorno si potrà andare dal commericialista e concludere il passaggio».

Quanto vale a spanne la gestione di una società come il Trento?
«Un campionato come quello in corso si attesta sui 450 mila euro di spese. Su questa cifra si ragiona. Noi non vogliamo mica litigare con nessuno: i creditori attendono da tempo quello che gli spetta. Siamo pronti a liquidare loro una percentuale in contanti ed un'altra offrendogli di diventare sponsor allo stadio. Un Briamasco con decine di cartelloni pubblicitari non è meglio di uno vuoto e spoglio? Io voglio investire e creare investimenti anche a Trento. Anzi, dico già che mi interessa comprare un bar, aprire un ristorante ed un autosalone...».

Addirittura?
«Questo è il mio lavoro. Il mio gruppo possiede 24 ristoranti, bar ed alcuni autosaloni che vendono auto in tutto il mondo. Discoteche? No, no basta. Sono fuori da quel business».

Torniamo al calcio Trento. Che idea ha?
«Che si possa e si debba salire di categoria. Ripescati o meno, si vedrà. Ma l'Eccellenza non è una categoria per la città. Se acquisiremo la società non ho problemi a promettere ai tifosi che li attendono anni in cui si divertiranno. Occorrerà cambiare molto, moltissimo: già ora so che ci sono un paio di giocatori che a Trento percepiscono un ingaggio spropositato, anche e soprattutto per il loro rendimento. Situazioni che non si dovranno ripetere».

Si sente di dare una percentuale di possibilità di chiusura della trattativa tra Fattinger e lei?
«Non sono abituato ad esagerare. Perciò non mi sbilancio, sto basso: al 90 per cento si fa».

Ultima domanda. Lei in passato ha avuto qualche guaio con la giustizia. Come è messo ora?
«Si è sgonfiato tutto. Sono già stato assolto in due gradi di giudizio. Ho ancora in piedi una causa con una persona che mi ha incendiato un locale: gli ho gonfiato la faccia. E mi ha denunciato. Per il resto sono tranquillissimo».













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