Schwazer: «Non smetto da squalificato»
Roma. Alex Schwazer non molla e continua a marciare. Il no del tribunale federale di Losanna alla richiesta di sospensione della squalifica di 8 anni per doping non ferma il marciatore, ancora...
Roma. Alex Schwazer non molla e continua a marciare. Il no del tribunale federale di Losanna alla richiesta di sospensione della squalifica di 8 anni per doping non ferma il marciatore, ancora convinto di poter dimostrare la sua innocenza puntando sul procedimento penale in corso a Bolzano. Il campione olimpico di Pechino 2008, intanto, continua ad allenarsi e in un’intervista alla Gazzetta dello Sport spiega: «Le motivazioni sono tante, una però è decisiva: non voglio chiudere la carriera da squalificato. Se ci penso, mi fa male. E quindi c’è la voglia di correre ancora, magari una sola gara. Poi posso pure smettere. Oppure continuare. Ecco perché non mollo». Non molla anche perché crede di poter vincere la sua battaglia. «Durante le indagini di Bolzano sono emersi fatti nuovi, per la prima volta i nostri sospetti sulla manipolazione del controllo trovavano conferme in una inchiesta vera, penale. E quindi mi sono detto che c’è davvero la possibilità di annullare lo stop». E ha ripreso ad allenarsi. «In poche settimane i miglioramenti sono stati evidenti. Ho avvisato Sandro Donati, il mio allenatore, quello che mi ha portato su livelli mai avuti prima. Era entusiasta e abbiamo iniziato a fare sul serio. Puntavamo ai Giochi di Tokyo. La scelta di rivolgerci al tribunale di Losanna nasce da qui».
Intanto gli allenamenti danno risposte incoraggianti: «Al momento sono di poco sotto a quello che ero nel 2016. Potrei andare avanti fino al 2024 quando scadrà la squalifica. Non voglio chiudere da squalificato. Ma i veri obiettivi sono prima, come Tokyo 2021». «Se davvero a Bolzano dovesse emergere una verità in mio favore, allora mi piacerebbe essere accompagnato dalla Federazione o dal Coni nella nuova battaglia contro la giustizia sportiva. Ho bisogno del loro supporto pure a livello economico - spiega Schwazer -. Devo pensare alla mia famiglia, a ottobre arriva il secondo figlio. Il clima è cambiato: mi ha fatto molto piacere che la Fidal abbia messo a disposizione i 50 atleti chiesti dal giudice a Bolzano per i test delle urine. È stato fondamentale, altrimenti si sarebbe arenato tutto».