A 36 anni Roger Federer torna ad essere il numero uno al mondo
Sconfiggendo Haase nei quarti di finale a Rotterdam è il tennista più anziano a raggiungere la vetta Atp
ROTTERDAM. Dalle parti del mitico All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra, teatro del torneo di Wimbledon, lo chiamano non a caso "King Roger". Ebbene oggi l’appellativo reale appare «restrittivo« per Federer, che da lunedì, con 36 anni sulle spalle, tornerà in cima alla classifica mondiale. Federer ha infatti battuto l'olandese Robin Haase 4-6 6-1 6-1 ai quarti di finale di Rotterdam, ultimo tassello di una rincorsa all'eterno rivale Rafa Nadal.
Forse sarebbe più corretto chiamare il campione svizzero "Imperatore", sia per i successi ottenuti in tutto il mondo, su ogni campo e su qualsiasi superficie, che per i numeri da record che consacrano Federer nell’Olimpo del tennis e anche dello sport in generale.
Dotato di una tecnica (classe) sopraffina ed elegante anche nei comportamenti, l’elvetico ha vinto praticamente tutto nella sua lunga carriera. "The Swiss Maestro", abile soprattuto nel gioco di volo e nel servizio, ha conquistato sino a oggi ben 96 titoli internazionali. Fra questi spiccano le venti prove del Grande Slam, così suddivise: otto Wimbledon, la sua seconda casa; sei Australian Open; cinque Us Open; più un "solo" Roland Garros, sulla superficie a lui meno congeniale, ovvero la terra battuta.
Mai sazio, il campionissimo di Basilea ha vinto anche una Coppa Davis con la sua Svizzera (nel 2014). L’unico vuoto nel suo palmares è l’oro olimpico. Nei tornei a Cinque Cerchi, infatti, Federer ha centrato al massimo l’argento (nel 2012, sul verde di Londra). Una "pecca" compensata, però, con l’oro vinto in doppio, al fianco del connazionale Stan Wawrinka, nei Giochi del 2008 sui campi di Pechino.
Ora si appresta a diventare il numero uno del mondo più «vecchio« nella storia del tennis. Prima di lui come leader del ranking Atp meno giovane si ricordava lo statunitense Andre Agassi, primo nel 2003 a 33 anni. Intanto Federer deteneva già altri due record, sempre in tema classifica mondiale.
Lo svizzero, infatti, a oggi è il tennista che è stato più a lungo numero uno del mondo sia per totale di settimane, ovvero 302, che per settimane consecutive, ben 237, dal 2 febbraio del 2004 al 17 agosto del 2008.
Per il resto, è il giocatore che ha conquistato più titoli in prove dello Slam (finora venti), che ha giocato più finali nei quattro Major (trenta) e che ha vinto il maggior numero di partite nei quattro grandi tornei (ben 332).
È uno degli otto giocatori che ha completato nella storia il Career Grand Slam e soprattuto è l’unico che ha scritto il suo nome nell’albo d’oro di Wimbledon per otto volte (una in più rispetto a Pete Sampras e William Renshaw). Sia il primato di trionfi agli Australian Open che quello di vittorie negli Us Open li detiene, invece, in comproprietà. A Melbourne è a quota sei, al pari di Roy Emerson e Novak Djokovic; a Flushing Meadows ha primeggiato 5 volte, come Jimmy Connors e Pete Sampras.
Più che i suoi numeri, però, in tanti ricorderanno a lungo quelli che Clerici chiama i «gesti bianchi«, dei quali è l’ultimo testimonial, alternati a tocchi ultramoderni, come le stop volley e i colpi sotto le gambe. Applausi, tanti applausi, per l’Imperatore.