femminicidio

Turetta: «Giulia voleva vivere senza di me, l'ho uccisa»

Il verbale d’interrogatorio del giovane accusato di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Tra venti giorni la prima udienza davanti al gup



VENEZIA. Giulia "voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo. Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei. Che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me". Poi la lite, la colluttazione, uno, due, dodici, tredici colpi: "Era rivolta all'insù verso di me. L'ultima coltellata che le ho dato era sull'occhio. Era come se non ci fosse più. L'ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti". Una descrizione fredda e tragica, quella che emerge dalla trascrizione del verbale di interrogatorio di Filippo Turetta, il giovane di Torreglia (Padova) accusato della morte di Giulia Cecchettin, la sua ex fidanzata.

Il testo è uscito oggi, a una ventina di giorni dalla celebrazione della prima udienza davanti al Gup di Venezia, dove Turetta dovrà rispondere di omicidio premeditato con l'aggravante della crudeltà, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Nella confessione resa al sostituto procuratore Andrea Petroni il primo dicembre scorso, nel carcere di Verona, Turetta ripercorre il suo legame con Giulia, dal gennaio 2022 alla rottura nel 2023 e la serata trascorsa al centro commerciale. "La Nave De Vero" di Marghera, per fare shopping e cenare, fino alle 23.00. Al rientro, l'aggressione in due parti, prima in un parcheggio a Vigonovo, dove Giulia rifiuta i regali che lui vuole farle - due pupazzi a forma di scimmia, una lampada, un libretto per bambini. "Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei". Alle sue minacce di suicidio era uscita dall'auto: "Sei matto, vaff..., lasciami in pace".

A questo punto lo scoppio di rabbia di Turetta, che con un coltello la colpisce a un braccio e rompe la lama - verrà trovata durante le ricerche - poi la fa cadere a terra. "L'ho caricata sul sedile posteriore - prosegue il racconto -, lei ha iniziato a dirmi 'cosa stai facendo? Sei pazzo, lasciami andare'". La seconda sosta, il tentativo di chiuderle la bocca con lo scotch, lui prende un altro coltello e colpisce, stavolta a morte: l'autopsia dirà che i fendenti su Giulia sono stati 75, ben di più di quelli confessati. Poi Filippo Turetta carica il corpo nella Punto nera e inizia la fuga, proseguita con l'abbandono del cadavere in Friuli e poi fino in Germania, dove viene preso il 19 novembre.

Dalle parole di Turetta sembra trapelare qualche tentativo di alleggerire la premeditazione: lo scotch acquistato "per attaccare il papiro di laurea", due coltelli in macchina "perché avevo avuto istinti suicidi", il cambio dei vestiti insanguinati "perché ne ho sempre uno con me". Racconta che a Barcis, prima di abbandonare il corpo di Giulia "mi sono fermato in un punto in cui non c'erano case, e sono rimasto un po' lì. Ho provato anche con un sacchetto a soffocarmi", senza riuscirci. Anche in Germania Turetta avrebbe voluto suicidarsi con un coltello, stordendosi con sigarette e sambuca per frenare le inibizioni. "Cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi - ha infine raccontato - ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ho avuto l'effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più, e ad essere arrestato". Le dichiarazioni, così come tutti gli altri elementi e consulenze, fanno parte del fascicolo processuale e sono note alle parti, dopo che un mese fa la Procura di Venezia ha chiuso le indagini preliminari e chiesto il rinvio a giudizio, in vista dell'udienza preliminare fissata per il 15 e 18 luglio prossimi. 













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