Strade di sangue

Io, ciclista, oggi piango con Marco Velo

La morte della compagna Roberta Agosti, l'inerzia delle istituzioni. E su Facebook i gruppi contro i ciclisti



Sono rimasto molto colpito dalla notizia della morte di Roberta Agosti, 51enne ciclista bresciana compagna dell’ex professionista Marco Velo, travolta e uccisa da un camion nella giornata di sabato. Ho letto della disperazione dell’ex gregario di Marco Pantani, oggi assistente del c.t. azzurro Davide Cassani – uno dei personaggi che più si batte per i diritti dei ciclisti – e ho rivissuto il solito incubo, quello di Michele Scarponi, di tanti, troppi amanti delle due ruote che perdono la vita sulle strade d’Italia. 

«Il ciclismo ci aveva fatto conoscere, e il ciclismo ci ha separato», ha detto Velo. No, Marco, non è stato il ciclismo a portarti via Roberta. Colpevole o innocente che sia quel camionista, a portarsi via Roberta è stato un Paese nel quale ogni anno 250 nostri “colleghi” perdono la vita nel disinteresse delle istituzioni e per la gioia di personaggi come quelli del gruppo Facebook Io odio i ciclisti di merda (oltre 12 mila follower): fosse anche satira, è una vergogna che sia ancora aperto. Invece di capire che è in proprio in sella ad una bicicletta che potremmo forse uscire da uno dei momenti più difficili della storia del nostro Paese, dando il via alla riconversione ecologica tratteggiata da Alexander Langer più di un quarto di secolo fa, con l’automobile presto andremo anche al gabinetto. 

Sentite condoglianze, Marco: non la piangerai da solo, la tua Roberta.













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