Per Melone Mappello è la prova d’appello
Il Trento salva il mister. Belfanti: «Domenica niente errori»
TRENTO. Prova d’appello a Mappello. Già, in via Sanseverino non vorreebbero che si parli in tono tanto ultimativo dell’allenatore del Trento. Ma, volere o volare, la gara nel bergamasco è l’ultima chanche per Marco Melone. Se dal bergamasco, da Mappello, non dovessero arrivare punti per la classifica (tristemente ancorata sullo zero tondo) il mister dovrà fare fagotto: «Guardate la squadra non mi mi è piaciuta granchè nelle prime due gare ma mercoledì scorso avremmo sicuramente meritato di vincere. Non dico che è come se avessimo fatto tre punti ma quasi. Se giochiamo così per forza le cose sono destinate a cambiare» osserva il patron aquilotto Piervittorio Belfanti.
All’imprenditore mantovano non piaccciono, evidentemente, i colpi di teatro. I maligni si aspettavano il benservito al mister, secondo un collaudato copione del calcio nostrano: «Mah, le colpe non sono mica tutte di Melone. Alcuni giocatori non hanno ancora capito come ci si accosta a questa categoria. Altri che nel Treto si gioca e si rimane solo se lo si vuole fermamente. Il mister si è preso anche le sue responsabilità, ci siamo parlati francamente.Mi fa piacere che abbia la convinzione di rimettere la classifica sul piano di navigazione e, ripeto, mercoledì ho visto un Trento che con un po’ più di fortuna avrebbe messo i tre punti nella casella. Con questo non posso nemmeno nascondere il fatto che se, malauguratamente, domenica dovessimo incassare la quarta sconfitta, una decisione sull’allenatore saremmo costretti a prenderla. Per questioni di opportunità, per i rapporti con la piazza e via dicendo. Ma ora - conclude Belfanti - ogni tipo di ragionamento lascerebbe il tempo che trova». Sin qui la società.
Insomma una squadra che è stata faticosamente rifondata sul piano societario (e che necessità ancora di ulteriori liquidi per ripianare qualche buchetto pregresso), deve ora affrontare un urgente restyling sul piano tecnico. Melone deve fare i conti con una rosa molto ampia, 23 i contrattualizzati più cinque giovani, che non ha visto per ora una rotazione dei convocati, pur a fronte di una serie di tre sconfitte di fila.
Tradotto: chi finisce settimana dopo settimana in tribuna mugugna (per usare un eufemismo) a fronte delle non esaltanti prestazioni dei prescelti dal tecnico. E Melone, come tutti i mister del mondo, ha giocatori di sua fiducia ed altri che non sono propriamente nelle sue grazie. Esempi? Beh l’arcigno difensore Morano verrebbe schierato dal trainer anche con una gamba sola, mentre il fantasista Gattamelata sembra proprio non essere più in cima ai pensieri di Melone ,visto che nelle tre gare sino ad oggi disputate ha collezionato una manciata di minuti di presenze. Pochi, quasi nulla, per l’ex enfant prodige ora costretto a scaldare la panchina.
Altra questione. Il trainer potrebbe soffrire le frizioni iniziali venute a galla con il direttore sportivo Beccaria? Anche questa, assicura chi li frequenta, non è una tesi che regga: i due si erano pestati i piedi sulla spartizione dei ruoli, con una certa dose di sovrapposizione. Fatta chiarezza i problemi si sarebbero appianati.
Il campionato di serie D, come si è visto, è lunghissimo, sono 38 gare e nulla, una volta di più, è compromesso. Anche perchè il Trento non era mica chiamato a spaccare tutto, questo doveva essere un campionato di transizione, di consolidamento.
Ma nel capoluogo sono freschissimi, come un’ombrina pescata all’amo, i ricordi di quanto accaduto negli ultimi anni, con la toccata e fuga dalla serie D (più volte) che ha allontanato il pubblico dal Briamasco e dal Trento in generale. Belfanti lo sa bene. Come sa altrettano bene che la società di tutto ha bisogno fuorchè di una variegata corte dei miracoli che gli gravita (a gratis?) attorno. Mappello è già qui.
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