Ciclismo: per Matteo Trentin un futuro da stella nelle gare classiche

Tre corse vinte in un mese: il ciclismo trentino sforna un altro campione


Luca Franchini


ROMA. Tre corse vinte in un mese, il primo di una lunga stagione, con la perla del trionfo in solitaria al Gp Liberazione: la corsa delle corse, quella che vale un'intera stagione e che in passato è stata vinta da corridori del calibro di Bugno, Konyshev, Matthew Goss ed anche Ale Bertolini (nel 1993).
Il ciclismo trentino (e perché no, anche italiano), può brindare all'esplosione di un nuovo "fenomeno", che si candida a diventare uomo da classiche. Presto per dire se Matteo Trentin (22enne borghigiano del Team Brilla) potrà diventare un Francesco Moser o un Maurizio Fondriest, ma stoffa, grinta e talento sembrano davvero non mancargli. Intanto, il movimento del ciclismo nostrano - con Moser e Fondriest in testa - promuove a pieni voti il talento borghigiano, lanciandogli lo sprint verso il professionismo. Così dicono di lui.
Francesco Moser: «Sia alla Bolghera che al Liberazione ha offerto due grandi prove di forza. Per vincere in quel modo, bisogna avere stoffa ed anche alla Bolghera, seppur corsa meno impegnativa, Trentin ha sfoderato un bel "numero". È forse presto per i paragoni, ma come tipo di corridore mi ricorda molto Alessandro Bertolini, che da dilettante vinceva moltissimo e che in quanto a grinta e forza è secondo a pochi. Trentin ha vinto due corse che non si vincono per caso. Ha vinto due corse vere. Per questo penso ne possa uscire un corridore vero».
Maurizio Fondriest: «Trentin è un ragazzo che è sempre andato forte, tanto su strada che nel ciclocross, segno che il potenziale c'è. Negli ultimi anni ha avuto una crescita costante e, sicuramente, nel Liberazione di lunedì scorso le doti di ciclocrossista lo hanno agevolato: è molto bravo a guidare la bicicletta, come ha dimostrato sul pavé e sul bagnato a Roma. Lo vedo corridore da classiche, dotato pure di un buon spunto veloce».
Nino Marconi: «Trentin mi è sempre piaciuto, tanto come corridore che come ragazzo, sempre positivo, entusiasta. Non l'ho mai sentito lamentarsi, dire "non sto bene", ma sempre "oggi provo, oggi faccio". Questo penso lo abbia aiutato tanto. È un corridore un po' atipico, avendo sempre fatto anche ciclocross. Penso che, visti i risultati, d'ora in poi si concentrerà sulla strada ed ha tutte le caratteristiche per diventare un Maurizio Fondriest. Io lo vedo così, bravo a difendersi sulle salite non troppo lunghe e dotato di un ottimo spunto in volata. E soprattutto... Matteo non ha paura della fatica. Ha carattere, davvero tanto carattere».
Stefano Casagranda: «Si sapeva che Matteo era forte. Fisicamente basta guardarlo, non si può dire che non sia dotato. Le vittorie che ha conquistato quest'anno sono pesanti. Quando ci siamo incontrati al Giro del Trentino a Fai della Paganella, l'ho presentato ad alcune squadre pro, ma tutti già lo conoscevano. Lo stesso ct Bettini incluso era informato e mi ha detto belle cose su Trentin. Strada o cross? Solo uno con un fisico come il suo può fare tutte e due le attività con questi risultati. Come caratteristiche, con le proporzioni del caso, lo paragono a Cancellara: gambe e spalle grosse per spingere e tanta forza. Lo vedo corridore da pavé. Il suo passaggio al professionismo lo do ormai per scontato: anzi, se andrà avanti così penso che avrà pure la fortuna di poter scegliere la sua prossima squadra».
Gilberto Simoni: «Un bel corridore, tenace e intraprendente. Un combattente nato, che mi ricorda molto Leonardo Bertagnolli. Per quello che ho visto al Liberazione, lo definirei un corridore moderno. Sarebbe bello vederlo tra i professionisti».













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