Bortolotti verso la Williams
Il neo campione mondiale si confessa all'indomani del trionfo in Formula 2
TRENTO. Mirko va veloce. Velocissimo. Ma non in autostrada dove guida come tutti noi piloti della domenica, ovvero entro i limiti. Bortolotti, appena 21 anni badate bene, ha già in tasca il titolo di campione del mondo di Formula 2 e si appresta (il mese prossimo) a fare un test in Formula 1 con la Williams. Casa che gli ha fornito l'auto con cui ha messo tutti in fila nel mondiale. E che quindi conosce benissimo questo ragazzone alto e magro nato a Pietramurata e trapiantato a Vienna: «Nel 2009 non ero riuscito a finire tante gare in Formula 2: su 16 ben 7 non mi avevano visto arrivare alla fine. Non si può pretendere l'affidabilità al 100 per cento su 25 macchine in una nuova categoria. Il primo anno è una sorta di lotteria. Le Williams che si sono date battaglia nei circuiti del campionato di Formula 2 sono molto migliorate. Essendo auto tutte uguali e gommate nel medesimo modo permettono davvero al pilota di fare la differenza: sono motori Audi da 1800 cc e con il turbocompressore hanno una potenza da 500 cavalli. Conta come le guidi e, non meno, come le prepari con i vari test di ottimizzazione, nei set-up che si fanno nei giorni prima della gara. La differenza, se ci riesci, la devi fare te».
Buongiorno Mirko, complimenti ancora. Ha tempo per fare due chiacchiere?
«Sì, sì. Sono in auto e sto tornando da Milano. Ovvio, si è festeggiato questa grande stagione. E la vittoria del campionato. Ora una scappata a Trento e poi in Austria. A Vienna, dopo abito».
Ah è in auto. E come guida un pilota? Va piano in autostrada?».
«Sto nei limiti. La pista è una cosa, la strada normale è un'altra».
Beh, ci sono stati precedenti di suoi illustri colleghi pescati a 250 all'ora sulle tangenziali. Con tanto di patente ritirata».
«Se lo vuole sapere a me la patente (ride) non me l'hanno mai ritirata. Se ho tutti i punti? Sì, perchè la mia è una patente austriaca e non prevede la formula dei punti a scalare».
Parliamo seriamente. Come ci si prepara fisicamente a guidare bolidi da 500 e passa cavalli. Si sa che la forze centrifughe varie si accaniscano sui muscoli del collo. No?
«Sono seguito da anni da un fisioterapista che sta a Vienna. E sin dal mio esordio alle corse mi è stato insegnato che tipo di approccio fisico serve alle gare automobilistiche. Ho avuto la fortuna di fare parte nella passate stagioni di programmi importanti dove si dava molta importanza alla preparazione fisica. Ora mi so gestire. Si fa molta palestra e la muscolatura del collo è in effetti una di quelle che viene potenziata con maggiore attenzione. Ma si lavora anche sulle mani, braccia e schiena perchè durante una gara può succedere che la tensione delle cinture si allenti. Ecco allora che serve uno sforzo fisico maggiore per rimanere nella corretta posizione sul sedile e dentro l'abitacolo in generale».
Non è raro vedere voi piloti scendere stravolti dalle auto. Serve un approccio anche aerobico? Ci vuole insomma un'aumentata resistenza alla fatica?
«Il potenziamento cardio-aerobico è importante quanto quello muscolare. Si arriva a fine gara davvero con il fiato corto».
Senta lei aveva già fatto una prima esperienza in Formula 2 e le cose erano andate bene, ma non splendidamente come quest'anno. Cosa è cambiato in lei in questo lasso di tempo?
«E' cambiata l'esperienza. Il primo anno in una nuova categoria è sempre molto difficile. Mi ricordo i tanti fermi in giglia, nel pre-start: per mille problemi. Ora invece è cambiata molto l'affidabilità delle macchine. Nel 2009 non ero riuscito a finire tante gare: su 16 ben 7 non mi avevano visto arrivare alla fine. Non si può pretendere l'affidabilità al 100 per cento su 25 macchine in una nuova categoria. Il primo anno è una sorta di lotteria».
In questa stagione musica nuova.
«Le Williams che si sono date battaglia nei circuiti del campionato di Formula 2 sono molto migliorate. Essendo auto tutte uguali e gommate nel medesimo modo permettono davvero al pilota di fare la differenza: sono motori Audi da 1800 cc e con il turbocompressore hanno una potenza da 500 cavalli. Conta come le guidi e, non meno, come le prepari con i vari test di ottimizzazione, nei set-up che si fanno nei giorni prima della gara. La differenza, se ci riesci, la devi fare te».
Ora con il titolo di campione in tasca brucia ancora di più, se vogliamo, la mancata conferma nella Ferrari Academy. A Maranello probabilmente si ripenderà a quella scelta. Lei la prese come una delusione immaginiamo...
«No no. In Ferrari sapevano benissimo quali erano le mie potenzialità e quali erano i problemi sulla macchina. Sapevano tutto. La decisione non è stata presa per i risultati, anche perché ho fatto cinque test di Formula 1. I tempi non sono mai stati diramati perchè sono dati riservati, ma posso dire che sono andati benissimo. Non sono stato confermato perché all'interno dell'Academy sono stati cambiati programmi e filosofia. Sono due cose ben diverse».
Come si può monetizzare questa splendida vittoria mondiale?
«Presto per dirlo. Tra l'altro il campionato prevede una ultima prova a Barcellona a fine mese. Voglio prepararla bene per onorare sia il titolo che la corsa. Il risultato è stato ottimo: ho fatto cinque vittorie ed molti podi, con una concorrenza molto qualificata. Qui in Formula 2 non è il budget del pilota a fare la differenza: si è tutti alla pari, volevo questa situazione. Non volevo che la mia carriera fosse decisa dal team: a novembre ci sarà lo step successivo con il test di Formula 1 con la Williams ad Abu Dhabi. Quello che succederà dopo non si sa...».