L'INTERVISTA gianni demadonna 

«È ingiustificato l’odio dei “social” contro Crippa» 

Parla il manager. L’organizzatore e agente di atleti trentino difende il primatista italiano dei 10 mila: «Allenarsi è il suo lavoro, ne ha diritto anche nel corso di questa pandemia. Ma il ritorno alle gare è lontano»


PAOLO TRENTINI


Trento. Le parole pesanti contro Crippa? Completamente ingiustificate. Il ritorno alle gare? Tra diversi mesi. Questo il pensiero dell’organizzatore del Trento Running Festival Gianni Demadonna. All’indomani dei numerosi rinvii, dalle Olimpiadi in giù, delle nuove direttive della Fidal e delle incredibili e poco edificanti frasi apparse sui social network come reazione alla notizia che gli atleti di rilevanza nazionale come il trentino primatista italiano dei 10 mila metri Yeman Crippa sono autorizzati ad allenarsi, il manager trentino fa una sua analisi a tutto tondo sul momento vissuto dall’atletica leggera. Un quadro non proprio roseo, quello tracciato da Demadonna, ma allo stesso tempo molto realistico sulle effettive condizioni dello sport e della società nei giorni del Coronavirus.

Nei giorni scorsi Yeman Crippa è stato, suo malgrado, nel mirino degli indignati del web, a causa dei suoi allenamenti. Che ne pensa?

Penso che sui social la gente si lasci andare a commenti e reazioni troppo impulsive. Ma non c’è da stupirsi, basta vedere la comunicazione fatta dal Comune di Cagliari proprio contro i runner con cartelloni giganteschi lungo le vie della città. Una cosa assurda. È vero che le regole non vanno interpretate ma vanno rispettate, ma Yeman corre da solo e mi chiedo chi può infettare un ragazzo che corre da solo a ritmo di 3 minuti al chilometro lungo le roste dell’Adige. In più lui lo fa per lavoro e ha tutto il diritto di lavorare. Poco fa arrivando in ufficio h visto un ragazzo che correva attorno al Duomo di Trento, probabilmente abitava nei dintorni ma non mi sono azzardato a fermarlo o a denunciarlo in rete. Mi chiedo se sia più pericoloso correre da soli oppure prendere un autobus o, come accade a Milano, salire su un vagone della metropolitana ugualmente affollato perché il sindaco ha ridotto corse e vagoni. Chiaro, è ugualmente sbagliato vedere i parchi di Milano o Roma pieni di gente perché anche chi non è mai uscito ha “pensato bene” di indossare tuta e scarpe da ginnastica. Purtroppo non tutti rispettano le regole e c’è gente ancora in giro in gruppo a spasso.

Poi c’è l'odio “social”.

Non lo capisco proprio l’odio per chi va a correre come Yeman. È del tutto ingiustificato. Ma non è stato l’unico. Nei giorni scorsi ha rischiato il linciaggio anche un ciclista agonista che come Crippa aveva tutto il diritto di pedalare. Lo sport è una parte della nostra vita e per molti lo sport è il lavoro della propria vita. Capisco la paura del contagio e la prospettiva di vedersi chiusi in casa ancora per diverse settimane. Come loro anche noi siamo fermi e anche molti sportivi, ma sfogare le proprie frustrazioni su chi può fare sport e su chi fa sacrifici come Crippa non è la soluzione.

Il Coronavirus sta sconvolgendo anche il mondo dell’atletica. Le Olimpiadi sono state rinviate così come gli Europei Under 18 di Rieti, le prime sei tappe della Diamond League idem. Come ricomincerà l’atletica?

Intanto bisogna capire quando ricomincerà. Bisognerà attendere che il virus venga debellato completamente. Purtroppo in molti hanno sottovalutato Covid-19 e un po’ alla volta ne stanno pagando le conseguenze. E lo sport si adegua. A livello di maratone, dopo quella di Tokio dell’8 marzo tutto è fermo. La maratona di Boston è stata rinviata al 16 settembre, quella di Londra al 4 ottobre, Parigi al 18 ottobre, New York e Chicago rimangono programmate per l’uno e l’11 novembre. Ma cosa succederà? Il calendario sarà intasatissimo, per fare un esempio, ma chi ci dice che per allora il virus sarà debellato anche negli States o in Gran Bretagna? In Africa il virus è già arrivato e in Kenya gli atleti non possono uscire dai confini. Lì quando finirà? E gli spettatori viaggeranno e andranno a partecipare agli eventi? Perché basta che ci siano poche persone ancora infette dal virus e questo riparte, motivo per cui suppongo che gli spettatori per lungo tempo non andranno a vedere gli eventi negli stadi e lungo le strade.

Nei giorni scorsi la Fidal ha provato a ridisegnare il suo calendario.

Ha provato a tracciare un programma di massima ipotizzando il rientro alla normalità nel mese di giugno, ma è un’ipotesi formulata sperando che vada tutto bene. Io ci spero tanto, ma ci sono diversi problemi. Non c’è solo il virus, di cui non abbiamo la certezza che svanirà con l'arrivo del caldo e in province come Bergamo, Milano e Parma ci vorrà diverso tempo prima di tornare a una sorta di normalità, c’è da rimettere in moto tutta una macchina organizzativa, gli atleti che devono tornare in forma e una serie di precauzioni per non far tornare il virus.

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