Simoni: «Scarponi mancherà a tutti, persone come lui sono rare». Moser: «Era il mio esempio»

Michele era il capitano di Moreno all’Astana e aveva corso due anni con Gibo: «Gareggiare con lui era uno spasso, era l’unico che non ho mai visto arrabbiato»


di Luca Franchini


TRENTO. «Mancherà al gruppo, mancherà a tutti, persone come Michele Scarponi sono una rarità». La scomparsa del corridore marchigiano ha scosso l’intero mondo del ciclismo e, soprattutto, chi ha avuto modo di condividere parte della propria carriera con lui. È il caso di Gilberto Simoni, che venerdì pomeriggio a Trento aveva ritrovato l’amico e compagno di squadra ai tempi della Diquigiovanni. I due avevano scambiato due chiacchiere, non sapendo che, purtroppo, sarebbero state le ultime.

«Sembra assurdo, non riesco a crederci – dice Simoni – Venerdì l’ho visto seduto al bus della squadra: gli ho chiesto “mangi ancora panini?”. Mi ha risposto “penso che se ne mangeranno ancora per tanti anni”. “Vai forte, se vai avanti così ti toccherà correre per altre dieci stagioni” ho aggiunto. E Michele, con il suo solito sorriso, ha replicato: “Sai che è vero, non riesco più a smettere”. Gli piaceva correre, gli piaceva la fatica».

Lunedì scorso, Scarponi aveva vinto la prima tappa del Tour of the Alps. A 37 anni compiuti, aveva dimostrato ancora una volta di che pasta era fatto, tornato al successo lunedì scorso a Innsbruck nella prima tappa del Tour of the Alps, all’attacco venerdì sulla salita del Bondone, pronto a disputare un Giro d’Italia da protagonista nelle vesti di capitano dell’Astana. «Lo ho conosciuto già nei primi anni da professionista – continua Simoni – Non era difficile da riconoscere in gruppo. Tanto determinato quanto solare e simpatico, sempre pronto a sdrammatizzare, disponibile con tutti». Nel 2008 e 2009, Simoni e Scarponi furono compagni di squadra alla Diquigiovanni. «Fu un’esperienza eccezionale – continua Simoni – Michele era uno spasso, sia in corsa che fuori. Penso sia l’unico corridore che non ho mai visto arrabbiato. Quando andava male, era consapevole di aver dato tutto quello che aveva. E se il clima era teso, sdrammatizzava subito con una battuta». Il ricordo più bello? «Mi ha lasciato solo bei ricordi – replica Simoni – Il più bello è quello legato alla Tirreno-Adriatico del 2009: rientrai apposta dal Messico per dargli una mano a vincerla. E la vinse. Alessandro Bertolini e io tirammo per 150 chilometri: fu una delle fatiche più belle della mia carriera. Michele ti dava l’energia per farlo, la voglia di farlo».

È comprensibilmente scosso anche Moreno Moser, quest’anno compagno di squadra di Scarponi all’Astana. «Adesso è dura e lo sarà ancora di più quando risalirò sulla bici – commenta Moreno – Quello che era Michele lo si vede dai tanti messaggi che tutti hanno pubblicato sui social. La cosa incredibile è che ognuno ha un aneddoto da raccontare, un momento in cui si è sentito suo amico: aveva rispetto e una battuta pronta per tutti. Proprio venerdì l’ho visto alla partenza dell’ultima tappa del Tour of the Alps parlare e scherzare con un bambino come se fosse suo figlio. In questi mesi per me era diventato un esempio, un punto di riferimento in bici e giù dalla bici».

Un punto di riferimento che mancherà a tanti. Un ricordo indelebile per tutti.

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