Rifugi Sat, si chiude la stagione: «Emergenza idrica nonostante piogge e neve»
Il presidente Ferrari: «Sempre più frequentemente passiamo dal non avere acqua all’averne troppa quando non serve. Serve un consumo responsabile». Inaugurata la mostra dedicata al tema
TRENTO. Un inizio stagione difficile, caratterizzato da pioggia e maltempo, non ha precluso la buona affluenza nei rifugi Sat, soprattutto ad alta quota. L’allungamento della stagione a settembre sta diventando sempre più interessante per alcune strutture, compatibilmente con gli accessi e le disponibilità idriche.
Quest’ultimo aspetto – l’approvvigionamento idrico – è quello che più preoccupa la vita dei rifugi, insieme alla loro riqualificazione. Questi sono solo alcuni dei punti emersi nel bilancio di fine stagione presentato da Sat questa mattina, 23 ottobre.
Cosi Cristian Ferrari, presidente di Sat: “Abbiamo avuto un piccolo calo di frequentazione su tutti i rifugi a causa della pioggia nella fase iniziale della stagione, quindi a giugno e luglio, mentre poi con agosto e settembre i pernottamenti registrati sono aumentati soprattutto nei rifugi in alta quota. Complessivamente possiamo dire che la frequentazione delle nostre case alte non solo ha recuperato nei numeri rispetto alla stagione pre covid, ma sono aumentati i soci tesserati Cai e Sat. In lieve flessione i non soci, un dato che però va letto tenendo conto dell’aumento dei tesserati che frequentano le strutture”.
Sul fronte delle criticità in primo piano resta la frequentazione della montagna. “Soprattutto a inizio anno – ha proseguito Ferrari – abbiamo posto attenzione agli accessi ai rifugi più alti con sentieri innevati e ghiacciati. Resta un tema la prudenza in montagna, la conoscenza di capacità e limiti, l’utilizzo di abbigliamento e attrezzature adatte”.
Non da ultimo la crisi idrica che coinvolge i rifugi. “Nonostante la grande presenza di neve di inizio stagione e la pioggia che c’è stata praticamente tutta la parte iniziale dell’estate - ha spiegato Ferrari – i rifugi continuano ad avere problemi idrici. Le sorgenti di approvvigionamento spesso non sono sufficienti all’aumentato fabbisogno. Sempre più frequentemente passiamo dal non avere acqua all’averne troppa quando non serve. Gli sforzi che la Sat sta compiendo si muovono sempre più nella direzione del consapevole risparmio d’acqua. Andando a monte del problema della ricerca di fonti alternative si sono installati anche sistemi di recupero delle acque grigie e delle piovane, da riutilizzare negli scarichi dei servizi igienici, è stato adottato il rubinetto “a risparmio d’acqua” e la limitazione sull’impiego delle docce, e sono stati previsti i cosiddetti “servizi a secco” nei rifugi più densamente frequentati”.
La mostra
Tema, questo dell’emergenza idrica nei rifugi, affrontato anche dalla mostra realizzata dalla Biblioteca della Montagna-Sat, con il sostegno della Fondazione Dolomiti Unesco “Le nostre assetate case sui Monti. I rifugi della Sat in area dolomitica, storia e attualità dell’approvvigionamento idrico”.
“La mostra dedicata all'approvvigionamento idrico nei rifugi dolomitici – ha evidenziato l’assessora all’ambiente del Comune di Trento Giulia Casonato - ci permette di comprendere la storia di questa sfida e la sua rilevanza attuale. La scarsità d’acqua in montagna non è più un evento eccezionale e di fronte a questa realtà, non ci si può più limitare a soluzioni temporanee. Auspico che questa mostra e le riflessioni di oggi rappresentino un passo importante verso soluzioni concrete e innovative”.
Ad entrare nei dettagli i curatori Andrea Petizzi e Riccardo Decarli: “I pannelli, realizzati dalla Biblioteca della Montagna-Sat, con il sostegno della Fondazione Dolomiti Unesco, indagano la storia di alcuni rifugi di proprietà della Società degli Alpinisti Tridentini attraverso un lungo lasso temporale, dal 1881 ad oggi, con particolare attenzione all'evoluzione del loro approvvigionamento idrico che, nel corso di quasi un secolo e mezzo, è radicalmente cambiato. Aumentando il numero di frequentatori di strutture alpine in alta quota è contestualmente diminuita la portata delle sorgenti che per decenni ne avevano garantito la sopravvivenza, oggi minacciata dal drastico mutamento climatico. Oggi i fabbisogni medi di ogni struttura vanno dai 2-3000 ai 13000-15000 litri giornalieri di acqua. Un approvvigionamento sempre più difficile da coprire”.
La mostra si compone di un tessuto narrativo formato da 12 pannelli esplicativi ricchi di informazioni e fotografie. Ideata da Riccardo Decarli e Claudio Ambrosi, ha visto la collaborazione di Livio Noldin, Andrea Petizzi, Alessandro Ceredi, Dario Ribaudo. “Abbiamo voluto prendere in esame 10 rifugi – ha spiegato Andrea Petizzi - il Rifugio Tosa-Pedrotti (Dolomiti di Brenta); l’ Antermóia (Catinaccio); il Rifugio Dodici Apostoli “F.lli Garbari”(Dolomiti di Brenta); il “Quintino Sella” e Rifugio “Francis Fox Tuckett” (Dolomiti di Brenta); il “Giorgio Graffer” al Grostè (Dolomiti di Brenta); il Rifugio Rosetta “Giovanni Pedrotti” (Pale di San Martino); il Rifugio Boè (Gruppo di Sella); il Ciampedie (Catinaccio); il Rifugio Roda di Vaèl (Catinaccio). Quello che in generale emerge è la costante difficoltà tecnica nel reperire l’acqua all’esterno e condurla al rifugio. Tra le curiosità, in alcuni rifugi, possiamo rilevare la possibilità di rifornire con acqua potabile le borracce degli escursionisti, evitando così un sovra utilizzo di bottiglie in plastica o vetro.
La mostra è visitabile fino al 6 gennaio 2025 alla Casa della Sat in via Manci 57 a Trento, con i seguenti orari: lunedì-giovedì 9-13 / 14.30-18, venerdì 9-13. C.L.