la tragedia

Strage del Mottarone: Tadini agli arresti domiciliari, liberi gli altri due

Il caposervizio della funivia conferma le sue ammissioni interrogato dal gip. Oggi giornata di lutto in tutto il Piemonte: il decreto firmato dal presidente della Regione, Alberto Cirio, invita la popolazione ad osservare un minuto di silenzio



VERBANIA. Nel carcere di Verbania si sono svolti gli interrogatori dei tre fermati mercoledì scorso per l'incidente della funivia del Mottarone che ha causato domenica scorsa 14 morti, tra cui due bimbi, e un ferito grave, il piccolo Eitan di 5 anni ancora ricoverato.

Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, interrogato per circa tre ore dal gip Donatella Banci Buonamici, ha ammesso di aver messo il ceppo blocca freno, e di averlo fatto altre volte. Difeso dall'avvocato Marcello Perillo, l'uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall'impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune. «Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse», ha detto ancora Tadini, secondo quanto riferito dal suo difensore.

E va ai domiciliari Gabriele Tadini, e tornano liberi Luigi Nerini, il gestore dell'impianto, e Enrico Perocchio, direttore di esercizio: è quanto ha deciso il gip di Verbania.

«Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini", ha detto al gip Enrico Perocchio, secondo quanto riferito dal suo legale, avvocato Andrea Da Prato. Poi lasciando il carcere: «Sono contento di tornare dalla mia famiglia, ma sono disperato per le quattordici vittime». «L'errore è stato mettere i forchettoni per ovviare ad un problema che si sarebbe risolto - ha aggiunto -. Se avessi saputo che erano stati messi non avrei avvallato la scelta, in carcere stavo male per le persone mancate e per la mia famiglia».

Dalle dichiarazioni dei dipendenti della funivia del Mottarone, tutte riportate nell'atto, «appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti del Tadini», il caposervizio dell'impianto, perché «tutti concordemente hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua, mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio», ha scritto il gip di Verbania nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Tadini e ha rimesso in libertà gli altri due fermati, spiegando che quelle dichiarazioni "smentiscono" la "chiamata in correità" fatta da Tadini.

Giornata di lutto in tutto il Piemonte, domenica 30 maggio, per le vittime della funivia del Mottarone. Il decreto firmato dal presidente della Regione, Alberto Cirio, invita la popolazione ad osservare un minuto di silenzio alle ore 12 e gli enti pubblici piemontesi a unirsi nella manifestazione del cordoglio a una settimana dall'incidente. 













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