Calcio, un precedente inchioda il Trento
“Pignoramento” valido anche per i dilettanti: e al Tolentino è costato il fallimento
TRENTO. 5 di luglio: i 24 giocatori di proprietà sono pignorati dal Tribunale di Belluno; non esistono dirigenza, staff tecnico e settore giovanile; il Trento Calcio 1921 è ad un passo dal fallimento. È vero che, norme federali alla mano, oggi la società di via Sanseverino potrebbe iscriversi al campionato d'Eccellenza, ma è altrettanto innegabile che il castello di carte su cui si poggia oggi è destinato a crollare nel giro di pochi giorni. Il pignoramento dei calciatori aquilotti da parte dell'ufficiale giudiziario, diretta conseguenza del decreto ingiuntivo presentato dall'azienda Calcio Group che vanta un credito di quasi 80mila euro con il Trento Calcio, ha fatto balzare agli onori della cronaca nazionale i già disastrati colori gialloblù.
A questo punto, che fare? Iscrivere la squadra all'Eccellenza ugualmente (attenzione: ne potrebbero arrivare altri di decreti ingiuntivi nei prossimi giorni, visto che ci sono altri creditori) oppure chiudere baracca e burattini e dichiarare fallimento? L'amministratore delegato Alfredo Morelli si è affidato all'avvocato Paolo Malfatti (che fino allo scorso autunno è stato vicepresidente della società) e ha chiesto consulto a Roma nella speranza che, trattandosi di calciatori dilettanti, la Lega Nazionale Dilettanti dichiari che i cartellini dei 24 giocatori non abbiano alcun valore e che nessuno dei calciatori rappresenti di fatto un “bene” di proprietà della società.
Peccato, però, che la realtà sia ben diversa ed esista un precedente risalente alla scorsa stagione sportiva che dice esattamente il contrario. Il Tolentino, formazione marchigiana iscritta al campionato d'Eccellenza, subì il pignoramento dei cartellini di 49 giocatori da parte di un'azienda. La società marchigiana, successivamente dichiarata fallita dal Tribunale di Macerata, presentò immediatamente ricorso per chiedere la sospensione del sequestro, ma dopo tre settimane venne confermata l'esecutività del titolo e vennero riconosciute le ragioni dell'impresa creditrice, che sostenne (a ragione) che «è proprio nel consenso che la società può dare o meno al trasferimento che viene in rilievo il valore del cartellino».
Tradotto in parole povere: se i calciatori dilettanti non hanno alcun valore per la società che detiene il cartellino, perché esistono le trattative di calciomercato anche nei tornei non professionistici? I soldi girano, eccome e, dunque, è possibile quantificare il valore dei giocatori. Quindi i giocatori, anche a livello dilettantistico, hanno un valore.
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