Kayak, in Val di Sole un campo gara da Molmenti
Zucchelli (Fick): «Il Noce a Mezzana è sui livelli del bacino di Londra, ma servono interventi»
TRENTO. Seconda tappa del nostro viaggio tra gli sport delle Olimpiadi, vale a dire le discipline quasi sconosciute al grande pubblico ma puntualmente capaci di regalare agli sportivi italiani le emozioni più grandi dei Giochi, salvo poi tornare nel dimenticatoio. Ma non in quello del Trentino che – su impulso del direttore, Alberto Faustini e forte del grande lavoro svolto dal nostro gruppo editoriale in occasione dei Giochi di Londra – ha deciso viceversa di dedicare un approfondimento a tutte queste discipline.
Dopo la scherma, questa settimana tocca ad un altro sport nel quale gli azzurri sono stati in grado di salire sul gradino più alto del podio (complessivamente sono stati cinque), vale a dire la canoa ed il kayak. A medaglia non è andata la grandissima Josefa Idem (che ha comunque strappato gli applausi a migliaia e migliaia di sportivi) bensì il campione friulano Daniele Molmenti, capace di portare sotto i riflettori una discplina “povera”, praticata da atleti che mangiano pane e fatica, ma al contempo affascinante ed emozionante. Che conta qualche centinaio di praticanti anche in Trentino e che proprio in questi giorni è sotto i riflettori per le gare organizzare sabato a domenica alle foci del Sarca di cui riferiamo sempre in questa pagina e soprattutto per l’imminente appuntamento con la nona edizione della Adigemarathon, maratona di canoa fluviale in programma domenica 21 ottobre con partenze da Borghetto d’Avio e da Dolcè ed arrivo a Pescantina. Manifestazione alla quale farà da padrino, e sarà presente anche alla partenza “trentina” di Borghetto”, l’uomo-copertina della canoa azzurra, appunto Daniele Molmenti.
I numeri della canoa e del kayak in Trentino ce li siamo fatti dare ovviamente dal presidente della Federcanoa (Fick), Bruno Zucchelli, che è anche presidente del Canoa Kayak Storo Ledro Sarca.
«Le società affiliate alla nostra federazione che praticano canoa e kayak sono quattro – spiega Zucchelli – il Rafting Canoa Kayak Val di Sole di Luca Scaramella, che conta una trentina di tesserati; il Circolo Nautico Caldonazzo di Matteo Ciola, con 80/90 tesserati; la Canottieri Riva del Garda di Vincenzo Regaiolli, forte di oltre 200 tesserati; e infine il “mio” Canoa Kayak Storo Ledro Sarca, che conta 150 tesserati ed è la società che vanta il maggior numero di agonisti, anche perché abbiamo la possibilità di praticare la canoa olimpica sul lago e quella fluviale, lo slalom per intenderci, sul Sarca».
Canoa Kayak Storo Ledro Sarca che ha soprattutto la fortuna di avere nello stesso Zucchelli, insegnante di educazione fisica, istruttore di canoa e kayak nonché allenatore di calcio, un motore infaticabile, capace di reclutare ogni anno, proprio nelle scuole, decine e decine di nuovi adepti.
«Ma il nostro è dilettantismo – spiega ancora Zucchelli – Io faccio ormai da anni tanta promozione nelle scuole. A quei livelli la cosa più importante è la sicurezza e quindi si parte dalle piscine, dalle prove di rovesciamento, cercando di insegnare ai ragazzi ad uscire da soli dalla barca. Questa è ovviamente la prima cosa da fare. Da aprile in poi andiamo sul lago e sul fiume, ogni anno avvio venti/trenta ragazzi alla disciplina e, finita la scuola, qualcuno prosegue l’attività. La mia società ha alcuni tesserati di trent’anni che hanno cominciato a praticare l’attività sportiva a scuola. L’agonista, invece, anche in giovane età deve allenarsi 13/14 ore alla settimana, lo junior fino a 20 ore alla settimana, per poter ambire ad esempio ad un podio ai campionati italiani giovanili. Realtà di questo genere in Trentino non ce ne sono. Forse l’unica eccezione è quella costituita dal Circolo Nautico Caldonazzo, dove l’ex agonista Luciano Parenti ha un gruppo di ragazze molto forti».
Per quanto concerne lo slalom, il Trentino sconta anche l’handicap costituito dall’indisponibilità di un campo di gara di alto livello. Che ci sarebbe, eccome se ci sarebbe, ma è difficilmente fruibile. Tanto che per gli allenamenti gli agonisti sono costretti ad appoggiarsi alla vicina ma pur sempre veneta Valstagna.
«Sì, sul Brenta ci andiamo anche noi – chiarisce Zucchelli – quello di Valstagna è un terzo grado molto impegnativo. Il paradosso è che noi avremmo addirittura un quarto grado in Val di Sole, dove sono stati disputati anche Mondiali ed Europei, ma senza l’assistenza sotto il ponte di Mezzana non lo possiamo utilizzare. È un bellissimo campo gara, con una portata sufficiente da fine aprile fino a settembre, ma per renderlo fruibile è assolutamente necessario creare un’ “acqua morta”, dove l’atleta possa fermarsi in caso di difficoltà, altrimenti per gli agonisti il rischio è quello di perdere la barca, per i meno esperti peggio ancora».
E il paradosso è che la stessa Federcanoa è alla ricerca di un bacino ai livelli di quello dei Giochi di Londra, un bacino di cui il Trentino dispone in natura. «Non a caso nel programma elettorale del vicepresidente uscente della Federcanoa, il bresciano Emanuele Petromer, c’è proprio la valorizzazione della Val di Sole – afferma ancora il presidente del comitato trentino della Fick – Non è possibile avere un fiume tecnicamente di così alto livello e non poterlo utilizzare. Sono anni che la Federcanoa cerca un bacino del livello di quello di Londra, in Trentino lo abbiamo in natura ma lo possiamo utilizzare. Basterebbe qualche piccolo intervento per renderlo fruibile anche oltre i quattro mesi della bella stagione».
Un intervento, quello invocato da Zucchelli e dalla Fick, che la Provincia che propone il suo territorio quale palestra a cielo aperto per tutti potrebbe anche mettere in cantiere.
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