«Niente Facebook, siete corridori»
Chat e social network contingentati in casa OmegaPharma, la squadra di Matteo Trentin. Lui: «Regola per tutelarci»
TRENTO. Niente Facebook, siete corridori. O, meglio, vietato chattare stanchi e sudati, appena scesi di bici. Men che meno affidando le proprie considerazioni a fiato corto a Facebook o Twitter. Si può riassumere così la curiosa direttiva interna della OmegaPharma Quick Step, lo squadrone multinazionale del pedale in cui corrono Tom Tornado Boonen o, per rimanere in casa nostra, il borghigiano Matteo Trentin.
Evidentemente una ragione ci sarà visto che come nota Spazio Ciclismo (on line) « i social network fanno ormai parte della quotidianità di molti corridori, il che più di una volta ha causato problemi a loro o alla loro squadra.»
Per questo motivo, Brian Holm, direttore sportivo della Omega Pharma - Quick Step, ha spiegato di essere stato costretto ad imporre delle limitazioni ai suoi corridori nell'uso di Twitter o Facebook, basate fondamentalmente sul concetto di "pensa prima di parlare".
"La regola principale che abbiamo in squadra - ha spiegato al sito ekstrabladet.dk - è di non scrivere aggiornamenti nell'ora che segue una corsa. Penso che i corridori hanno bisogno di calmarsi, rinfrescandosi un po' le idee dopo l'arrivo. Altrimenti potrebbero scrivere qualcosa che potrebbero rimpiangere".
In particolare, secondo il ds danese, bisogna stare attenti a non offendere nessuno: anzi, il dirigente scandinavo, pur non essendo iscritto in prima persona, ritiene (e ci mancherebbe altro) che i social network possano essere interessanti per creare un dibattito continuo, aumentando così l'interesse in generale, anche al di fuori delle corse.
Non per nulla proprio l’OmegaPharma cura un servizio Twitter di prim’ordine, garantendo coperture puntualissime di gare e ritiri. Oltre a Boonen vestono il bianco azzurro Terpstra, Chevanel, Tony Martin, tutti con migliaia di follower.
Matteo Trentin ha un nuovo, molto bello, sito personale su Internet. E’ presente su Facebook e vanta 1181 follower su Twitter: «Si tratta di una regola che in fin dei conti tutela noi corridori» osserva il passostone dalla Turchia, dove sta disputando il Giro omonimo.
«Oramai Twitter e Facebook sono a tutti glie effeti delle fonti di voi giornalisti. Non è raro, anzi, trovare servizi ispirati proprio dai social network. Ed ecco che se uno di noi affida al web un pensiero a mente, anzi anzi a gambe calde, è facile che possa essere poi ripreso e ampliato dai media. Meglio insomma essere attenti: perchè se uno di noi scrive una sciocchezza al giro del campanile è una cosa ma se lo fa ad una gara internazionale la risonanza è tutt’altra. Giusto, no?». Come dargli torto....(g.t.)