La Fisi è furiosa A Sochi nello sci solo 12 azzurri

Protesta contro le regole che favoriscono i Paesi più piccoli, introdotte però già nel 2012


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. La “bomba” è esplosa a Bormio: stando ai criteri per la composizione dei contingenti olimpici, a Sochi l’Italia potrà schierare solo 12 atleti al cancelletto delle gare di sci alpino. Dodici in tutto, tra uomini e donne.

Una grana bella grossa che, oltre a ridurre il potenziale della nostra spedizione, rischia di compromettere anche l’efficacia del meccanismo di qualificazione interna introdotto all’inizio della stagione dalla Fisi (un piazzamento nei primi sei o due nei primo otto per “staccare” il biglietto): in base alla regola, infatti, i qualificati sono già 11, 8 maschi (Dominik Paris, Christof Innerhofer, Peter Fill, Werner Heel, Roberto Nani, Luca De Aliprandini, Patrick Thaler e Manfred Mölgg) e 3 femmine (Elena e Nadia Fanchini e Federica Brignone). Questo significa che – allo stato attuale delle cose – se non cambierà in regolamento interno di qualificazione, a Sochi potrà volare un altro solo azzurro dello sci, quasi sicuramente una donna, con il rischio concreto che a guardarsi le Olimpiadi invernali in televisione restino atleti del livello di Matteo Marsaglia, Giuliano Razzoli (peraltro campione in carica), Stefano Gross, Denise Karbon, Manuela Mölgg o Daniela Merighetti.

Da qui le urla e gli strepiti degli addetti ai lavori a Bormio, compresi gli amici della Rai, sempre sensibili alle esigenze della Fisi. Lo stesso Paolo De Chiesa, nel corso della diretta dello slalom maschile, ha bollato il nuovo regolamento come una scandalosa manovra politica. In effetti non è un mistero che la Fis di Gian Franco Kasper e Sarah Lewis, con i suoi maneggi, miri all’incremento dei suoi “numeri” e all’ampliamento delle sue platee elettorali. E la dimostrazione che qualcuno l’ha fatta fuori dal vaso è la correzione di rotta arrivata proprio nelle scorse ore almeno per quanto concerne la supercombinata. La regola 3.2 dei nuovi criteri di qualificazione ai Giochi, infatti, avrebbe sostanzialmente impedito a tanti big – e stiamo parlando di personaggi del calibro di Ted Ligety, Benni Raich e Anna Fenninger – di prendere parte alla gara. Invece, per essere al cancelletto non serviranno più tre risultati utili in discesa, superG e supercombinata. Ora, gli 80 punti necessari potranno arrivare anche solo dalla discesa libera.

E qui entriamo nel dettaglio del meccanismo della lista Fis olimpica, per la quale a fare fede non sono i punti conquistati in Coppa del Mondo, bensì quelli accumulati in qualsiasi competizione disputata sotto l’egida della Federazione internazionale. Punti Fis che vengono assegnati anche nelle competizioni estive che si svolgono tra Nuova Zelanda e Sud America. Fermi restando i primi dieci membri del contingente, calcolati sulla base di altri criteri che l’Italia soddisfa a pieno, il regolamento premia quelle nazioni che vantino atleti tra i primi 50 della lista Fis che tiene in considerazione tre discipline.

Ed è qui che l’Italia pecca. E se è vero che il regolamento è cervellotico, forse tendenzioso e comunque rischia di penalizzare atleti e nazioni di vertice, è altrettanto vero che lo spirito delle Olimpiadi, almeno fino a qualche decennio fa, era quello di de Coubertain. Ma, soprattutto, che il nuovo regolamento di qualificazione ai Giochi olimpici è stato varato dalla Fis nel luglio del 2012. Da allora, qualche federazione ha sì protestato, ma ha evidentemente anche mandato i propri atleti a conquistare punti sulle piste di mezzo mondo (Austria e Svizzera avranno 20 atleti al cancelletto, Usa 19 e Francia 15), qualcun altro ha protestato e basta, e anche in ritardo.

Il presidente della Fisi, Flavio Roda, scriverà una lettera alla Fis. Ma l’impressione è che i buoi siano già scappati.

@mauridigiangiac

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