Tuffi

Dallapè: «Ho pensato di smettere, ho voglia di diventare mamma»

La trentina non ha ancora smaltito la delusione di Kazan: "Vado in ferie, sperando di riuscire a ripartire"


di Marco Marangoni


TRENTO. «La delusione è davvero tanta, non nascondo che in questi giorni ho pensato di smettere e chiudere la carriera. Andrò in ferie con la speranza di ricaricarmi in vista della prossima stagione che sarà comunque l’ultima».

Francesca Dallapè è deusa del suo bilancio ai Mondiali di Kazan. Non si capacita del fallimento nella semifinale, né sa spiegarsi perché nel sincro dal trampolino assieme alla compagna Tania Cagnotto non sia arrivata la medaglia. Nella gara individuale Franci era effettivamente in piena corsa per entrare tra le dodici finaliste, ipotecando con un anno d’anticipo la qualificazione per le Olimpiadi di Rio. E nel sincro un terzo posto sarebbe bastato per mettere al sicuro il pass olimpico. Due obiettivi mancati, due delusioni.

«Ho meditato di ritirarmi ma adesso dico che voglio stringere i denti per trovare la forza per ripartire. Proseguo perché ci sono le Olimpiadi. La prossima stagione sarà comunque l’ultima. Dentro di me è sempre più forte il desiderio di diventare mamma – dice Francesca – Adesso penso alla crociera (Francia, Marocco, Canarie, ndr) per riposarmi e rilassarmi. A settembre ripartirò».

Ha fatto un’analisi?

«Se devo essere sincera ancora no. Posso solo dire che siamo arrivate troppo tardi, non siamo riuscite ad ambientarci velocemente e abbiamo avuto diversi problemi con il trampolino. Non siamo entrate subito nel clima mondiale. So che può sembrare una scusa, perché anche le altre erano nelle nostre stesse condizioni, ma hanno continuato a cambiare la tavola – spiega la 29enne tuffatrice trentina di Villamontagna portacolori sia dell’Esercito che della Buonconsiglio – Nella gara individuale credo che la testa non abbia funzionato come avrebbe dovuto. Sono entrata in semifinale con il sesto punteggio, la qualificazione era andata molto bene, un’ora dopo non so cosa sia accaduto».

Causa le risicate risorse economiche che vengono messe a disposizione per il settore tuffi, la sua allenatrice Giuliana Aor è stata costretta a restare a Trento, ne ha risentito?

«Certo, mi è mancata molto. Giuliana mi ha sempre accompagnata negli ultimi 7-8 anni. Io con lei sono abituata. Anche se è brusca, magari nel momento cruciale della gara mi avrebbe dato uno scossone».

Crede di essersi presentata a Kazan stanca, anche a causa delle continue prove di efficienza che le sono state richieste?

«Ho lavorato davvero tanto in questa stagione ed effettivamente è stata dura. Ho disputato la peggior gara dell’anno, un vero peccato perché ero sempre rimasta sopra quota 300. Con 298 sarei comunque entrata in finale (bastava 296, ndr) e invece ho sballato tutto finendo poco sopra 250».

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