Bragagna e la gaffe «Ho detto la mia e mi hanno punito»
Il telecronista Rai bolzanino rivive un’edizione dei Giochi mai così carica di polemiche, anche sul piccolo schermo
BOLZANO. La leggenda vuole che grandi firme del giornalismo italiano come Montanelli e Biagi abbiano fatto di tutto nella loro vita prima di approdare alle colonne di piombo dei giornali. Nel suo piccolo anche Franco Bragagna , telecronista bolzanino della Rai, la "voce" dell'atletica da una ventina d'anni, ha fatto un po' di tutto per "campare". Dall'impiegato al direttore sportivo dell'Asiago hockey, dal concorrente professionista di quiz televisivi a marciatore ai tempi dei fratelli Damilano («in gara li vedevo solo due volte: alla partenza e quando mi doppiavano»). Bragagna è un'enciclopedia sportiva unica, una sorta di motore di ricerca già in funzione ben prima della scoperta di Google, capace di deliziare la platea con nozioni, informazioni, tempi ma anche con opinioni e commenti non necessariamente in abito gessato da cronista di servizio pubblico.
Ha sempre mantenuto il profilo basso ma alle Olimpiadi di Londra è salito alla ribalta mediatica. Prima la polemica a distanza con Fabio Caressa, quini il caso Schwazer e quell'incidente di percorso durante la telecronaca della maratona dove al passaggio delle concorrenti sul ponte del Tamigi ha detto in diretta. «Il Ponte dei Frati sotto il quale fu trovato il cavadere di Licio Gelli». Ovviamente si trattava del banchiere Roberto Calvi e non del 93enne venerabile maestro della P2. Immediata la correzione ma la gaffe aveva già invaso la rete ed il giorno dopo era in evidenza sui giornali, in alcuni casi con ironia in altri con una cattiveria decisamente fuori luogo.
Allo ra Bragagna, via il dente e via il dolore: genesi e conseguenze della gaffe olimpica?
«Stavo facendo tre cose contemporaneamente - esordisce il telecronista - guardavo il computer, il video e mi ero distratto per una squalifica e sono scivolato. Una brutta scivolata che non deve succedere».
Non è un dramma, in otto ore di diretta tv può anche capitare....
«No, viste le conseguenze».
In effetti qualcuno è andato giù pesante.
«Qualcuno ha preso a pretesto la gaffe e ha sparato a zero».
Un gesto premeditato?
«Non hanno digerito alcune mie considerazioni sul mondo del ciclismo che ho definito sport abituato al doping e me l' hanno fatta pagare».
Comunque già per scaldare l'ambiente c'è stata la polemica a distanza con Caressa.
«Tutto è nato da un'intervista concessa a un blog dove avevo detto che il modo di raccontare lo sport con enfasi esagerata è anche figlia dell'esigenza di vendere qualche abbonamento in più».
Eppure anche lei è un telecronista anomalo, insomma, ci mette del suo e non si limita alla lettura del gesto tecnico.
«Non sono asettico e prendo una posizione sullo sport che commento. La telecronaca è più vivace e credo che il pubblico lo apprezzi».
Soprattutto ha detto la sua sul caso Schwazer.
«Una vicenda che mi ha turbato sul piano personale e che mi ha reso davvero difficile commentare la 50 km di marcia. Il ragazzo di Pechino 2008 non è diventato uomo, sembrava solare e divertente ma in realtà non lo era».
Lo ha criticato in tempi non sospetti, quando ad esempio si infortunò sciando...
«Voglio bene ad Alex ma un campione non va a sciare. Credo che non tornerà più alle gare e mi auguro che non finisca su qualche reality».
La spedizione olimpica azzurra tutto sommato è andata bene.
«Sì, discretamente ma abbiamo vinto in discipline tecniche e non universali. Negli sport olimpici per eccellenza come nuoto e atletica abbiamo fatto flop».
Già, la sua atletica: un bronzino preso al volo da un signore di 36 anni...
«E' inutile girarci attorno, è stato un fallimento. Avevamo tre pedine: Howe, Di Martino e Schwazer. per un motivo o per l'altro non c'era nessuno».
Il momento più emozionante?
«L'oro di Molmenti. È un personaggio, un po' Fulvio Valbusa e un po' Braccio di ferro».
Che voto dà alle Olimpiadi di Londra ?
«Non più di 7, Pechino era da 9, Atene da 8».
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