Lago di Garda

La conservazione del Carpione oggetto di un'interrogazione della Regione Lombardia

Secondo la consigliera regionale lombarda Paola Collini una delle cause del rischio di estinzione può essere il sovrasfruttamento degli stock avvenuto dagli anni cinquanta in poi e una regressione degli habitat idonei alla sua riproduzione e chiede alla regione risposte chiare


Daniele Peretti


Lago di Garda. “Conservazione del carpione del lago di Garda” è l’oggetto di un’interrogazione presentata dalla consigliera regionale lombarda Paola Collini che indica come una delle cause del rischio di estinzione possa essere “Il sovrasfruttamento degli stock avvenuto dagli anni cinquanta in poi, unitamente ad una regressione degli habitat idonei alla sua riproduzione. Infatti la pesca avveniva proprio nel periodo riproduttivo della specie quando gli esemplari si radunavano nelle zone di deposizione delle uova e sistematicamente venivano pescati con l’utilizzo delle reti. Nelle annate ottimali si poteva arrivare alla cattura di quasi 200 quintali di carpione e non era raro che parte di questo pescato venisse smaltito perché eccessivo rispetto alla richiesta del mercato che era e rimane prettamente
locale”. Da anni la pesca è vietata con le tre regioni gardesane impegnate nel trovare una linea comune per il ripopolamento.

“La strategia principale adottata è stata quella del cosiddetto restocking con novellame prodotto in allevamento da riproduttori selvatici, cercando poi di produrre una linea domestica per aumentare la produzione di pesce per le successive immissioni. Questa soluzione ha però mostrato diverse difficoltà e criticità in quanto il carpione è un pesce che vive e si riproduce a profondità comprese tra i 120 e i 200 metri e le tecniche di troticoltura classica prevedono condizioni radicalmente differenti rispetto al loro habitat naturale. Inoltre non va sottovalutato il fatto che le conoscenze scientifiche della specie sono totalmente insufficienti per poter affermare di avere una piena conoscenza dei cicli riproduttivi ed alimentari, sugli accrescimenti e sulla competizione con altre specie. La conseguenza è stata che negli impianti di allevamento si è proceduto a selezionare quei riproduttori in grado di sopportare le diverse condizioni ambientali e quindi arrivando a produrre una variante domestica del carpione. La successiva immissione di questa variante nel lago potrebbe aver creato una ibridazione con il Carpione naturale generando di fatto una nuova specie e andando a compromettere ulteriormente la conservazione della specie originaria e della sua integrità genetica”.

A questo punto Collini affonda il colpo: “ All’interrogante risulta che Regione Lombardia, a vario titolo, direttamente e indirettamente, abbia tentato di accedere al programma Life dell’Unione Europea al programma Life dell’Unione Europea per finanziare un progetto di ripopolamento del Carpione, per ben quattro volte tra il 2019 ed il 2023 non riuscendoci mai. Alla base di tutte e quattro le candidature sussiste la medesima finalità ovvero la riproduzione e l’allevamento in cattività di avannotti di Carpione per poter essere reimmessi in lago”.

Con queste premesse interroga il Presidente della Giunta regionale e gli assessori competenti per sapere “ Se alla luce di quanto premesso si concorda sul fatto che l’unica strategia volta alla vera conservazione del Carpione sia quella che prevede la reimmissione in profondità di uova embrionate prodotte in cattività da riproduttori con adeguate caratteristiche di rusticità ed integrità genetica, monitorati con metodo scientifico”.

La richiesta prevede anche di sapere i costi annui sostenuti da Regione Lombardia per il mantenimento delle attività di riproduzione e allevamento del Carpione presso gli impianti commerciali e pubblici specificando per ciascuno l’importo erogato ed eventuale debito e  l’entità degli esemplari di proprietà di Regione Lombardia detenuti presso tali impianti.

Per quanto riguarda i costi, l’interrogazione vuole risposte anche su quelli sostenuti da Regione Lombardia e dagli altri enti pubblici (Provincia, Comuni, Comunità del Garda ) per la redazione di progetti anche finalizzati alla partecipazione del programma europeo Life e una rendicontazione sull’attività svolta dalla società Graia srl e i costi annualmente sostenuti da Regione Lombardia per il suo funzionamento. Collini chiede infine se non si ritenga necessario procedere con altri soggetti a cui affidare l’incarico per lo studio e la conservazione del Carpione del lago di Garda.













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