Montagna

Troppi sconsiderati in montagna: «È ora di trovare una soluzione» 

L’attività degli elicotteri. Nel 2021 i numeri delle persone soccorse sono tornati a quelli precedenti alla pandemia. Lo scorso anno la spesa è stata di circa 14 milioni di euro: i milioni a carico del contribuente sono poco meno di 8



BOLZANO. Qualche giorno fa, di notte, due turisti germanici impegnati in un’escursione sulla montagna che sovrasta Limone sul Garda, pochi chilometri a sud del confine con il Trentino, hanno chiamato il numero unico d’emergenza 112 e chiesto aiuto. Sotto la pioggia e al buio, una ventina di soccorritori ha setacciato boschi e sentieri, senza trovare alcuna traccia dei due, che non erano nemmeno raggiungibili al telefono. Alcune ore dopo è stato possibile verificare che la coppia era rientrata in albergo, ma senza comunicarlo.

Altra storia, quella dei due spagnoli soccorsi tre anni fa sulle Cime di Lavaredo: per due volte avevano rifiutato l’intervento del soccorso alpino dopo essersi trovati in difficoltà lungo la via Cassin, sul versante bellunese. Quando l’elicottero del soccorso aveva offerto loro aiuto per la terza volta, non avevano più esitato e si erano spostati in un punto più agevole per essere trasportati col verricello. Per quel salvataggio, reso lungo e complesso dalla loro incosciente ostinazione, i due avrebbero dovuto pagare 9 mila euro. Ma a tre anni di distanza non hanno ancora versato un solo euro.

Due episodi eloquenti, che raccontano l’atteggiamento irresponsabile con cui molte, troppe persone prima affrontano la montagna e poi chiedono aiuto. Infischiandosene dei costi e dei pericoli a cui spesso va incontro chi sale in quota. Il lavoro è tanto e sono i numeri a raccontare quanto alto sia l’impegno di un vero e proprio esercito di soccorritori, pronti a intervenire in pochi minuti in ogni angolo della Provincia. E anche fuori.

Nel 2021, l’elisoccorso Alto Adige e cioè i Pelikan 1, 2 e 3 e l’Aiut Alpin Dolomites hanno registrato un totale di 3.353 interventi, i pazienti soccorsi sono stati 3.217 con una media di 9 interventi al giorno, completando un totale di 130.711 minuti di volo e raggiungendo quasi gli stessi numeri d’intervento di prima della pandemia.

L’associazione “HELI elisoccorso Alto Adige” è riuscita a contenere i costi del servizio: nel 2021 sono stati spesi circa 14 milioni di euro, di cui poco meno di 8 milioni di euro sono a carico del contribuente, grazie alla fatturazione a stranieri e non residenti in Provincia e grazie alla quota del ticket degli altoatesini. I numeri sono in costante crescita ed è probabile che quelli di questa estate, siano ancora più alti di quelli dello scorso anno. E aumenta anche il numero di chi, salito in quota senza preparazione, con un’attrezzatura inadeguata e senza aver pianificato nulla, poi chiede aiuto.

«Credo sia giunto il momento di trovare soluzioni e fissare dei paletti – commenta Giorgio Gajer, presidente del Soccorso Alpini Alto Adige – perché, se è pur vero che è nostro obbligo adoperarci per salvare chi è in difficoltà, è anche vero che i nostri 700 soccorritori alpini divisi in 21 stazioni sono tutti volontari e ogni volta mettono a repentaglio la loro incolumità. A questo vanno aggiunti i costi dell’elicottero. Chi frequenta la montagna sa che non esiste il rischio zero, ma credo che un minimo di responsabilità sia necessario».

I soci del Cai possono contare su un’assicurazione, in caso d’infortunio, ma la stragrande maggioranza di chi sale in montagna, così come è priva delle scarpe adatte, è priva di qualsiasi copertura assicurativa. Per questo, si fa sempre più strada l’idea di rendere obbligatoria un’assicurazione per escursionisti e alpinisti. Come? I metodi sono ancora allo studio.













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