Scuola al 100%, i genitori trentini contro la Provincia: «Siamo delusi»
Dura presa di posizione del Comitato scuola in presenza in Trentino: «Ci avete fatto credere che le limitazioni a una scuola aperta al 100 per cento provenissero dal governo, invece abbiamo potuto constatare la contraddizione». I genitori avevano ringraziato pubblicamente Bisesti
TRENTO. «Come genitori ma soprattutto come cittadini trentini siamo estremamente delusi: abbiamo agito con la convinzione che la Giunta avesse fatto tutto quanto in suo potere per tenere aperte le scuole; ci avete fatto credere che le limitazioni ad una scuola aperta al 100% provenissero dal Governo centrale. Ed invece abbiamo potuto constatare la contraddizione, quando, in seguito alla presentazione al 20 aprile della mozione del consigliere Filippo Degasperi e collaboratori, abbiamo letto i nomi di coloro che si sono dichiarati apertamente contrari al punto 1 di detta mozione - riproporre l'impianto organizzativo ed organico, nonché la composizione dei gruppi classe dello scorso anno scolastico. Le persone che ci avevano assicurato di comprendere appieno il problema della scuola e di essere in linea con il nostro pensiero, sono anche le stesse che non consentiranno il rientro a scuola in presenza al 100% per tutte le classi superiori». Lo scrive in una nota il Comitato scuola in presenza per la Provincia autonoma di Trento, lo stesso che aveva preso parte alla manifestazione a Roma contro la dad e che nei giorni scorsi si era espresso pubblicamente con un ringraziamento rivolto all’assessore provinciale all’istruzione Bisesti.
«Se a settembre non dovesse andare meglio, se i contagi ricominciassero a salire ad ottobre 2021 e se arrivasse una nuova variante, ci domandiamo: quale sarebbe la soluzione della Giunta? Quale sarebbe il piano B?», si domandano i membri del Comitato. Perché - sostengono - «in Trentino, dove ci si vanta sempre di essere i migliori, dove ci sono gli spazi e dove la bassa densità di popolazione permetterebbe di organizzarsi molto meglio di così, non si riesce a superare questo scoglio? Non si è davvero capaci di organizzare i trasporti e gli altri punti critici meglio di così?? Non si riesce davvero a pensare a qualcosa di definitivo che sbaragli la didattica a distanza e che la faccia diventare, come deve essere da qua in avanti, un ausilio per i pochi che ne hanno davvero bisogno e non come uno strumento da proporre ad una altissima percentuale di studenti?».
«Non capiamo – concludono – quale sia un sistema che si aspetti che i nostri figli si adattino ad una situazione di questo tipo. Quanto ancora dovremmo sopportare e a cosa ancora ci dovremmo abituare? Dopo il via libera da Roma, cosa aspetta ancora la Giunta? Pensa che tutto sia terminato con la riapertura delle scuole quei pochi giorni prima di Pasqua? Pensavate davvero che quel piccolo pezzettino di pane avrebbe sedato la nostra fame di scuola aperta? Fateci vedere concretamente che vi interessa davvero qualcosa del nostro futuro, come genitori, come cittadini, come lavoratori trentini».