«A 12 anni il tumore alle ossa, adesso punto alle Paralimpiadi» 

Un perginese a Obiettivo Tricolore. Il 29enne con una protesi di titanio alla gamba sinistra ha dato il via ad una delle staffette paraciclistiche pensate da Zanardi per la ripartenza


LUCA FRANCHINI


LEVICO TERME. La fatica come cura, la bicicletta per tornare alla vita. È la storia di Michele Grieco, 29enne perginese che sabato mattina a Levico Terme ha dato il via a una delle tre staffette di Obiettivo Tricolore, l’iniziativa di Obiettivo3 che, dal 12 al 28 giugno, ha visto e vedrà protagonisti oltre cinquanta atleti paralimpici, tra i quali il campione Alex Zanardi. I partecipanti si passeranno il testimone percorrendo tutto lo Stivale, con partenza da Nord (tre differenti start, a Levico, sulle sponde del Lago Maggiore e nel Cuneese) e arrivo a Santa Maria di Leuca, nel Salento, chi in handbike, chi in bicicletta e chi con la carrozzina olimpica. Il trentino Michele Grieco ha avuto l’onore di dare il “la” alla pedalata tricolore, paraciclista di categoria C4 con una protesi femorale che ora sogna di partecipare alle Paralimpiadi. «È stato un onore dare il via alla staffetta – spiega Grieco - Sono partito da Levico, sono transitato dal Passo del Brocon e sono sceso a Fonzaso, dove ho passato il testimone a due miei compagni di squadra di Obiettivo3, Thomas Trentin e Alessandro Busana. Porteremo una bandiera fino a Firenze, dove le tre staffette si uniranno. Lì la bandiera diventerà tricolore e sventolerà fino a Santa Maria di Leuca».

Tornerà in sella per le due tappe finali.

«Pedalerò da Porto Cesareo fino all’arrivo, percorrendo circa 250 chilometri. Tutti i 50 atleti di Obiettivo3 sono già dovuti ripartire almeno una volta nella vita, chi dopo un incidente, chi dopo aver affrontato una malattia – racconta il paraciclista perginese - Volevamo dare un segnale di ripartenza dopo il difficile periodo vissuto a causa del coronavirus».

Con la sua esperienza, un segnale forte e una bella testimonianza li ha già dati.

«Nel 2002, all’età di 12 anni, mi è stato diagnosticato un osteosarcoma (un tumore osseo, ndr) al femore sinistro. Ho fatto dei cicli di chemioterapia, ma poi mi sono dovuto sottoporre a un intervento. Mi sono state asportate la parte inferiore del femore, la parte ossea del ginocchio e gran parte della muscolatura del quadricipite, sostituiti da una protesi in titanio».

Come ha vissuto quell’esperienza?

«Fino a pochi anni fa negativamente. Facevo solo le cose in cui ero sicuro che non si notasse che avevo una protesi. Mi faceva male la gamba. Feci un’ecografia e si notò che il muscolo si stava atrofizzando. Così mi sono iscritto in palestra. Poi ho visto un video di Zanardi, che aveva fatto un Ironman. Mi sono detto “posso farlo anch’io” e ho iniziato ad allenarmi».

La svolta è arrivata tre anni fa, giusto?

«Quando ho iniziato a fare sport, grazie a mia moglie. Mi chiese di partecipare a un incontro organizzato da Obiettivo3, un'iniziativa di Zanardi che mira a reclutare e avviare persone disabili all'attività sportiva, a Padova. Non ci volevo andare, ma alla fine accettai».

E cambiò idea.

«Quando sono entrato in contatto con quella realtà, ho capito che la mia protesi poteva diventare un’opportunità, un’occasione per tornare a vivere. Fui reclutato come atleta e da allora non ho più smesso di pedalare».

Che bicicletta usa?

«Una bici normale, con una pedivella accorciata perché una gamba è più corta dell’altra. Mi manca la muscolatura della gamba sinistra, che ha una prestazione inferiore, ma pedalo normalmente».

Ora lei e la sua bicicletta siete una cosa sola.

«Non riesco a stare senza. Pedalo circa 15 ore a settimana, faccio 1200 chilometri al mese».

Finalizzati anche alle gare?

«L’anno scorso ho fatto le gare del calendario nazionale di paraciclismo, poi granfondo come Laigueglia, Charly Gaul e Marcialonga Cycling. Con Obiettivo3 sono riuscito pure a partecipare a un Ironman, a Cervia: era il mio sogno quando ho iniziato a fare sport tre anni fa. Ho preso parte alla gara a squadre, assieme ad Alex Zanardi. Io ho fatto la frazione di ciclismo».

Quest’anno l’emergenza sanitaria ha imposto il blocco alle competizioni.

«Ma abbiamo questo “Giro d’Italia” a staffetta per lanciare un messaggio di speranza al Paese. In assenza di gare, ho pensato anche a un’altra iniziativa. Il 7 agosto monterò in sella e farò un giro del Trentino in 9 tappe. Disegnerò in bici la farfalla del Trentino».

Il grande sogno ora qual è?

«Entrare in ìNazionale e partecipare alle Paralimpiadi. Se non riuscirò a garantirmi un posto per le prossime, punterò all’edizione di Parigi».

L’altro grande obiettivo è quello di promuovere il paraciclismo.

«Voglio farlo conoscere il più possibile. È poco conosciuto e può cambiare le persone. Lo sport può cambiare la vita a un disabile, che si punti a un risultato o meno. Io sentivo dolore alla gamba e ora non ho più alcun fastidio. Ho ritrovato la libertà di muovermi e mi sono preso delle belle soddisfazioni».

I benefici sono anche a livello mentale?

«Spesso la disabilità genera un nervosismo generale durante la giornata, perché ti impedisce di fare certe cose. Lo sport rigenera anche questo aspetto mentale».

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