La versione dell’autorità antidoping: «Sinner sospeso due volte, ma ha fatto appello e ha potuto giocare»
Itia (International tennis Integrity Agency) «ha accettato la spiegazione del giocatore, dopo una lunga serie di interviste con lui e con il suo team». Ma Wada e agenzia italiana potrebbero appellarsi
ROMA. Jannik Sinner e' stato sottoposto per due volte a test antidoping che hanno rilevato la positività a un metabolita del Clostebol, a distanza di 8 giorni l'uno dall'altro; lo fa sapere l'Itia, l'International tennis integrity Agency, in una nota nella quale si conferma quanto annunciato dal tennista italiano, specificando alcuni particolari.
La decisione di un tribunale indipendente di giudicare innocente Sinner è stata presa il 15 agosto scorso, ed "è appellabile dalla Wada e dalla Nado", ovvero dall'agenzia antidoping mondiale e da quella italiana. Sinner ha «patteggiato» la perdita di montepremi e punti conquistati a Indian Wells
Nel comunicato diffuso dall'Itia, ai afferma che "un tribunale indipendente convocato da Sport Resolutions ha stabilito che Jannik Sinner non ha alcuna colpa o negligenza per due violazioni delle norme antidoping ai sensi del Tennis anti-doping programme (Tadp), essendo risultato positivo due volte alla sostanza proibita clostebol nel marzo 2024".
Sinner, si legge ancora, ha fornito un campione durante il Masters 1000 a Indian Wells, il 10 marzo scorso, che "conteneva la presenza di un metabolita del clostebol a bassi livelli. Un ulteriore campione, otto giorni dopo, è risultato positivo allo stesso metabolita, sempre a bassi livelli".
Il clostebol è un agente anabolizzante proibito dall'Agenzia mondiale antidoping (Wada) e ai sensi del Codice mondiale antidoping (Wadc), "quando un giocatore restituisce un risultato analitico avverso per una sostanza come il clostebol è automaticamente applicata una sospensione provvisoria. Pertanto, dopo ogni test positivo, è stata applicata una sospensione provvisoria, ma "in entrambe le occasioni, Sinner ha presentato ricorso con successo e ha potuto continuare a giocare".
Il giocatore ha spiegato "che la sostanza era entrata nel suo sistema per la contaminazione da parte di un membro del team, che aveva applicato sulla propria pelle uno spray da banco (disponibile in Italia) contenente clostebol per curare una piccola ferita. Lo spray è stato applicato tra il 5 e il 13 marzo, con conseguente contaminazione transdermica inconsapevole su Sinner, nei trattamenti e massaggi giornalieri cui veniva sottoposto dal componente del team".
Dopo aver consultato esperti scientifici, che hanno concluso che la spiegazione era credibile, l'Itia non si è opposta ai ricorsi del giocatore per revocare le sospensioni provvisorie e "ha avviato un'indagine, che ha incluso molteplici interviste con Sinner e il suo team di supporto, i quali hanno tutti collaborato pienamente al processo. Dopo tale indagine, e in linea con la consulenza scientifica indipendente, l'Itia ha accettato la spiegazione del giocatore in merito alla fonte del clostebol trovato nel suo campione e che la violazione non era intenzionale".
L'Itia ha deferito il caso a un tribunale indipendente per considerare i fatti specifici, esaminare eventuali decisioni antidoping comparabili e determinare quale, se presente, colpa del giocatore e quindi l'esito appropriato. Il 15 agosto è stata convocata un'udienza presso Sport Resolutions, da cui il tribunale indipendente ha determinato un accertamento di assenza di colpa o negligenza applicato al caso, con conseguente assenza di periodo di ineleggibilità.
"Tuttavia, in linea con Wadc e Tadp, sono stati squalificati i risultati di Sinner, il montepremi e i punti di classifica del Masters 1000 di Indian Wells, dove il giocatore è risultato positivo in gara. La decisione è soggetta a ricorso da parte della Wada e dell'Agenzia antidoping italiana (Nado Italia), mentre l'Itia non farà ricorso".
Il ceo di Itia, Karen Moorhouse, ha affermato: "Prendiamo estremamente sul serio qualsiasi test positivo e applicheremo sempre i rigorosi processi stabiliti dalla Wada. L'Itia ha condotto un'indagine approfondita sulle circostanze che hanno portato ai test positivi, con cui Jannik Sinner e i suoi rappresentanti hanno collaborato pienamente. A seguito di tale indagine, l'ITIA ha accettato la spiegazione del giocatore in merito alla fonte del clostebol e al fatto che la presenza della sostanza non era intenzionale. Ciò è stato accettato anche dal tribunale".