Alex, addio dopo 930 mila chilometri

Bertolini lascia il ciclismo circondato dall’affetto dei suoi fans. «Ora voglio fare qualcosa per la mia Mori e per i giovani»


di Luca Franchini


MORI. Le ultime pedalate di una carriera lunga 930mila chilometri. Ieri, con una festa nella “sua” Mori, Alessandro Bertolini ha dato l'addio ufficiale al ciclismo agonistico, dopo 19 stagioni da professionista e 31 anni passati in sella. Una meritata passerella per il tenace “Berto”, che assieme a tanti appassionati e giovani ciclisti delle società trentine ha pedalato dal velodromo di Mori fino in piazza Cal di Ponte, dove ha ricevuto l'abbraccio della sua città, alla presenza di tanti ex compagni, appassionati ed autorità.

«Fatico a descrivere le emozioni che provo in questo momento – spiega Alessandro -. C'è il rammarico per una carriera che finisce, ma anche il rinnovato entusiasmo per un'altra vita che inizia. Lasciare l'agonismo non è mai facile per un atleta, ma vedere tanta gente e tanti ragazzini intorno a me nel giorno dell'addio mi dà motivo di credere che i tanti sacrifici che ho fatto possano servire come testimonianza per tutti loro».

Bertolini, all'età di 41 anni, ha appeso la bicicletta al chiodo, in una giornata in cui ha ripercorso con la mente ognuno dei 930mila chilometri macinati in sella. Il momento più bello? «Ce n'è stati tanti, ognuno bello a modo proprio – replica il moriano -. Dalla vittoria alla Coppa d'Oro da allievo, al Liberazione e al campionato italiano da dilettante, fino alla vittoria di tappa al Giro d'Italia e al Giro del Trentino, a Trento, senza dimenticare la maglia tricolore conquistata in pista a Mori e alla maglia azzurra vestita in occasione del trionfale Mondiale di Stoccarda. Un rimpianto? Quello di aver partecipato ad un solo campionato del mondo, a 36 anni. Forse, da quel punto di vista, meritavo qualcosa di più». Ed ora? «Voglio fare qualcosa per la “mia” Mori e per i giovani e cercherò di dare la mia disponibilità a tutti quanti me la chiederanno – conclude il “Berto” -. La mia candidatura alla presidenza della Fci trentina? E' possibile, ma non ancora sicura: ci sono molti aspetti da valutare».

Poi spazio agli applausi, tanti e sentiti. In primis, quelli degli ex compagni di avventura. «Alessandro ed io siamo passati assieme al professionismo e nei primi anni abbiamo condiviso assieme le difficoltà del passaggio – racconta Gilberto Simoni -. Nelle categorie giovanili ce le siamo date di santa ragione, ma poi siamo diventati grandi amici, compagni di squadra alla Diquigiovanni. La sua determinazione e la sua tenacia mancheranno al ciclismo. Devo essere sincero: negli ultimi anni della mia carriera sono riuscito ad andare avanti grazie all'entusiasmo del “Berto”».

Presente anche il presidente della Fci Renato Di Rocco: «Alessandro si è dimostrato un atleta serio, che ha dimostrato che con la bicicletta ci si può divertire e diventare uomini. Come atleta, lo ricorderò per il suo grande spirito di abnegazione e per la sua solarità».

Infine, non poteva mancare l'intervento dell'assessore provinciale al turismo Tiziano Mellarini, ieri in tenuta ciclistica ed in sella insieme a Bertolini e ai tanti ragazzini che hanno partecipato alla festa. «Alessandro si è meritato questa festa per tutto l'impegno profuso – spiega Mellarini -. Mori ha una grande storia per quanto riguarda il ciclismo e a Bertolini va dato il merito di averne scritto alcune delle pagine più belle ed importanti. E' stato esemplare ed ha dimostrato di credere e seguire i veri valori dello sport. Peccato che non sia riuscito a chiudere la carriera alla Settimana Tricolore della Valsugana, come aveva programmato, ma in suo onore l'anno prossimo una tappa del Giro d'Italia (la cronoscalata Mori-Polsa) partirà proprio dalla sua città e sarà lui a dare il via ufficiale alla corsa».

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