TRENTO. «Sono stati grandiosi. Lo spettacolo che hanno fatto sulle tribune è stato bellissimo. Con il loro striscione se ne va una parte di storia della nostra trentinità. Io personalmente mi sono davvero emozionato». Un’emozione che s’è sciolta in lacrime: il presidente del Trento Mauro Giacca ha assistito dalle tribune del Brimasco al lungo addio degli Ultras Trento alla loro società. Un saluto durato un pomeriggio, cominciato tra le vie della città (con un corteo partito da Piazza Duomo e terminato al Briamasco) e conclusosi sulla “Curva Sud” al triplice fischio del match tra i gialloblù e l’Arco. 90 minuti di soli cori, canti, incitamenti alla squadra. Nessun insulto, dunque, nessun “gesto fuori posto” diretto contro la nuova dirigenza nonostante l’aperta polemica tra il gruppo Ultras e l’attuale società.
«E’ una cosa che ho apprezzato moltissimo - ha commentato Giacca - perché molti di quei tifosi li conosco bene. Sin da bambino andavo allo stadio a vedere il Trento con mio padre e poi sono stato anche tra loro, ho fatto trasferte e partecipato ai gruppi ultras. Se ci avessero attaccato direttamente mi avrebbero davvero ferito ma ciò non è successo e in questo hanno dimostrato grande intelligenza, classe ed eleganza. Li ringrazio per quello che hanno fatto domenica. Mi hanno davvero colpito».
Attestati di stima che però non bastano a ricucire lo strappo.
Evidentemente no. Ma sono sicuro che molti di loro torneranno lo stesso allo stadio. Sicuramente non più sotto lo striscione “Ultras Trento” ma torneranno allo stadio perché loro sono custodi della trentinità e quando capiranno fino in fondo la buona fede del nostro progetto non potranno che sostenerlo.
Non è che adesso vi ritrovate senza tifosi sugli spalti?
Direi proprio di no. Domenica al Brimasco c’erano 400 persone. Gli Ultras Trento erano tanti, 150/200 ma poi c’erano anche gli altri tifosi. Poi da quel che so ci sono già dei giovani pronti a organizzarsi. Secondo me già dalla partita con la Vipo (si giocherà l’8 marzo ndr) si vedrà qualche gruppo organizzato. Quel che è certo è che noi abbiamo bisogno del nostro pubblico e che se tutti remiamo dalla stesa parte questa società può davvero prendere il volo.
Sugli spalti domenica c’erano anche Luigi Longhi e Diego Mosna.
Sì e c’ha fatto molto piacere. E’ stato un’attestato di stima nei nostri confronti che dimostra come esista una rete di uomini e società intenzionata a promuovere la trentinità a livello sportivo e non solo.
Vista l’annunciata marcia degli Ultras la polizia aveva chiuso via Sanseverino. Lei vuole portare il prima possibile il Trento in serie D ma in quel caso la chiusura della strada dovrebbe diventare la norma. Con il Muse e il quartiere Le Albere vicino lo trova possibile?
No. Secondo me già il prossimo anno con l’Eccellenza potremmo portare allo stadio 1.000, 1.500 tifosi. Non è possibile far convivere lo stadio, con tutti i problemi che si porta dietro a livello di ordine pubblico, con un centro di attrazione turistica come il Muse a misura di bambini e un quartiere residenziale come quello de Le Albere. Per questo appena finite le elezioni comunali ci confronteremo con il sindaco e la Provincia per risolvere il problema. Serve un nuovo stadio da 9.999 posti in zona Trento Sud nell’area ex Caserme Duca d’Aosta. Un progetto da 10 milioni di euro da realizzare anche con il coinvolgimento dei privati. Una casa del calcio trentino.