Ferrari, ora al lavoro: Leclerc merita una vettura più veloce
Roma. Se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, l’insperato secondo posto in Austria Charles Leclerc se l’è ampiamente meritato. Partito settimo nella gara d’apertura del Mondiale 2020 di F1, ha...
Roma. Se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, l’insperato secondo posto in Austria Charles Leclerc se l’è ampiamente meritato. Partito settimo nella gara d’apertura del Mondiale 2020 di F1, ha mascherato gli imbarazzi della Ferrari con una guida superlativa. Il podio ottenuto sul Red Bull Ring appariva quanto mai improbabile al termine delle qualifiche, ma dire che sia caduto dal cielo non rende il giusto merito alle doti del giovane monegasco. Che ha il dono naturale dei campioni: riuscire a portare il mezzo meccanico oltre i suoi limiti.
Già prima del via Leclerc aveva fatto parlare di sé evitando di inginocchiarsi, come chiesto da Lewis Hamilton, in segno di solidarietà con il movimento antirazzista nato dopo l’uccisione di George Floyd. Leclerc è rimasto a capo chino, però in piedi, imitato dai colleghi dell’ultima generazione, da Verstappen a Sainz e Giovinazzi. Un gesto che gli ha attirato non poche critiche sui social, sebbene voci dal paddock suggeriscano una presa di distanza non certo da black lives matter, ma dallo stesso Hamilton e dalla sua volontà di dettare la linea tra i piloti.
Leclerc, dunque, coraggioso (non solo in pista). Ma anche maturo e consapevole. «Non siamo dove vorremmo in termini di performance - ha ammesso appena fuori dall’abitacolo - Le uscite della safety car hanno continuamente rimescolato le carte e questo ci ha aiutati, ma al momento non sembra che siamo in condizioni di giocarci la vittoria».
Da venerdì si replica allo Spielberg e la Ferrari resta in attesa degli aggiornamenti tecnici previsti per il Gp dell’Ungheria (17-19 luglio), anche se Mattia Binotto ha lasciato intendere che qualcosa potrebbe arrivare prima. Intanto Leclerc ha ripagato il rinnovo contrattuale fino al 2024 e l’incoronazione a numero 1 della Scuderia con una performance che ha definito «una delle mie migliori da quando sono in F1». Non sufficiente, però, a coprire i ritardi sulla concorrenza. E non solo dalla super Mercedes, ma anche da McLaren e Racing Point, come certificato dallo spento Sebastian Vettel, decimo in gara e fuori dalla top-ten in qualifica.
La Ferrari non aveva alimentato aspettative ancor prima di arrivare in Austria, spiegando che un problema di progettazione costringeva a ripensare la filosofia aerodinamica dell’auto. Ma nemmeno si aspettava l’entità del gap emerso quando la stagione è finalmente iniziata. La squadra di Maranello ha vinto tre gare l’anno scorso e Leclerc ha ottenuto più pole position di tutti. Eppure, nelle qualifiche di sabato, le Rosse si sono ritrovate dietro non solo a Mercedes e Red Bull, ma anche a team che nel 2019 erano almeno un secondo più lenti di loro. Leclerc ha incassato 0,987 millesimi dal tempo in pole della Mercedes di Valtteri Bottas ed è stato 0,920 millesimi più lento della sua stessa pole 2019. Un secondo perso da un anno all’altro. Dopo le qualifiche Vettel ha detto che la macchina «mancava di grip e deportanza generale». La Ferrari ha affermato di aver dedicato uno sforzo speciale al carico aerodinamico della vettura per quest’anno, sapendo che le prestazioni in curva erano la sua debolezza. In Austria, le Rosse hanno tenuto il passo di Mercedes nelle curve veloci, ma perdevano in quelle a media e bassa velocità. Se il lavoro sulle prestazioni in curva ha in parte pagato, restano i problemi di velocità pura in rettilineo. Vanno risolti in fretta. Con un Vettel nei panni di separato in casa, lo deve soprattutto a Leclerc. Lui ha dimostrato di non temere né la pressione né le responsabilità.