Dumoulin getta la spugna Ackermann concede il bis 

Giro d’Italia. Dopo la caduta e la lesione al ginocchio, l’olandese ha provato ha ripartire ma è stato costretto al ritiro: «Mi fa troppo male». Il premier Conte al via incontra i ciclisti italiani


Adolfo Fantaccini


Terracina (latina). Parte o non parte? Si è rotto? Proverà? La notte di Tom Dumoulin scorre fra i tormenti e un tourbillon di domande senza risposte. Solo ipotesi e speranze. La pioggia e il vento di ieri mattina hanno spazzato via dubbi e incertezze. A mettere la parola fine a ogni quesito, tuttavia, è la bici. Come sempre. L’olandese ci sale sopra, prova a pedalare, dopo essersi presentato al foglio firma, si incolonna assieme agli altri della carovana rosa, poi mette il piede a terra a capo chino e si arrende. La caduta di martedì, a 6 chilometri dal traguardo di Frascati, lo ha ferito nel corpo, ma anche nell’anima. Il vincitore del Giro 2017 a Milano ha il ginocchio sinistro gonfio e una certa voglia di proseguire. Il cuore lo spinge verso il traguardo di Terracina, dove si conclude la quinta tappa vinta allo sprint - dopo 140 chilometri sotto la pioggia - dal tedesco Pascal Ackermann (al bis, dopo Fucecchio); la ragione, invece, lo spinge verso il Tour de France che verrà.

Le parole di Dumoulin

«Prima della tappa ho provato a pedalare sui rulli, nella mia stanza d’albergo. Ho voluto stringere i denti, ma il ginocchio mi fa troppo male: non riesco a stare sui pedali, dunque non avrebbe senso insistere - le parole dell’olandese della Sunweb -. Posso muovere la gamba, ma purtroppo non posso forzare: non sono in grado di gareggiare a questi livelli come vorrei». Il Giro d'Italia perde un sicuro protagonista, ma anche un aspirante al podio (obiettivo minimo) di Verona. «Per me è terribile lasciare il Giro: sono triste - aggiunge Dumoulin -.Mi sono preparato per mesi a questo appuntamento e alla fine non è andata come volevo. Adesso mi prendo qualche giorno di riposo, riassorbirò la botta, poi decideremo il da darsi assieme alla squadra».

Dumoulin aveva previsto di partecipare sia al Giro che al Tour: adesso potrà concentrarsi solo sulla corsa francese, senza però escludere una partecipazione in extremis alla Vuelta. Tutto dipenderà dalla sua condizione di forma. A questo punto a giocarsi il Giro, assieme all’attuale maglia rosa Roglic, restano Nibali, Simon Yates, Miguel Angel Lopez e probabilmente Mikel Landa o, chissà, anche Carapaz. Non Dumoulin. Per l’olandese la “corsa più dura nel Paese più bello del mondo”, come recita lo slogan, proseguirà solo davanti alla tv.

La visita del premier Conte

A dare il via alla quinta tappa del Giro d’Italia, a Frascati, era stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «Ho detto ai corridori italiani, da Nibali a Viviani a Formolo, per i quali faccio il tifo, di mettercela tutta: tutta l’Italia li guarda e li sostiene. Il Giro è anche un modo per far conoscere la nostra Penisola, tanti posti meno conosciuti. Vado in bici, ma da quando sono presidente del Consiglio purtroppo non lo faccio più. A Roma sarebbe bellissimo nel centro storico in bici».

Oggi a S. Giovanni Rotondo

Oggi si disputa la Cassino-San Giovanni Rotondo di 238 chilometri. Primi 190 chilometri senza particolari asperità. Finale più movimentato, con l’unico Gpm (di seconda categoria), sulla rampa di Coppa Casarinelle, a 30 chilometri dall’arrivo.













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