Nicola Conci cerca la fuga giusta «Voglio un risultato vero»
Giro d’Italia. Nel giorno di riposo abbiamo intervistato il perginese della Trek-Segafredo, al debutto alla corsa rosa «Entrare nella fuga è stato un primo successo, ma mi è mancata un po’ di “birra” per tenere il passo dei migliori»
Il primo obiettivo al Giro d’Italia, quello di mettersi in mostra con una fuga, l’ha già raggiunto, ma Nicola Conci non si accontenta. Nel giorno di riposo, il 21enne perginese della Trek Segafredo ha fatto un primo bilancio, pronto a riprovarci e a sostenere le ambizioni di podio del proprio capitano Bauke Mollema.
Com’è stata la prima settimana?
Dura – replica Conci – Cinque delle prime nove tappe superavano i 200 km, tre i 230 km. A volte mi chiedo se sia necessario inserire così tante frazioni lunghe. Non so se sia un bene per lo spettacolo.
Com’è il suo primo bilancio?
Il mio è buono, quello della squadra ancora di più. Mollema sta andando forte, Ciccone è in maglia azzurra e il mio compagno di camera Moschetti ha dimostrato di poter dire la sua nelle volate. Siamo motivati.
È già riuscito a far parlare di sé, in fuga nella sesta tappa, quella che ha visto Valerio Conti conquistare la maglia rosa.
Sapevamo che Roglic voleva lasciare la leadership e che quel giorno la fuga sarebbe potuta arrivare. C’è stata grande battaglia: l’azione decisiva è nata dopo circa due ore di corsa. Estenuanti.
Già una vittoria riuscire a entrare nell’azione buona.
È una battaglia nella battaglia. Entrare nella fuga è un primo successo, significa aver avuto le gambe per farlo.
Ci racconta quella giornata?
Tutto bello, peccato solo per il finale. Mi è mancata un po’ di “birra” per tenere il passo dei migliori. Quando abbiamo imboccato l’ultima salita eravamo al km 205. Le gambe erano già stanche e ho cercato di difendermi. Sull’ultimo strappo ho finito le energie e ho visto sfumare un buon piazzamento. Ci riproverò.
Quale sarà il suo compito da qui alla fine del Giro?
Nella cronometro Mollema ha lanciato un segnale importante. Ha chiuso terzo, pur non essendo uno specialista. Il primo obiettivo sarà quello di garantirgli il massimo supporto. Poi vedremo: da qui alla fine del Giro ci saranno altre tappe adatte alle fughe. Cercherò di riprovarci, con l’obiettivo di cogliere un risultato “vero”.
Nei primi nove giorni di corsa è venuto qualche amico o tifoso a seguirla?
A Bologna era presente mia mamma. Assieme a mia sorella, le abbiamo regalato un weekend per la festa della mamma, così sono venute a vedermi. Mio papà, invece, ha seguito le prime tappe e la cronometro. È sempre bello vedere volti conosciuti e sentire il tifo delle persone amiche, che penso non mancheranno nei prossimi giorni, quando ci avvicineremo al Trentino.
Dopo la Vuelta 2018, questa è la sua seconda partecipazione a una gara a tappe. Meglio in Spagna o al Giro?
Già nel corso dell’inverno avevo la sensazione di essere migliorato molto e qui al Giro ho avuto la conferma. Alla Vuelta facevo più fatica a recuperare dalle fatiche di una fuga. Il giorno dopo ero costretto ad accodarmi ai velocisti, fin da subito. Ora mi sembra di recuperare meglio, di avere una condizione migliore.
Altre differenze?
Le tappe al Giro sono più lunghe, ma l’atmosfera è più bella. Della Vuelta rimpiango il clima.
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