C’è stata la corsa per la vittoria di tappa, per la classifica generale e poi la corsa per la sopravvivenza. La mia è stata l’ultima. Di corse ne ho vissuta poca, anche se nel mio gruppo, che ha chiuso a 45 minuti da Froome, eravamo in parecchi. Siamo partiti a tutto gas, come sempre. Sul primo Gpm, dopo 40 chilometri, ero nel gruppo con Viviani, staccato da quello principale. Abbiamo affrontato la successiva discesa a tutta, idem il successivo tratto in pianura. Eravamo a 1’20” dai migliori, ma non siamo riusciti a rientrare. Abbiamo fatto il Colle delle Finestre con un buon passo, non potrei certo dire con calma, visto che molto di più non si poteva andare. E per fortuna non ha piovuto, perché in alcuni tratti si sprofondava. Una salita in meno nel percorso di tappa non ci sarebbe stata male, magari la prima, ma così è. In cima al Sestriere siamo transitati con 41 minuti di ritardo da Froome, quindi un po’ al limite con il tempo massimo. A quel punto abbiamo cercato di alzare il ritmo e abbiamo recuperato tre minuti nel tratto che precedeva l’attacco dell’ultima salita. A quel punto, fatti due conti con il tempo massimo che era del 18%, abbiamo cercato di non rischiare. Il limite era di 56-57 minuti e ne abbiamo presi 45 dal vincitore. Sinceramente non è che si potesse fare molto di più. Non sono certamente giornate semplici queste, soprattutto dopo tre settimane di corsa, con tanta fatica nelle gambe.

Come Bora Hansgrohe, abbiamo due corridori in lotta per la top 10: Konrad è ottavo, Formolo 11esimo, anche se il distacco preso da Froome è stato di 8 minuti. Froome si è fatto 80 chilometri da solo: cosa vogliamo dirgli? Ora ci aspetta un’altra tappa dura, altri 214 chilometri, per lo meno questa volta le salite saranno concentrate nella seconda parte del tracciato.

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