Gli ex pro si arrendono «Contro un Gilbert così...»
Simoni e Casagranda concordi: non c’era nulla da fare, ha vinto il più forte Moreno Moser è sereno: «Con questa condizione vi farò divertire»
TRENTO. Il giorno dopo lo show di Philippe Gilbert a Valkenburg nella bocca dei tifosi azzurri c’è ancora un po’ d’amaro. La consapevolezza che abbia vinto il migliore non addolcisce la pillola, né serve a spazzare il più “italico” dei dubbi: la squadra di Bettini ha corso bene ma non ha avuto (specie nel suo capitano, Nibali) le gambe per cogliere almeno un posto sul podio, o viceversa l’ennesimo flop iridato (il quarto consecutivo, dopo il successo di Ballan a Varese) è frutto anche di un errore tattico? È su questi interrogativi che agli italiani piace dividersi e gli ex professionisti trentini del pedale non fanno eccezione. Ma di fronte a Gilbert s’inchina anche il polemico – specie nei confronti del commissari tecnici azzurri... – Gilberto Simoni, cembrano come Moreno Moser. «Ha vinto il più forte e la prima alternativa è arrivata seconda – spiega il due volte vincitore del Giro d’Italia – Di spazio ce n’era poco. Sì, lo scatto di Nibali avrebbe potuto essere meno telefonato, il lavoro degli altri azzurri che lo ha preceduto è stato fatto quasi a beneficio di Gilbert. Ma bisogna riconoscere che il Belgio ha corso alla grande. Bettini? L’Italia ha vinto con i grandi, ma ci manca sempre la squadra. Pensiamo tutti al capitano e poi quando manca quello è finita».
E Moser? «Ha lavorato tanto – prosegue Simoni – poteva attendere e stare accanto a Nibali in occasione dello scatto, ma dipende sempre dalle gambe».
Ancora più fatalista il giudizio di un altro ex professionista trentino, Stefano Casagranda, borghigiano come Matteo Trentin. «Con una squadra giovane come questa più di così non potevamo fare – afferma Casagranda – oltre a Gilbert, credo ce ne fossero altri cinque o sei che i nostri non sarebbero mai riusciti a battere. Forse un Nibali al top della forma avrebbe potuto fare meglio, credo che ieri fosse al 70% e lo stesso discorso vale per diversi suoi compagni di Nazionale».
Quindi, nessun rilievo a Bettini sotto il profilo tattico. «No – prosegue l’ex professionista borghigiano – io ritengo che abbiano corso bene: erano in tutte le fughe, non hanno mai lavorato oltre il dovuto, sono stati anche coperti. Del resto, hanno fatto 270 chilometri a 43 di media, non è facile...».
E lo stesso discorso, per Casagranda, vale anche per i “nostri” Moser e Trentin. «Moreno era il ciclista più giovane del Mondiale. Forse con la gamba del Giro del Polonia avrebbe potuto fare un po’ meglio, ma chi lo sa... Matteo ha fatto il suo lavoro ma è stato anche frenato da una caduta. Sono giovani e hanno bisogno di tempo per crescere».
Che poi è proprio lo spirito con il quale ha archiviato questa sua prima esperienza iridata lo stesso Moreno Moser. «Per me è stata una bella corsa – ha detto – Con questa condizione nelle prossime gare vi farò divertire».
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