Il caso

Se il calcio piange gli altri sport (non) ridono

Dopo il taglio di Malagò: i presidenti delle altre federazioni non condividono l'allarme di Pellizzari (Figc)


Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Ieri, dalle colonne del Trentino, l’allarme del presidente del Comitato provinciale autonomo Ettore Pellizzari, secondo il quale il taglio operato dal Coni di Giovanni Malagò alla Federcalcio lo pagherà la base, vale a dire le società dilettantistiche. Con tanto di tariffario, relativo in pratica alle spese arbitrali: 4.500 euro in più per le società di Eccellenza, 1.500 per una di Prima Categoria e via dicendo.

Realtà, quella dell’esiguità delle risorse, che i colleghi di Pellizzari a capo delle federazioni sportive – e non stiamo parlando delle cosiddette discipline minori – conoscono bene, da tempo. Per non parlare del rappresentante locale del Comitato olimpico nazionale, Giorgio Torgler. Che non solo – com’è ovvio – difende la “finanziaria” di Malagò – ma richiama il calcio all’etica ed al rigore. «Quella operata da Malagò è un’operazione che andava fatta già anni fa – spiega l’ex pattinatore azzurro – per dare dignità alle altre federazioni. Bisogna conoscere la realtà, per parlare: una piccola federazione come quella dell’orientamento vive con 300 mila euro l’anno, la Fisi (sport invernali) prende 5 milioni, la Federnuoto 6, la Federatletica 6,5, mentre l’allenatore della nostra Nazionale di calcio ne costa da solo 8! Siamo vissuti per anni credendo alla leggenda che il calcio finanziasse tutto lo sport, come ai tempi del totocalcio, ma non è più così. Il calcio deve accettare questa nuova ripartizione. Io non so quanto costa l’Eccellenza, ma so che la Federcalcio è l’unica federazione che paga i presidenti dei comitati regionali – prosegue Torgler – Pellizzari difende le sue società e non posso certo biasimarlo per questo, ma il Coni ha il dovere di tutelare gli interessi di tutte le altre federazioni. E poi, dal calcio di Tavecchio mi attendevo un segnale etico, invece con l’ingaggio di Conte ha superato tutti i limiti».

«Non c’è un taglio al calcio – sostiene invece il presidente del comitato regionale della Federbasket, Giuseppe De Angelis, che è anche vicepresidente del Coni trentino – i tagli hanno riguardato tutte le federazioni. Il presidente della Fip Petrucci, che peraltro è stato a lungo presidente del Coni, ci ha riuniti a Roma per dirci che dovremo ridurre le spese perché i contributi del Coni verranno ridotti, proporzionalmente, a tutte le federazioni. Quello del calcio è più grande perché percepiva più soldi, in virtù dell’eccezionale numero di tesserati e di praticanti. Detto questo, l’attività dovrà proseguire con il contributo delle società. Abbiamo perso tutti, perché ci sono meno soldi, ma del resto il governo sta tagliando a tutti i livelli, bisogna imparare a reggersi sulle proprie gambe. Non voglio entrare in polemica con Pellizzari, ma sappia che in seno alla giunta del Coni c’è chi sostiene che i tagli al calcio siano stati ancora pochi».

«È vero che il calcio ha tenuto in piedi per anni tutto lo sport italiano – afferma il presidente del Comitato provinciale della Federvolley, Massimo Dalfovo – ma una ripartizione più equa era necessaria, per garantire un minimo di budget a tutte le federazioni, non solo quando vincono una medaglia. Non lo dico da presidente della Federvolley trentina, lo dico da sportivo, che ama tutte le discipline sportive. La dignità degli sport minori va tutelata e deve pensarci il Coni. È giusto che il calcio abbia di più, perché vanta numeri importantissimi. Sono peraltro convinto che a quel taglio verranno operate delle correzioni. Ma dev’essere chiaro che ci sono anche gli altri sport».

«Quella di Malagò è obiettiviamente una svolta storica – dice Dario Broccardo, presidente del Comitato trentino della Federciclismo – I tempi del totocalcio, quando tutte le federazioni navigavano nell’oro, sono passati. Da anni, ormai, il calcio ha i soldi – in virtù di numeri incommensurabilmente superiori – mentre le altre federazioni si sono abituate praticamente a fare da sole. In Trentino, forse, si stava un po’ meglio che altrove, ma le società erano comunque costrette a chiedere i soldi alle famiglie, a loro volta duramente colpite dalla crisi. Il calcio, adesso, dovrà adeguarsi. La scelta di Malagò è effettivamente controcorrente, ma il Coni è la federazione delle federazioni e distribuisce da sempre i propri contributi sulla base dei risultati olimpici, garantendo un minimo vitale a tutti. Sinceramente, io ho preso parte a diverse edizioni delle Olimpiadi in qualità di tecnico e la nostra Nazionale di calcio l’ho sempre vista tornare a casa abbastanza presto. Il calcio è uno sport professionistico, non solo nelle categorie maggiori. Mi risulta che anche tra i dilettanti i calciatori qualcosa percepiscano, evidentemente le società da qualche parte i soldi li trovano. Inutile sottolineare come in altre discipline la realtà sia differente. Malagò ha fatto una scelta radicale, forse approfittando del momento di difficoltà del calcio, non credo che qualche anno fa avrebbe potuto farla – conclude Broccardo – È una scelta strategica, è normale che chi ci rimette si lamenti».

«Pellizzari si lamenta per il calcio, la Fidal esce invece leggermente valorizzata dall’operazione di Malagò – ammette il presidente del Comitato trentino della Federatletica, Giorgio Malfer – Egoisticamente dico che il Coni ha fatto una cosa giusta, senza con questo sostenere che il calcio percepisse troppo. È una distribuzione più equa: Malagò ha fatto i suoi calcoli, io ne avevo parlato con il presidente nazionale Giomi e sapevo di questa cosa già da qualche tempo. Lo scontro era sul valore della Figc e su quello delle altre federazioni: adesso la Federcalcio è ricondotta ai parametri delle altre. Venendo più specificamente all’allarme lanciato da Pellizzari per le maggiori spese arbitrali che le società dilettantistiche locali dovranno sostenere, mi permetto di sottolineare qualche semplice dato – conclude Malfer – I nostri giudici “viaggiano” a 3 euro al giorno. E li percepiscono solo perché la Fidal del Trentino ha degli sponsor istituzioni che le permettono di riconoscere ai giudici questa cifra; altrimenti, percepirebbero solo il rimborso delle spese chilometriche. Come succede peraltro al sottoscritto: io prendo 0,25 euro al chilometro, ne faccio 8 mila l’anno, il conto è presto fatto. E i nostri migliori tecnici federali – parlo di gente che allena campioni italiani – raggiungono a malapena i 1.200 euro l’anno».

Twitter: @mauridigiangiac













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