A Novi Ligure c’è il bis di Ewan Viviani (quarto) getta la spugna 

Giro d’Italia. Il veronese e l’australiano annunciano il ritiro, ma Elia torna a casa a bocca asciutta. Oggi la mitica Cuneo-Pinerolo, senza però le salite domate da Coppi nel 1949. A proposito di montagne: sabato riapre il Manghen


Adolfo Fantaccini


Novi ligure (alessandria). Anche ieri, sull’interminabile rettilineo di Strada Serravalle, a pochi metri da dove dimorava l’Airone Fausto Coppi, tutti aspettavano la vittoria di Elia Viviani. Invece, ancora una volta, sul rettilineo di una tappa del 102esimo Giro d’Italia, l’11esima, è sbucata la ruota di Caleb Ewan, australiano con gli occhi a mandorla perché di madre sudcoreana. Il velocista tascabile ha bissato il successo conquistato a Pesaro, mettendo in fila tutti i rivali rimasti in lizza: da Demare, vincitore martedì a Modena, al tedesco Ackermann, acciaccato dopo la caduta, però ancora in grado di giocarsi la volata. Ma soprattutto Elia Viviani. Il campione italiano in carica è rimasto a bocca asciutta, vedendosi respingere dal traguardo piemontese.

Viviani dice basta

È l'ultima sconfitta al Giro 2019, perché il veronese se ne torna a casa, come ha ammesso a fine corsa, per ritrovare se stesso e soprattutto la carica che aveva prima di prendere il via da Bologna l’11 maggio scorso. Viviani non deve avere digerito il declassamento di Orbetello, dove aveva vinto alla grande davanti a Fernando Gaviria, perché da quel giorno non è stato più lo stesso. Ma soprattutto non ha avuto quell’esplosività nelle gambe che per un velocista è linfa vitale. Disarmato e declassato, il campione italiano e olimpionico su pista a Rio non è più riuscito a ritrovarsi; ieri ha dunque deciso di alzare bandiera bianca e di fermarsi. Il fine settimana, a cominciare dalla tappa di oggi da Cuneo a Pinerolo, ma soprattutto la sfida impossibile sulle Alpi come sulle Dolomiti, gli hanno consigliato di tirare i remi in barca. Lo stesso ha fatto Caleb Ewan che, a differenza di Viviani, chiude la propria esperienza in questa edizione della corsa rosa con un paio di successi. Non male.

Sabato apre il Manghen

A proposito di montagne: sabato apre, almeno sul versante della Valsugana, la strada di Passo Manghen, teatro – sabato 1 giugno – della Feltre-Croce d’Aune/Monte Avena, penultima tappa, seconda in quanto a durezza solo alla Lovere-Ponte di Legno.

La solita fuga

Ad animare la tappa odierna sono stati i soliti noti: Mirco Maestri, Marco Frapporti e Damiano Cima, andati a caccia di un'impossibile fuga per la vittoria. Dopo avere attraversato l'intera Pianura Padana sono stati inesorabilmente riassorbiti dal gruppo che si preparava alla alla volata. Grande movimento dei treni negli ultimi chilometri, con Lotto Soudal, Dimension Data, Deceunick Quick-Step, CCC e Bora Hansgrohe al lavoro per mettere i propri uomini-jet nelle condizioni di puntare al successo. Lo sprint di Ewan ha messo tutti d’accordo.

Conti sempre in rosa

Valerio Conti ha aggiunto un altro anello alla propria collezione rosa, conservando la maglia più preziosa nella tappa dedicata a Fausto Coppi e Gianni Brera (la corsa è passata da San Zenone al Po, dove il giornalista e scrittore nacque 100 anni orsono, ndr). La frazione di ieri ha regalato parecchie suggestioni, sospesa com’era fra una sequela di ricordi in bianco e nero, ma il viaggio a ritroso nella memoria proseguirà oggi. È in programma la Cuneo-Pinerolo che, sia pure senza le cime scalate nel 1949, resta sempre la madre di tutte le tappe. In quel 10 giugno di 70 anni fa non c’era più il Grande Torino, all’Italia non restava altro che aggrapparsi a Fausto Coppi.















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